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IV Congresso provinciale dell’Ugl Foggia elegge Gabriele Taranto quale Segretario generale

L’Ugl Foggia ha eletto per acclamazione il già Segretario generale, Gabriele Taranto, in occasione del IV Congresso provinciale dal titolo “La nostra identità sindacale per lo sviluppo economico del territorio” riunito, giovedì 28 giugno alle ore 9.30, presso la Biblioteca comunale di San Severo “A. Minuziano”, che ha visto gli interventi dei delegati sindacali dei Metalmeccanici (Maurizio Gatta), dei comparti di Igiene Ambientale (Giulio Bucci), di Ferrovie ed Autotrasporti (Giulio Scalera), dell’ Ugl Chimici (Lucio Papa), dell’Ugl Terziario (Emilia Dirella), degli Enti ed Autonomie Locali (Luigi Mariella), della neo eletta Segretaria generale per la Cisl di Foggia, Carla Costantino, oltre a diversi delegati dei rispettivi coordinamenti politici provinciali con Rosa Carolina Caposiena per Forza Italia, Francesco Stefanetti per Fratelli d’Italia e Marcello de Filippis delegato del Segretario regionale della Lega, Andrea Caroppo. Tanti i temi portati sul tavolo del dibattito. Dopo i saluti del vice Segretario generale dell’Ugl Nazionale, Giancarlo Favoccia, in apertura dei lavori i Segretari per l’Ugl Puglia e Ugl Bari, Giuseppe Sanzò e Antonio Caprio, hanno fornito spunti di riflessione sull’autonomia, partecipazione, contrattazione e solidarietà sindacale, collocando l’Ugl come organizzazione capace di rispondere alle spinte identitarie rivolte al sociale e che vede nel contributo dei lavoratori un elemento di assoluta priorità.

Per il Segretario Ugl Foggia, Gabriele Taranto,“il percorso congressuale ha restituito all’organizzazione quelle conferme e quelle risposte che raccontano di battaglie di tutela del lavoro affrontate in questi mesi insieme al nostro Segretario Generale Paolo Capone, al quale confermiamo sostegno politico e vicinanza umana. Durante il mio ultimo mandato – ricorda Taranto -, il corso della storia ha registrato diffusi e profondi cambiamenti ai vari livelli: da quello internazionale, fino a quello europeo, nazionale e locale. Cambiamenti che ripropongono oggi con più forza questioni meritevoli di analisi e di proposta che parlano di democrazia rappresentativa, inclusione, welfare, giusta accoglienza ed equità sociale. E’ lo stesso modello sociale di sviluppo che sta affrontando un momento di forte crisi, da almeno dieci anni. Una crisi che concentra la ricchezza e centralizza il comando, che ha redistribuito su base mondiale le forze produttive e distrutto in Occidente, in particolare in Italia – sottolinea -, una fetta importante del tessuto industriale che ha portato ad una sostanziale riorganizzazione del lavoro, producendo precarietà e impoverimento del lavoro subordinato, e di ampi settori di quello autonomo. Così, il lavoro va articolandosi in due grandi segmenti, secondo il modello di governo sociale legato alla destrutturazione del tradizionale sistema di regolazione sociale, dell’economia e alla diffusione della competitività come criterio fondamentale”.

In particolare il riferimento va al “lavoro precario subordinato destrutturato, sia esso dipendente che autonomo, o a tempo determinato permanente, a part-time involontario, a progetto e a chiamata, flessibile, povero, gratuito”.

Una realtà che secondo il sindacalista si somma all’universo liquido del “popolo dei tirocini, degli studenti in alternanza scuola-lavoro, dei migranti, dei fattorini chiamati ‘riders’, dei salariati da fame e cottimo, del popolo delle partite IVA, del lavoro povero nella logistica, del ‘nero’, della disparità salariale, di chi lavora quando c’è la chiamata, delle false partite IVA che socializzano tra loro i costi di produzione e gestione. Poi dovrebbe materializzarsi il lavoro ‘stabile’ a tempo indeterminato, spesso disperso nella polverizzazione delle unità produttive, quello delle fabbriche-comunità, dove sono esclusi il conflitto e la rappresentanza autonoma del lavoro, dove vige il principio di collaborazione, di fedeltà, di condivisione dei valori, dove tendenzialmente i rappresentanti dei lavoratori possono essere solo espressione di un sindacalismo aziendale. Un mondo – evidenzia Gabriele Taranto – a cui appartiene in modo ‘provvisorio’, o persone sottoposte al ricatto della perdita del posto di lavoro per discriminazione, per ristrutturazione, per cessazione di attività, per riduzione di bilancio, per scelte di aziende e di multinazionali che spostano l’attività alla ricerca del profitto senza alcun vincolo sociale”.

