LA CITTÀ ESTRANEA
di ENZO VERRENGIA
Non di solo crimine. San Severo soffre da anni di ESTRANEITÀ rispetto a se stessa. È cambiata la sua fisionomia urbana, ma soprattutto umana. Il dialetto ha perso ogni radicamento per imbarbarirsi di parole inglesi pronunciate malissimo e soprattutto del linguaggio preso dalla televisione. Si vedono e si sentono sottoproletari chiamarsi: «Amo’», che sarebbe “amore” con l’ultima sillaba tronca. Una volta l’omosessuale era detto “meza femm’na”, oggi “ghej”, con un’orribile storpiatura del termine “gay”. Con i primi caldi vanno in giro grassoni e grassone che espongono senza il minimo pudore le rispettive adiposità, segni di un benessere presto decaduto nella sovralimentazione, con rischi coronarici sottovalutati o ignorati. Ci si dà del “tu”, sostituendolo al “voi” borbonico di rispetto. Le figure professionali più importanti, quelle del medico, dell’avvocato, dell’ingegnere, perdono il valore reverenziale del passato e vengono investite di un’arbitraria e inappropriata familiarità.
Il cambiamento nelle persone è il riflesso di quello architettonico. Ampie zone di San Severo hanno subito un RIFACIMENTO CATASTROFICO, contro il quale nessuna amministrazione del passato recente si preoccupava di intervenire. I condominii una volta ospitavano la borghesia produttiva e perbene, che conosceva l’educazione e rispettava i rapporti di buon vicinato. Oggi vi si trova chiunque. Spesso famiglie rumorosissime con le quali s’innesca la rissosità legale che toglie tempo e spazio a un sistema giudiziario intasato di per sé. La cementificazione della periferia ha ricoperto aree di verde che in precedenza assorbivano l’acqua piovana e limitavano gli allagamenti in città, oggi divenuti “normali” dopo ogni temporale. Soprattutto, la distanza dal centro dei nuovi nuclei abitativi costringe troppi a utilizzare l’auto, rendendo il traffico molto denso nelle ore di punta.
Tutto questo è percorso da ragazzini con capelli afro, che del futuro hanno solo gli ammennicoli elettronici, mentre sul piano della realtà hanno subìto una regressione primordiale. Grazie a genitori incapaci di assumere le FUNZIONI EDUCATIVE che competono loro. Per non citare la scuola, da anni divenuta una specie di parco divertimenti in cui stazionare durante l’infanzia e l’adolescenza senza imparare una disciplina importante: l’EDUCAZIONE CIVICA. Insomma, San Severo ripropone il disfacimento dell’Italia post-moderna.