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LA MADONNA DI DON BOSCO

Il 24 maggio, negli ambienti salesiani, si festeggia Maria Ausiliatrice, la “MADONNA DI DON BOSCO”. Chi è passato dai “cortili salesiani”, ricorda bene come la presenza della Madonna accompagna GIOVANNI BOSCO dall’infanzia fino all’ultimo istante della sua vita, quando morendo il 31 gennaio del 1888, nel suo testamento spirituale, lasciava ai suoi giovani questa raccomandazione: Dite ai ragazzi che li aspetto tutti in paradiso. Siano devoti dell’Eucaristia e della Madonna”. Ricordare queste parole suscita ricordi e…fa pensare. Negli anni passati, ma certo non in “epoca giurassica” l’amore alla MADONNA lo si apprendeva dalle mamme quando la sera, prima di scivolare nel sonno e la mattina, appena svegli, una piccola preghiera era ringraziamento ed “affido“ di una mamma ad una Mamma. Lo stesso DON BOSCO aveva imparato da mamma MARGHERITA, l’amore alla MADONNA ma poi sarà proprio l’8 dicembre del 1841, una preghiera, una semplice Ave Maria recitata con il giovane BARTOLOMEO GARELLI, a segnare le origini dell’Oratorio e il progetto educativo di DON BOSCO a favore dei giovani. Egli stesso già nel 1867 volle che la frase “Maria Auxilium Christianorum”, facesse parte delle preghiere da recitarsi negli ambienti salesiani e negli anni 1865-1870, con la realizzazione della costruzione del santuario a Torino, dedicato a MARIA AUSILIATRICE, mostrerà visibilmente, il segno del suo “attaccamento” alla MADONNA. La devozione mariana e la preghiera furono dei cardini importanti nel progetto educativo del nostro Santo. Egli era solito dire ai suoi giovani: “Con la preghiera si prepara l’azione. Ogni mattina affidate a Dio le occupazioni della giornata”. Questo proponeva ai suoi giovani: essere cristiani e onesti cittadini! Ma oggi la preghiera…da noi uomini moderni (??!!) non è forse considerata un’abitudine caduta in disuso, una vana superstizione, un resto di barbarie?? Si prega poco o niente e lo stesso senso del sacro va piano piano scomparendo presso noi “uomini civili”. Sembra che progresso scientifico-tecnologico e civiltà ci danno un delirio di potenza. “Sapere è potere” diceva BACONE e noi…possiamo tutto, quindi possiamo anche fare a meno di…DIO! Se preghiamo è perché chiediamo, vogliamo ed elaboriamo un’idea di DIO che il più delle volte è la proiezione del nostro IO. La nostra preghiera è solo “richiesta” e perciò spesso non sorregge la nostra fede e non riesce a guidare la nostra condotta etica e la nostra capacità di amare. Travolti dal turbinio della vita moderna, non riusciamo a concederci anche pochi minuti di pausa per fare silenzio e attivare un dialogo interiore in quella dimensione della coscienza, in grado di far spazio a qualcosa e a QUALCUNO che ci trascende. DON BOSCO diceva che “la preghiera intima, personale è il primo alimento dello spirito, come il pane è il cibo per il corpo e chi impara a pregare impara a vivere”. La preghiera perciò, per il nostro Santo, esercita un effetto sulla nostra condotta, sul nostro stile di vita. Essa fortifica nello stesso tempo il senso del sacro e il senso morale. E’ questo un magnifico messaggio di DON BOSCO, oggi: pregare per imparare a vivere!! Forse imparare a stare soli con noi stessi, anche per pochi minuti di preghiera personale, familiare o di contemplazione della natura, può dilatare il nostro cuore all’infinito e forse può aiutarci a ridurre le tensioni quotidiane e ad elaborare quello che gli psicologi chiamano “atteggiamento mentale positivo”. Potremmo provarci!
TITTI

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