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Jazz in teatro: al Verdi di San Severo, Gegé Telesforo e Serena Brancale in concerto.

Dopo un incontro voluto dall’assessore alla cultura, Celeste Iacovino, con  studenti e appassionati, ad aprire la serata, il percussionista vocale, compositore, jazzista e fuoriclasse del genere “scat”.
  “Nell’arte e nella musica serve la disciplina del piacere, studiate quello che vi piace e fatelo con curiosità che è alla base della creatività. Cercate la vostra identità unendo studio e passione”.
Gegè Telesforo si è rivolto ai giovani per raccontare loro, in maniera personale, insieme alla sua band, composta da giovani musicisti, l’importanza del blues come forma e come struttura in tutta la sua evoluzione.
Ricercate, ascoltate  e partecipate. Ascoltate musica dal vivo, andate a teatro e vivete la sua magia” – così ha salutato gli studenti-.
In sessanta minuti di concerto, Telesforo ha saputo trasmettere la sua grande passione per il blues che lo ha portato, in 40anni di carriera, ad esplorare tanti generi musicali che fondano le radici proprio nel blues, spaziando dal jazz al rithm and blues. Con lui sul palco, la sua band: Michele Matteo Cutello – trumpet; Giovanni Cutello – sax alto; Christian Mascetta – guitars; Vittorio Solimene – organ & keys; Michele Santoleri – drums.
A seguire, la cantautrice Serena Brancale che ha dato vita ad una delle sue coinvolgenti performance. Con la sua voce, la sua personalità, la sua improvvisazione e la sua bellezza, l’artista pugliese ha incantato e travolto il pubblico presentando il suo nuovo album “Je so accussì”.
La “uagnèdd” cantautrice e polistrumentista pugliese ha concquistato tutti, con il suo “cuore barese e la sua testa americana”, cantando, ballando e suonando con una energia e una originalità uniche
 “Dopo gli studi classici, mi sono diplomata al Conservatorio Piccinni di Bari. Ho iniziato la mia carriera come voce di Radio Bari e ho recitato con alcune compagnie teatrali. Ho sempre saputo che la musica sarebbe stata la protagonista della mia vita”– così si è racconta ai ragazzi, prima dell’inizio del concerto.
In questo nuovo progetto decisamente nu-soul, con la sua creatività, la polistrumentista attraversa il funk, il jazz e l’R’n’B strizzando l’occhio al rap senza mai dimenticare i moderni suoni dell’elettronica. Dotata di una forte inclinazione nel valicare i confini sonori, la Brancale definisce il suo repertorio un “melting pot” di generi musicali che riesce a manipolare con grande disinvoltura dando vita a composizioni inedite e originali.
Con la sua duttilità vocale, dal timbro scuro e graffiante, ha travolto e divertito il pubblico del teatro Verdi, che ha apprezzato la sua performance e quella della sua band composta da Domenico Sanna al pianoforte, da Emanuele Triglia al basso e Dario Panza alla batteria. Ha dato prova delle sue capacità suonando tastiere e pad elettronici, regalando ai presenti un’esibizione dal carattere intimo e confidenziale, ma anche divertente e scatenata. Le piace interagire con il suo pubblico, spopola sul web, soprattutto tra gli utenti di Instagram e di Facebook, anche per una serie di video, dove, con ironia, racconta i retroscena del mondo musicale e della vita dei musicisti, improvvisando duetti anche con nonna Nicoletta.
Da ” Galleggiare” a “Vita da artista” fino ad arrivare al suo terzo disco “Je so accussì”,  un lavoro che racconta la sua anima, ma anche la tua terra e il legame con la stessa: è un regalo di riconoscenza al suo sud che continua ad ispirarla e da cui trae forza.
In questo terzo progetto, un omaggio a Pino Daniele con “Je so’ pazzo” feat Richard Bona e diverse collaborazioni: “Pessime intenzioni ” feat Ghemon,  “Like a melody” feat Roshelle e po il duetto “Disordine” con Fiat131.
Faccio quello che mi piace fare, canto, suono e ballo. La musica mi fa galleggiare: è un modo di essere, uno stato d’animo, la stabilità non fa per me, non ti stimola.Quando decido di comporre una canzone, penso  se il sound  può permetterti di ballare, mi esprimo con il canto ma anche attraverso il ballo” .
E alla domanda sui progetti futuri, risponde: “mi piacciono i contrasti, attingo molto da artisti americani, ma sono affascinata dalla musica afro americana”.
Fra tante soddisfazioni, anche  quella di essere entrata nella “family” del produttore americano, Quincy Jones, che  ha ascoltato il suo album apprezzando, pubblicamente, il mix tra jazz e folk, tra dialetto e nu soul.

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