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INTERVISTA CON GIUSEPPE LOMBARDI GIOVANISSIMO ONCOLOGO PREMIATO DI RECENTE

Il medico di San Giovanni Rotondo ha ricevuto un riconoscimento dall’AIOM

di MARIO BOCOLA

Abbiamo incontrato il dott. Giuseppe lombardi, oncologo originario della città di San Pio, in servizio presso lo IOV (Istituto Oncologico Veneto) di Padova, che qualche settimana fa è stato insignito, a Roma, dall’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) del premio “Marco Venturini” per una ricerca pubblicata sulla rivista“LancetOncology”. Il dott. Lombardi ha così risposto alle nostre domande:

Dott. Lombardi, Lei è stato premiato per la migliore pubblicazione in oncologia medica. Ci spiega esattamente in cosa consiste? E per quale ricerca?

Al congresso nazionale di oncologia medica tenutosi a fine ottobre sono stato premiato come migliore ricerca scientifica pubblicata da un giovane oncologo. E’ un riconoscimento molto ambito in quanto ne viene assegnato uno ogni anno tra i giovani oncologi. Nel mio caso si tratta di una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet Oncology; si tratta di uno studio che ha analizzato l’efficacia di un nuovo trattamento farmacologico in pazienti con recidiva di glioblastoma. Abbiamo dimostrato che questo trattamento aumenta in maniera significativa la sopravvivenza, più del doppio dei pazienti era ancora in vita a 1 anno dal trattamento rispetto a che assumeva il trattamento tradizionale.La cosa più importante che in seguito a questo studio l’AIFA, l’agenzia nazionale per il farmaco, ha reso disponibile questo trattamento per tutti i pazienti italiani affetti da recidiva di glioblastoma.

Quali sono le cause più frequenti legati all’insorgenza dei tumori cerebrali e quali le cure più all’avanguardia in questo settore?

Le cause non sono molto note. Probabilmente si tratta di una malattia multifattoriale. Cause certe possono essere l’esposizione a radiazioni ionizzanti, a inquinamento atmosferico e anche ai pesticidi. L’esposizione a campi elettromagnetici e quindi a cellulari non p ancora stata correlata in maniera significativa ma molti studi sono in corso. Da 15 anni non abbiamo nuovi trattamenti e quindi la nostra ricerca apre un nuovo scenario. Il trattamento standard si avvale della chirurgia seguita da chemioterapia e radioterapia ma praticamente quasi tutti i pazienti recidivano con una sopravvivenza media che non supera i due anni. Nuovi trattamenti sono in sperimentazione ma la stessa immunoterapia non ha dato finora risultati incoraggianti. Altro trattamento innovativo che stiamo anche portando avanti presso l’istituto dove lavoro, l’Istituto Oncologico Veneto, è la cosiddetta terapia di precisione che consiste nell’individuare delle specifiche mutazioni genetiche situate sulle cellule tumorali e di utilizzare specifici farmaci che vanno a colpire questa mutazione che è alla base della crescita del glioblastoma.

La scienza medica ha fatto progressi tanto che alcune malattie che ieri erano considerate incurabili oggi si possono invece diagnosticare e curare?

Negli ultimi anni la scienza ha prodotto importanti progressi nella terapia di alcune forme tumorali; basta pensare all’immunoterapia che nel melanoma ha radicalmente cambiato la prognosi. Nuovi trattamenti cono le cosiddette CAR-T, cioè una parte dei nostri globuli bianchi, chiamati linfociti T vengono ingegnerizzati e addestrati a colpire le cellule tumorali. Questo è il vero futuro.

Nel caso dei tumori cerebrali la prevenzione è efficace come per le altre forme neoplastiche che colpiscono altri organi?

Nei tumori cerebrali purtroppo non esiste una prevenzione e non è possibile diagnosticare in anticipo queste forme tumorali; al contrario, spesso hanno una crescita molto veloce da provocare dei sintomi in persone che fino al giorno prima erano in perfetto condizioni cliniche.

Il riconoscimento che ha ricevuto nell’ambito del congresso di oncologia medica onora molto non soltanto l’Italia, ma tutta la terra del nostro Tavoliere. Quale messaggio si sente di dare alla nostra bella terra di Capitanata?

Purtroppo negli ultimi anni stiamo assistendo ad una continua emigrazione di giovani cervelli che dalle nostre terre si spostano al nord Italia ma anche nel resto dell’Europa e nel mondo.  Credo che la politica debba giocare un ruolo di primo piano creando un ambiente idoneo a far rimanere i giovani talenti attraverso l’incentivo della meritocrazia, della costruzione di strutture adeguate per la ricerca e la cura dei pazienti oncologici, con la presenza ai posti di comando di persone capaci di organizzare e guidare i giovani, persone dotate di capacità scientifica ma anche dirigenziale. Il tutto accompagnato da finanziamenti ad hoc mirati su progetti di ricerca concreti che sono alla base per creare nuove scoperte scientifiche. Solo in questo modo l’emorragia di cervelli potrà essere arginata.

 

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