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LA CHITARRA BATTENTE, SIMBOLO DELL’ANTICA CANZONE POPOLARE PUGLIESE

Uno degli strumenti musicali che ha mantenuto intatto il suo fascino originale è senz’altro la chitarra battente. Chitarra italiana per antonomasia, distinta dalla classica, detta francese, in Puglia trova una terra madre che ne farà uno strumento simbolo, fondamentale per la musica garganica e regionale.
Nata presumibilmente intorno a XVII secolo, periodo in cui si iniziavano a costruire le prime corde metalliche, ha spiccate origini cortigiane, non mancando iconografie d’epoca di nobili intenti a suonarla, affini al carattere degli ornamenti che la impreziosiscono.
La prima fonte documentale che tratta della chitarra battente risale con tutta probabilità alla metà del 1.700, manoscritto presente a Milano, nel Conservatorio Giuseppe Verdi, mentre tra le prime città che accolgono le produzioni dello strumento ci sono Venezia, con i liutai Sellas, e Bisignano, con i fratelli De Bonis.
Conservata la tipica forma allungata delle chitarre antiche, diversi sono i modelli della chitarra battente, a fondo piatto o bombato, come i legni richiesti, tra cui si distinguono tipicamente noce e ciliegio, più compatti e adatti alla cassa armonica, e l’abete appropriato per la sua morbidezza al piano superiore – per i piroli e il ponticello è preferito il faggio.
Il piano armonico porta il foro di risonanza coperto da una rosetta di pergamena, colorata o traforata in legno, fondendo la costruzione all’ornamento. Il ponticello, molto basso, è mobile e tenuto dalla pressione delle corde – a ricordare quello del mandolino. Il manico finisce con una paletta allungata, che contribuisce notevolmente al tratto antico dello strumento.
Determinante il rapporto delle proporzioni tra manico e cassa armonica, come la distanza dei tasti: figli di un artigianato artistico che si tramanda segretamente nei secoli, con calcoli e proporzioni che prevedono formule riservate, passate da padre in figlio o da maestro ad allievo solo dopo un lungo periodo di formazione, e in cui si è dimostrata passione e dedizione verso lo strumento e la sua costruzione.
Il numero delle corde varia da cinque o dieci – anche se non mancano modelli a 12 o 13 corde – e a differenza della chitarra francese o classica sono tutte in metallo e corrispondenti al Mi cantino, cioè acuto, accordate così da riprodurre ognuna una nota diversa della scala musicale.
A differenza delle altre corde la quinta, cioè il LA e la quarta, il RE, sono accordate un’ottava sopra in confronto alla chitarra classica – anche la terza corda, corrispondente al SOL, può essere accordata con una variazione di mezzo tono.
La chitarra battente ha visto nei secoli una vasta diffusione nelle diverse regioni italiane, in particolare in Lazio, Campania, Calabria e Puglia, nei generi della tarantella, pizzica, stornelli e serenata.
Concepito come strumento ritmico e d’accompagnamento canoro, è suonato con un caratteristico movimento della mano e mai col plettro, prestandosi a dinamiche esecuzioni dal vivo, considerando il tipico ritmo terzinato della tarantella.
Non manca certo la costruzione e la liuteria per la battente, per cui su tutti ricordiamo l’indimenticato Rocco Cozzola, Maestro liutaio del Gargano.
Uno strumento nobile che finirà insieme alle nacchere e al tamburello per sostenere i canti popolari, d’amore come di fatica, fotografie sonore di una civiltà, quella contadina, che continua ancora oggi ad echeggiare con le sue cicatrici antiche e nuove, in una tradizione che fa grande la Puglia e che attraversa l’Italia e il mondo.

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