Comunicati

La necessaria educazione in un mondo globalizzato.

La globalizzazione della nostra postmodernità permea tutti gli ambiti  economici, politici, culturali, sociali. La massiccia preponderanza e diffusione delle nuove tecnologie   prende il nome di globalizzazione.  Il termine evoca un forte richiamo alla razionalità, ad un mondo ordinato,  rappresentativo del modello capitalistico occidentale che ha la sua influenza su tutto il resto del pianeta. Il nuovo potere della globalizzazione si comprende attraverso il termine GLOCALE ( neologismo derivato da globale e locale), coniato da R. Robertson a spiegazione di eventi e di accadimenti in co-presenza ed in co-appartenenza,  con un clic tutto appartiene a tutti  e tutto è presente per tutti in un arco temporale quasi impercettibile, come l’istante. In tal modo,  si è in grado di verificare fatti e avvenimenti, infatti,  in tempo reale attraverso tutto il pianeta  con eventuali e possibili  ricadute culturali, comunicative, sociali, educative,   visibilissime in ogni luogo ed in ogni località.

Uno dei fenomeni più sentiti del mondo globalizzato  è l’acentricità, l’essere e sentirsi senza centro, senza punti fermi, da cui deriva  un sistema di squilibri sociali, culturali, politici  con forti forme di disuguaglianza diffuse, che rappresentano  il lato più inquietante del neocolonialismo capitalistico. La conseguenza? La percezione prima e la consapevolezza  poi,  da parte del soggetto  attivo democraticamente di non sentire un sistema di regole unitario, con il conseguente e naturale   disorientamento, la   precarietà delle  relazioni, l’ incertezza  delle attività lavorative, la sfiducia nel futuro  diventano il tangibile  scenario  del glocale agire umano. Anche  ogni forma di informazione è caratterizzata da un ambivalente bifrontismo,  rendendo sempre più fragile ed incerta la condizione dell’uomo della nostra  postmodernità.

In  tale ottica la liquidità sociale,  storica,  economica,  relazionale,  legislativa non favorisce la costruzione di una società solida con valori e scenari che motivano tutti  i soggetti sociali a ben sperare nel futuro del proprio Paese. Il demagogico ottimismo deve lasciare il passo ad un concreto ottimismo, quale non dubbioso scenario di incertezza, ma fiducioso orizzonte di crescita umana, culturale valoriale e lavorativa. Il futuro, per l’uomo della postmodernità,  deve essere  securizzante e rasserenante, non incerto, insicuro, obnubilato da momentanee ed edulcorate promesse,  l’uomo  ha bisogno  della giusta visione di un solido esistere e non di un liquido esistere.

Le nuove generazioni hanno il Diritto di ben sperare,  ma soprattutto di ritrovare il senso nel credere in una società che li accolga, che li curi, che li formi, che insegni loro a vivere ed a saper costruire il futuro, dove nel termine  “sapere” è necessario ritrovare il dolce  significato di quel latino antico nell’accezione  di provare il gusto delle situazioni, ma soprattutto il buon gusto di vivere in una civile società.

L’obiettivo di tutto il corpo sociale e delle istituzioni, in cui il  cittadino ha bisogno di credere   deve essere quello eubiotico,  cioè garantire una vita buona con valori positivi, con istituzioni responsabili e non ambivalenti, che non fanno disperdere energie di pensiero , lavorative, economiche e sociali, ma, soprattutto,  che abbiano regole chiare e trasparenti, comprensibili  per tutti i complessi alfabeti della nostra società.