“Il lavoro – continua – pubblico e svalorizzato è investito in pieno da questo processo, sia perché cresce la fascia di prestazioni esternalizzate, privatizzate e precarizzate, sia perché la direzione di marcia è quella di estendere anche ai dipendenti pubblici, attraverso il licenziamento collettivo, la provvisorietà della condizione di ‘garantiti’. L’UGL  – spiega Taranto – dovrà mettere in campo una politica sindacale netta per una duratura ripresa ed un autonomo protagonismo con tratti distintivi sul piano progettuale e di prospettivadi medio e lungo periodo. Tanto più in questa fase – puntualizza – di fronte alle mobilitazioni che stanno emergendo nel vecchio e nel nuovo mondo del lavoro, nelle punte più avanzate dello sfruttamento: dalla logistica all’economia dei ‘lavoretti. Una logica comune che dimostra che la partita non è ancora chiusa. I luoghi di lavoro e il territorio rimangono i terreni privilegiati sui quali spostare, indirizzare ed esercitare l’azione sindacale”.

Taranto ritiene inoltre che sia “maturo il tempo per incentivare la sfida partecipativa laddove il 2017 è stato un anno record per la partecipazione azionaria dei dipendenti. Nelle grandi imprese europee, per esempio, l’86% propone ai propri dipendenti piani di azionariato. Dal 2006 ad oggi, questa percentuale è cresciuta del 4% annuo. Il decreto ministeriale del 20 giugno 2016, che pure ha stabilito i criteri di utilizzo del fondo finalizzato a incentivare in Italia la partecipazione dei lavoratori al capitale e agli utili delle imprese e per la diffusione dei piani di azionariato rivolti ai lavoratori dipendenti, non ha sortito grandi effetti. All’Italia è mancata una forte volontà politica  ed una convinta determinazione sociale, in grado di spingere realmente le politiche partecipative. Il dettato costituzionale è lettera morta. Le norme attuative, di legislazione in legislazione, languono. Al di là di qualche accordo aziendale non si va. Comunque, troppo poco per trasformare la storica aspirazione dei lavoratori agli utili e alla gestione delle imprese, in una realtà trainante per l’intero Paese”.

“Oggi, in un contesto socio-economico in profondo cambiamento, è proprio rispetto alle domande di flessibilità produttiva e funzionale, che le politiche partecipative possono dare risposte efficaci, sia sul piano della produttività che su quello della giustizia sociale. Con in più, un valore aggiunto per la tenuta ed il rilancio del sistema Paese: l’adozione di relazioni industriali improntate alla fiducia reciproca piuttosto che al conflitto. Su questi piani per noi  la partita è aperta, avendo alle spalle una scuola dottrinaria, base essenziale del sindacalismo nazionale, e di fronte una concreta prospettiva di lavoro, in grado di sospingere i lavoratori verso una più ampia assunzione di responsabilità. Le  forze politiche si facciano  carico in Parlamento di queste nuove sfide”.

“L’auspicio è che l’azione amministrativa di chi è stato eletto recuperi un orgoglio di appartenenza e cominci a ragionare in termini di sistema e di rete, non più di campanile, e meno che mai di rapporti diretti più o meno privilegiati con i Governi considerati ‘amici’ a seconda del loro colore politico e delle maggioranze che li sostengono. L’utilizzo da parte dell’Italia dei fondi strutturali europei, pur evidenziando un’impennata positiva al di sopra della media UE, registra soprattutto nel Mezzogiorno dei risultati alquanto deludenti per crescita e relativa occupazione. Cause da ricercare in una progettualità poco lungimirante, nell’assenza di capacità della pubblica amministrazione che si rivela poco efficiente, e per una corruzione che purtroppo persiste e che riesce ancora a contagiare parte del sistema. Per quanto concerne invece il nostro territorio, menzioniamo le misure che rivengono dal Patto per la Puglia, dall’elenco progettuale sul fondo per lo sviluppo e la coesione sociale 2014-2020, dalle politiche urbanistiche e dalle progettualità locali. Per il futuro della provincia di Foggia auspichiamo, in previsione delle prossime competizioni elettorali che si terranno in importanti centri della Capitanata, concrete risposte rispetto ai bisogni delle cittadinanze. Vanno affrontate le problematiche legate all’ospitalità degli stranieri che spesso vagano nelle città senza una prospettiva di lavoro e di frequente vittime di reclutamento da parte della criminalità locale”.

