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INCHIESTA ‘GAZZETTA’: IL PESO DELLE PAROLE

di N. MICHELE CAMPANOZZI, GIORNALISTA-SCRITTORE E CURATORE
DELLA TERZA PAGINA CULTURALE DE ‘LA GAZZETTA DI SAN SEVERO’

Ritorno sull’argomento che il Direttore della nostra GAZZETTA ha voluto riproporre all’attenzione del pubblico dei Lettori, dopo i tanti interventi che si sono succeduti in queste settimane. Naturalmente li ho visti tutti interessanti, perché in ognuno di essi si è rispecchiata una parte di realtà anche se rivisitata da angolature diverse. Spesso, però, mi chiedo se non si tratta di una tavola rotonda dove ogni commensale esprime i propri pensieri e poi ciascuno ritorna alla personale vita privata o se invece è, come dovrebbe essere, un luogo di dibattito, nel quale in maniera propositiva e con la partecipazione di tutti, soprattutto di quelli chiamati in causa, si debba precisare se e cosa fare per migliorare LA QUALITÀ’ DELLA VITA DI QUESTA COMUNITÀ. Il più delle volte scattano, per così dire, strani meccanismi di rivalsa o di difesa, dove il concetto di verità o di umiltà sembra essere totalmente coperto dal RUMORE DELLE PAROLE o dal SILENZIO DELLE NON-RISPOSTE. Mi chiedo: ma che razza di dialogo può costituire mai questo, quando i toni raramente si mantengono bassi? Ѐ forse un’agorà nella quale ognuno si muove da maestro o un luogo di sottili disquisizioni sociologiche, che credono di definire con giudizi perentori, ma opinabili, ogni situazione oppure è un momento di incontro nel quale le parti concordano il da farsi e scelgono le soluzioni migliori per il perseguimento del “bene comune”? Francamente non ho ancora capito in quale tipologia di città stiamo vivendo e con quali interlocutori ci stiamo confrontando. Eppure le parole dovrebbero avere il loro peso, soprattutto quando sono pensate seriamente e nel loro specifico significato. Non rare volte si ha la netta sensazione di stare a navigare nel deserto del non-ascolto, dove il parlare e il non parlare si equivalgono, si mescolano e si annullano a vicenda, come nella farsa di essere “uno, nessuno e centomila”, cioè il NULLA e il NIENTE. Con queste premesse mi chiedo se convenga più scrivere o parlare, anche se poi il senso di responsabilità impone di esternare sempre il proprio parere, non fosse altro che per far intendere: ma queste cose non sono state, forse, già dette un tempo, anche se recente?
Per quanto mi riguarda, quello che dovevo far presente già l’ho esplicitato nel precedente mio intervento. Questa Città non può più vivere alla giornata, ma ha un urgente bisogno di un PROGETTO COMPLESSIVO E GLOBALE E DI GRANDE RESPIRO che ne delinei la direzione che le si vuole far imboccare. La gente vuole essere libera e molte volte ha pagato un prezzo piuttosto alto per esserla, anche se la recente e meno recente storia insegna che c’è sempre stato qualcuno o qualche gruppo che ha creduto di stabilire le regole come governarla o asservirla e gli effetti non certamente benèfici si notano ogni giorno di più nel trionfo spesso dello squallore rispetto alla nobiltà di animo e di comportamenti concreti.
Inviterei chi ha voglia di discutere nel merito di andare a rileggersi, se ne ha il tempo, quanto già scritto nel precedente mio intervento (Quale progettualità per una Città?), al quale, in verità, mi sarei aspettato una risposta da parte del Sindaco avv. MIGLIO. Perché non l’ha data?
Non avrei altro da aggiungere, se non una semplice osservazione: se si vuole veramente bene a questa Città, s’impari a saperla guardare con altri occhi e a servirla nel silenzio della propria buona testimonianza e con amore.

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