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IMPARARE AD AMARE SAN SEVERO

di NAZARIO TRICARICO, GIÀ CONSIGLIERE COMUNALE
E COORDINATORE PROVINCIALE DI “ITALIA UNICA”

Questa volta credo sia necessario partire da me e da quello che ha significato essere un figlio di questa città. Chiedo venia al Lettore per questo noioso riferimento “autobiografico” ma è quasi obbligatorio per dare il giusto senso al messaggio finale che voglio lanciare in questa INCHIESTA della GAZZETTA DI SAN SEVERO.
Ammetto di essere cresciuto con un costante SENSO DI DISGUSTO verso San Severo e la sua gente. Ho vissuto tantissimi anni nello stato psicologico e interiore del Cavaliere del film il ‘Settimo Sigillo’, ANTONIUS BLOCK. Come nella scena della confessione con la morte, sentivo “il mio cuore vuoto…”, vuoto come uno specchio che ero costretto a fissare, vedendoci riflessi soltanto DISGUSTO e PAURA; indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei “irriconoscibili simili”, con immagini d’incubo, nate dai miei sogni e dalle mie fantasie.
Nonostante questo, mi sono sempre lasciato coinvolgere quasi naturalmente dagli eventi, in particolare quelli politici che hanno perfino condizionato in modo tragico la mia giovinezza, i miei affetti, i miei sogni. Fino ad un anno e mezzo fa non comprendevo il perché di tutto questo, il perché nonostante questa città sia stata il mio più grande limite e mi abbia sempre costretto ad essere il catalizzatore di me stesso, ho sempre continuato a percepire una responsabilità profonda verso di essa e verso la mia gente. Un’APPARTENENZA FORTE al suo destino.
Ad un certo punto, come accade ai più fortunati, ho capito che dovevo iniziare a leggere il mio passato e a interpretarlo. Talvolta guardiamo al nostro futuro con ansia distruttiva quando, in realtà, la chiave di tutto sta forse nel saper leggere il senso complessivo della nostra storia. Ecco come ho capito che quello che ritenevo essere il fattore responsabile della mia infelicità, ovvero LA POLITICA, era in realtà l’unica chiave di lettura per andare incontro alla mia gente. tricarico-iu
Con questa consapevolezza interiore è stato del tutto naturale provare sentimenti diversi e leggere tutto attraverso un punto focale straordinario. La politica è oggi per me un costante esercizio di umanizzazione perché mi ha dato la possibilità di vedere la città con occhi diversi, insegnandomi ad amarla e ad avere a cuore il destino degli altri.
Questo non equivale a pensare che i problemi non esistano e che non esista un grande IMMENSO DISAGIO, ma attraverso il riconoscimento della nostra responsabilità e del senso della nostra storia possiamo IMPARARE ANCHE AD AMARE UN CONTESTO DIFFICILE COME QUESTO. In un anno e mezzo ho conosciuto persone straordinarie e storie di grande dolore, ho ascoltato l’eco di disperazione proveniente dalle viscere del nostro tessuto sociale. Questo ha contribuito e non poco ad avere un approccio diverso alle cose, ho compreso fino in fondo il valore di tante storie che sfuggono tragicamente alla nostra coscienza collettiva.
Dagli interventi stizziti degli intellettuali locali fino al DISFATTISMO e la DISILLUSIONE molto presenti nella nostra opinione pubblica, emerge un grandissimo vuoto in termini di umanizzazione che può essere colmato con coraggio e sacrificio. La città è stata ed è il luogo privilegiato per la costruzione dell’umano ed il luogo più fertile per l’esaltazione dell’ethos.
Non sono più un fervente cattolico ma mi piace ricordare che la parola “peccato” appare per la prima volta nella Bibbia in Genesi 4. Il luogo in un cui appare è il cuore dell’uomo, e non la città.
Al di là di ogni analisi, di ogni governante, di ogni problema, LA CITTÀ HA BISOGNO DI UN CUORE RINNOVATO. Chi crede che sia impossibile l’avverarsi di una rivoluzione “interiore” del nostro tessuto sociale si sbaglia. Imparare ad amare la città e quindi gli uomini che la abitano è la nostra VOCAZIONE NATURALE e più profonda.
Non siamo nati per un NOMADISMO che desitua la nostra vita, né per un CLAN che imprigiona la grandezza del nostro cuore nella spazio angusto della parentela e della prossimità culturale.
LA CITTÀ È L’UNICO LUOGO IN CUI POSSIAMO UMANIZZARCI. IMPARIAMO DUNQUE, CON SACRIFICIO E CORAGGIO, AD AMARLA.

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