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In aumento le persone che si fanno tatuare. Il perché lo spiega Sara Mascolo, psicoterapeutae e psicologa.

Sono in aumento le persone che si fanno tatuare, al di là degli esempi tra gli sportivi o i cantanti. Le analisi e le considerazioni sul tema sono di varia natura: dal puro libero arbitrio, alla voglia di comunicare, passando per situazioni psicologiche che assumno significati diversi. Perché, quindi, una persona decide di farsi disegnare sul corpo qualcosa di indelebile, che rimarrà per sempre? Quali le ragioni psicologiche della scelta? “Il tatuaggio ha origini antiche. La mummia di Similaun che risale a 5300 anni fa, né portava uno sulla schiena –ha esordito Sara Mascolo, psicoterapeuta e psicologa dell’età evolutiva, presso la neuropsichiatra infantile della ASL FG-. L’etimologia del termine ci riporta in Polinesia: ‘ta-tau’, significa segno sulla pelle. Naturalmente, sono lontani i tempi in cui il tatuaggio era un segno distintivo dei malavitosi. È arrivato ai giorni nostri come un fenomeno di grande rilevanza che garantisce un segno distintivo tra sè e gli altri e si fa portatore di un messaggio di unicità”. La psicoterapeuta precisa anche la funzione del tatuaggio: “Di fatto rientra nella comunicazione non verbale, il cui impatto, si sa, è sempre di notevole portata. Un tatuaggio – porta all’esterno, dunque, agli altri e all’interno, nella nostra intimità -un messaggio, un contenuto della nostra anima. Sembra avere una funzione terapeutica in quanto afferma un pensiero profondo, di gioia, di dolore, di appartenenza oltre a rendere il proprio corpo unico per tutta la vita. Anche la posizione del tatuaggio sembra avere un significato, come lo ha in psicoanalisi, il disegno sul foglio. Così, chi sceglie il lato sinistro esprime malinconia e nostalgia del passato; il lato destro, invece, è proiezione verso il futuro, apertura ai cambiamenti, carattere solare. Tatuarsi il tronco, denota concretezza, capacità decisionale; le braccia sono il confine tra il pensiero e l’azione: rappresentano la maturazione verso il cambiamento. Le persone legate all’infanzia preferiscono le gambe”. Le considerazioni e le conclusioni di Sara Mascolo: “Le funzioni del tatuaggio sono molteplici. Dopo quella comunicativa, da non sottovalutare quella sociale per appartenenza al gruppo; quella estetica per abbellire il corpo o coprire cicatrici; quella psicoterapeutica. Quando possiamo parlare di psicopatologia? C’è un passaggio delicato che corrisponde al bisogno di coprire/modificare il proprio corpo coi tatuaggi. Se ci sono state delle difficoltà relazionali nella prima infanzia, nella relazione con la prima figura significativa, il corpo crea disagio e diventa difficile sentirsi a proprio agio, ‘a casa propria’ col corpo che potrà essere raffigurato/sfigurato”. Un fatto di costume e non solo, quindi. Attenzione, comunque, a luogo in cui si fa il tatuaggio e, quindi, affidarsi ad esperti qualificati e certificati, sotto tutti i punti di vista.

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