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IL RAPPORTO ALLENATORE-GIOCATORE

RIFLESSIONI DI CULTURA SPORTIVA – di VANNI PELUSO CASSESE

Oggi vi sottopongo qualche considerazione su uno degli aspetti della vasta tematica che afferisce alle probabilità di successo di un allenatore in carriera. Il buon rapporto che si riesce ad instaurare tra allenatore e giocatore risulta, infatti, fondamentale nella faticosa ricerca di assicurare il miglior rendimento ad una squadra. Le difficoltà nelle relazioni ALLENATORE-GIOCATORE e conseguentemente ALLENATORE-SQUADRA vengono dal fatto che ogni giocatore deve trattare con un solo allenatore, il coach, invece, deve trattare con molti atleti contemporaneamente ed ognuno di essi è una persona diversa. Questa realtà pone al coach tanti problemi quanti sono i giocatori che compongono la squadra. Ogni giocatore, infatti, guarda i suoi interessi. Mentre al coach spetta il compito di guardare gli interessi di tutti ed in particolare quelli del gruppo. Come se non bastasse c’è poi il problema di trattare tutti con la stessa giustizia. In Italia, poi, le difficoltà sono ingigantite dal dover fronteggiare una realtà quantomeno atipica, quella di doversi rapportare con un gruppo molto eterogeneo relativamente all’età dei suoi componenti. Infatti, in particolar modo nei campionati non professionistici, non è raro che nello stesso team convivano soggetti giovanissimi, 15-16 anni, e giocatori over, a volte anche con più di 40 anni. Tale circostanza presenta problematiche relazionali che richiedono grande savoirfaire da parte del coach, attese le enormi differenze di vissuto esistenti tra giocatori con età così diverse. Mentre in quasi tutti gli altri paesi del mondo una consistente omogeneità dell’età dei componenti la squadra allevia e di molto il già difficile compito di amministrare il gruppo. Il rapporto allenatore-atleta è uno dei temi maggiormente trattati dalla psicologia dello sport. Esso, infatti, influenza spesso ed in misura rilevante il rendimento sportivo dell’atleta. Da parte dell’allenatore saper individuare e, quindi, sapientemente influenzare gli specifici atteggiamenti psichici o le radicate espressioni caratteriali o anche le turbolente problematiche esistenziali dei propri atleti, vuol dire riuscire a metterli nella condizione di esprimere le migliori prestazioni possibili. L’amministrazione del rapporto allenatore-giocatore presuppone, però, da parte del primo, avere un vissuto tale da consentirgli di poter intervenire in maniera positiva, instaurando un rapporto costruttivo e non già mostrandosi lui il vero problema in detto rapporto. In altre parole l’allenatore con accentuate problematiche esistenziali non potrà certo essere lui di aiuto all’atleta. Per svolgere l’attività di coach bisogna che siano state risolte le tematiche interiori, e sia stato regolato il vissuto turbolento. Talché ci si possa porre come sicura guida per i propri giocatori.

 

 

 

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