“La positiva conclusione della conferenza dei servizi dell’aprile scorso per l’ampliamento del CARA di Borgo Mezzanone, finalizzato al miglioramento delle condizioni di permanenza degli ospiti, rimane un dato importante in questa direzione. La sottoscrizione del protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, che abbiamo sottoscritto con merito, sta meglio contrastando il fenomeno attraverso un continuo confronto operativo con tutte le organizzazioni sindacali presenti al tavolo prefettizio. L’obiettivo è quello di vincere questa battaglia e siamo decisi a rinnovare il nostro impegno a tutela del lavoro e a fianco dei lavoratori contro ogni forma di pregiudizio lesivo della dignità umana. È importante anche migliorare il welfare locale attraverso una migliore gestione degli ambiti sociali di zona, aprendola alla partecipazione per entrare nel merito della rendicontazione e della programmazione.Una ulteriore attenzione da porre in provincia di Foggia riguarda la legalità; dopo tantissimi eventi delittuosi accaduti con una frequenza impressionante, salutiamo con soddisfazione l’istituzione del Reparto Crimine a San Severo, ma auspichiamo anche un cambio di passo dei cittadini per far crollare il muro di omertà ed aiutare concretamente le Forze dell’Ordine”.

“Le numerose problematiche del territorio necessitano di una nostra costante azione nei prossimi anni e di una classe dirigente motivata e formata. Collegialità e attivismo sono due concetti che devono rappresentare il modo di agire di una rinnovata e diffusa pratica sindacale, difendendo e valorizzando la dialettica interna affinchè la linea politica provinciale si costruisca come sempre fatto in questi ultimi anni. Le scelte organizzative e politiche, la dialettica interna dovranno camminare di pari passo con il ruolo centrale dei delegati e delle delegate sindacali (RSU e RSA), in una fase di trasformazione nella quale a cambiare, oltre alle condizioni di lavoro, è la stessa natura dei lavoratori che difendiamo. Le RSU sono espressione del voto dei lavoratori e devono essere messe nelle condizioni di esercitare al meglio il loro ruolo, non lasciate sole nell’esercizio della contrattazione aziendale, senza subordinarle, al contempo, a decisioni prese solamente dai gruppi dirigenti esterni ai posti di lavoro. Le RSA sono dirigenti a tutti gli effetti della UGL e questo comporta responsabilità. Molte sono le difficoltà che incontrano, quotidianamente nell’esercizio del loro mandato, per i ricatti e i rapporti di forza non favorevoli. Dovranno perciò essere valorizzati e mai strumentalizzati; sono essenziali per il ruolo che ricoprono nel comprendere ed intercettare i nuovi bisogni, per la nostra rappresentanza e rappresentatività, per il nostro insediamento e per accrescere il nostro tesseramento”.

“Per questo risulta fondamentale che siano messi nelle condizioni di partecipare attivamente e consapevolmente al dibattito interno. Dedicheremo tempo e risorse alla formazione sindacale perché il futuro  della UGL di Foggia, a tutti i livelli, dovrà vedere la presenza di dirigenti provenienti dai luoghi di lavoro. Le nostre sedi comunali dovranno  continuare a costituire il cuore della nostra  azione sul territorio, responsabilizzandosi e formandosi continuamente. In questi ultimi anni, per effetto dei tagli ministeriali, i servizi fiscali di CAF e del Patronato sono stati messi a dura prova e con loro la tenuta delle sedi nel territorio. Nonostante tutto, il Patronato che ha subìto una fusione con il Patronato ACAI divenendo ACAI-ENAS, sta facendo un lavoro importante a servizio degli utenti e delle Federazioni. Per quanto riguarda, invece, l’offerta dei servizi fiscali, continueremo a contribuire in termini propositivi e organizzativi, così come abbiamo sempre fatto in questi anni, con le Federazioni provinciali”.

“Prendiamo atto quotidianamente di quanto sia diventato difficile il lavoro svolto dai nostri punti CAF diffusi nel territorio. Ma responsabilmente, riteniamo che bisogna occuparcene soprattutto investendo tra i nostri iscritti, che spesso, non si rivolgono ai nostri servizi. Il nostro modo di pensare, come UGL, deve continuare ad essere una convinzione. I valori e i principi fondatori della nostra storia sindacale dovranno rappresentare il nostro valore aggiunto, la nostra identità, la nostra anima, essi devono continuare ad essere l’impulso e la forza della UGL di Foggia. Sono certo che ognuno di voi ha dato tantissimo in questi anni trascorsi. Grazie a tutti voi, abbiamo presidiato la Provincia, tutte le vertenze territoriali che ci hanno consentito di tutelare i nostri iscritti, tantissimi pensionati, i giovani e le loro famiglie; nonostante ciò, non dovrà mai abbandonarci la forza e la capacità di fare meglio e di più per rendere sempre più grande la nostra Organizzazione”. Così, Gabriele Taranto, in conclusione dei lavori del IV Congresso territoriale Ugl Foggia, a margine di un sentito ed appassionato discorso.

Foggia, 28 giugno 2018

Segreteria Provinciale Ugl Foggia

 

 

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