L’ incomprensione,  la non comunicazione, l’ambivalenza, il burocratese sono i genitori di un diffuso analfabetismo culturale e disorientamento sociale: i comportamenti diventano incongrui ed incoerenti e, perchè no, incomprensibili. La riflessione esistenziale  ed I temi che emergono sono quelli relativi alla necessaria e fiduciosa  diffusione di educazione  a largo spettro:  da quella alla legalità a quella della ricerca del benessere sociale, politico ed economico di ogni uomo. Tutto ciò non è utopia, ma, per dirla pedagogicamente,  è la continua e riflessiva educazione possibile.  La necessità di formazione, di cultura diventa un bisogno primario della società  attuale, unico percorso concreto per ben  sperare in una società migliore e non più in  una società di facebookiana spettacolarizzazione dell’umano,  anche istituzionale. E’ necessario riportare tutti gli enti preposti alla formazione, nonchè all’educazione ad avere un ruolo centrale, solido, autentico  per una miglire qualità della vita di tutti gli uomini e tutte le donne di un Paese. Si, perchè il rapporto tra vita e cultura dei cittadini e delle cittadine di un paese civile è direttamente proporzionale ed incisivo anche sul mondo del lavoro, sulle relazioni, sull’economia, sulla morale.   La scuola, bisogna ricordarlo, è  il più importante ambiente  di educazione e di formazione in ogni suo ordine e grado, la scuola è preposta a costruire la cittadinanza democratica, l’etica, la morale, la legalità, il senso civico. Le efferate  e poco attente  politiche legate all’istruzione hanno falcidiato curriculi di formazione di importanza VITALE per gli apprendimenti dei giovani, sono i giovani gli uomini del nostro futuro.

 Uno strumento di misurazione ministeriale, quali  le prove INVALSI, che hanno lo scopo di valutare i livelli di apprendimento su discipline, come italiano e matematica,  per esempio,  hanno fatto registrare campanelli d’allarme, negativamente  significativi per i giovani della Nazione, attribuendo lo spauracchio della colpa  all’insegnamento della pressapochista classe docente,  alla superficialità degli apprendimenti da parte dei giovani, all’assenza di metodicità di studio, ma non  alla vera causa: la  perdita, cioè,  di  una cultura storica importante, preziosa, straordinaria, di   curricula disciplinari dimezzati   per colpa  di politiche poco accorte,  demonizzando, di conseguenza la formazione  e l’istruzione.

Solo investimenti, discenti, docenti motivati, dirigenti accorti, sensibili e lungimiranti sono gli ingredienti  giusti per ben sperare nella formazione e nell’educazione sociale, economica e politica.  L’educazione capillare  all’etica ed alle regole per tutto l’arco della vita è sinonimo di legalità, senso civico, rispetto, lealtà sociale che rappresentano  le fondamentali basi della società civile.

Da qui deriva anche l’uso del rispetto delle regole,  nonchè il rispetto per le  norme sociali ed economiche che spesso vengono surclassate, vilipendiate  a causa di  una scarsa conoscenza ed incomprensione  da parte dei cittadini.  Solo attraverso, quindi, l’educazione è possibile sensibilizzare  tutto il corpo sociale  alla autenticità, alla legalità, alla salute, alla buona economia e, perchè no, alla bellezza in tutte le sue manifestazioni: da quella della natura a quella dell’arte dei nostri territori.

Educazione non significa solo formare, ma anche informare con la giusta comunicazione;

utilizzare il senso critico per l’analisi dei codici e delle norme in vigore; motivare alla conoscenza in tutti i suoi aspetti; prendere coscienza di tutti gli aspetti negativi un una non adeguata politica. La  nostra società necessita del saggio e sacro lavorio delle api e non delle fatiche dei Ciclopi, come sostiene Virgilio, nel quarto libro delle Georgiche, che afferma ” … Si parva licet componere magnis”.  Per concludere con il pensiero di Giovanni Falcone che ha creduto  nella missione della scuola,  anche per la lotta alla mafia:

“…i giudici possono agire solo in parte nella lotta alla mafia. Se la mafia è un’istituzione antistato che attiva consensi perché ritenuta più efficiente dello Stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando giovani alla cultura dello Stato e delle istituzioni”.

Prof. Antonio Giovanni Demaio

Preside Emerito ITES ” A. Fraccacreta “

San Severo

 

 

 

 

 

 

Altri articoli

Pulsante per tornare all'inizio