IL TEATRO DI STRADA RIEVOCA I MARTIRI SANSEVERESI

di MICHELE MONACO
Cinquecento persone (adulti e minori) hanno partecipato da giugno ad ottobre ad una serie di visite guidate serali nel centro storico di San Severo per conoscere le drammatiche vicende degli eroi sanseveresi dell’Unità d’Italia. Tra questi spicca la figura del sacerdote don PAOLO VENUSI, la cui vecchia abitazione settecentesca é situata a pochi metri dall’attuale “Bar Biri”. Chi guida le visite nel centro storico – per prima cosa – fa sostare i visitatori in Piazza della Repubblica e appare dal buio di una stradina l’attore-regista FRANCESCO GRAVINO che indossa i panni di un prete del ‘700, il quale si presenta con sobrietà e classe: <<Sono un prete, mi chiamo PAOLO VENUSI, sono nato a San Severo nel 1787 e sono morto nelle carceri di Lucera nel 1824. – “Un sacerdote che muore in un carcere e poi a soli 37 anni, ma come è potuto accadere”?- Già, come è potuto accadere…, lo si chieda alla polizia borbonica che si è accanita contro di me sino al punto da lasciarmi morire di stenti e di sofferenze dopo una lunga e malcurata tubercolosi contratta dopo anni di confino a Deliceto. Ho pagato a questo modo l’idea di voler lottare per ottenere una Costituzione che garantisse i diritti dei cittadini e limitasse il potere assoluto dei sovrani>>. Il concittadino don PAOLO VENUSI ha fondato e organizzato, in tutta la Provincia di Foggia, la setta segreta della Carboneria. Pare che il numero degli adepti fosse di circa quattromila anche se non è possibile dare un dato preciso degli adepti poiché la struttura organizzativa si reggeva su uno schema ad “ISOLA”. San Severo fu la più organizzata sede delle società carbonare, nelle sue fila aderirono altri sacerdoti, impiegati, piccoli e medi proprietari terrieri, commercianti, studiosi. Vorrei citare alcuni concittadini patrioti come VINCENZO CAVALLI, il sacerdote ANTONIO FANTETTI, il frate VINCENZO RICCI, CARMINE RIPOLI, i congiunti ROCCO, MICHELANGELO, RAFFAELE E GIUSEPPE DEL SORDO, CARLO TONDI, VINCENZO FARALLA, GENNARO LUFINO, GIOVANNI SCHIAVONE, GIOVANNI DE AMBROSIO E COLOMBA GALIANI. Per il gran numero di adepti San Severo divenne una sede strategica, tanto che GUGLIELMO PEPE pensò di fare della nostra città il punto di partenza dei moti del 1820. Poi tutto finì con una repressione feroce ma il coraggio e, soprattutto, il desiderio di libertà e giustizia furono le cifre dei nostri concittadini. Il Risorgimento Italiano è passato anche da San Severo. Con la perfomance ben documentata da parte dell’attore-prete, la “microstoria” locale ha pari dignità con la storia nazionale. Se tanti giovani la studiassero San Severo non sembrerebbe poi un luogo da cui scappare. Di altre visite guidate e di altri MARTIRI DEL RISORGIMENTO SANSEVERESE ve ne parleremo prossimamente insieme ai protagonisti del TEATRO-CANTINA FOYER ’97.