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Immigrazione e PNRR : Responsabilità della POLITICA e consenso sociale.

Come nelle favole dove agiscono ‘buoni e cattivi’, personaggi disinteressati e figure losche, nonostante ritardi e processi che andavano meglio articolati, ecco la lieta novella: oggi, giorno 10 gennaio, l’Amministrazione Comunale di San Severo ha presentato alle Autorità competenti un piano di utilizzo dei 28 milioni di euro per il superamento degli insediamenti abusivi e contrasto al caporalato. I ghetti con le loro condizioni di vita disumane, gettano ombre pesanti sulla intera Provincia di Foggia e di riflesso sulla qualità delle eccellenze agricole che pure ci caratterizzano.
Certo molte cose andavano fatte con un maggiore coinvolgimento, ma è bene precisare che nelle ultime settimane sono stati interessati associazioni, sindacati, competenze settoriali e tutti quei cittadini sinceramente interessati al tema.
In proposito bisogna essere chiari:
• C’è chi ha partecipato proponendo soluzioni, integrando aspetti ed evidenziano il valore che la progettualità specifica ha per l’assetto complessivo del nostro territorio (infrastrutture, servizi, ritorni economici per il tessuto commerciale e produttivo, ecc.) con talune sinergie impreviste. L’infrastrutturazione dei cammini storici (via Francigena, Tratturi e bracci tratturali) va letta e integrata nel piano della localizzazione abitativa prevista nel PNRR per la banale osservazione che la mobilità è il secondo elemento portante di ogni insediamento stanziale.
• Viceversa altri si sono limitati solo a denigrare strumentalmente, sollevare dubbi e attaccare qualunque proposta anche con argomentazioni camuffate che nascondono malamente sentimenti intolleranti per i migranti. Tale posizione nei fatti continua a giustificare la ghettizzazione di migliaia di lavoratori agricoli che sono lasciati nelle mani del caporalato e della malavita locale. Questa pare essere la linea delle opposizioni e di tanti ‘leoni da tastiera’ che imbrattano facebook: ‘i neri vanno bene solo quando devono raccogliere uva, olive e pomodori, per il resto stiano nei loro ghetti’.
Indubbiamente i lavori dell’Adunanza Pubblica con il prof. De Filippis del Politecnico di Bari del 9 gennaio hanno evidenziato che siamo solo alle battute iniziali e che il vero processo di elaborazione dovrà essere condotto nei mesi a venire dal momento che il Piano presentato al Prefetto ha i caratteri di flessibilità e di apertura a tutte quelle integrazioni che i soggetti coinvolti avranno piena titolarità di avanzare e proporre, grazie al senso di responsabilità che dovrebbe caratterizzare la Comunità Locale nel suo insieme.
Ne consegue che bisogna attivare momenti operativi per arricchire la proposta iniziale di concretezza e di evidenze che il PD in ogni momento non ha mancato di suggerire a sostegno delle prime ipotesi di lavoro elaborate dall’Assessore Venditti. Ora più che mai vanno messe in conto quelle giuste sinergie, in primis interne alle forze di maggioranza, ma senza escludere le forze responsabili della minoranza che capiscono l’importanza del tema e intendono contribuire responsabilmente. Bisogna arrivare ad ipotesi di intervento condivise da offrire a tutte le forze sociali (associazioni, sindacati, imprenditori interessati, volontariato sociale, ecc.) per supportarle con un consenso diffuso, unico requisito per attivare un cambiamento culturale che la città attende da oltre venti anni in riferimento al fenomeno della immigrazione.
La nostra comunità vive pesanti fenomeni di spopolamento (non meno grave è il calo demografico) e un mancato riconoscimento sui mercati delle eccellenze enogastronomiche che pure lo caratterizzano. La cattiva gestione dei flussi migratori e i fenomeni delinquenziali che l’accompagnano sono fortemente responsabili delle visioni negative sul territorio e sui cittadini che lo abitano; è ferma valutazione del PD che oggi la buona politica deve occuparsi in termini integrati dei tanti fenomeni che ci condizionano. La possibilità di investire 28 milioni di euro, unitamente ad altri fondi di derivazione europea, costiuituiscono la premessa, se ben sfruttata, di operare interventi strutturali che a cascata potrebbero elevare il sistema produttivo locale e facilitare i processi di crescita sostenibile che oggi sono i requisiti basilari per affrontare le competizione sul mercato globale.
Oso immaginare ora lo sguardo severo dei nostri padri e dei nostri nonni segnato dal lavoro e dal dolore della immigrazione di inizio 900 e degli anni del boom economico: avere oggi una tale smemoratezza davvero pare una forma di ingratitudine in considerazione di un fenomeno che ha segnato per decenni la nostra terra. Basta andare in soffitta e sfogliare un vecchio album di fotografie per avvertire la vergogna per quanti hanno la spudoratezza di ignorare un fenomeno umano di una tale pesantezza e sofferenza e scelgono la polemica gratuita e le posizioni strumentali che nulla hanno da dirci e da darci.
Consigliere comunale Capogruppo PD, Prof. Michele de Lilla

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