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LA NECESSITÀ DI UN FORTE IMPEGNO SINDACALE PER I “NUOVI DIRITTI” DEI NOSTRI DIPENDENTI COMUNALI

CI È PERVENUTA IN REDAZIONE UNA INTERESSANTE LETTERA DELL’ARCH. FABIO MUCILLI, PROFILO PROFESSIONALE DI PRIMO PIANO DEL COMUNE DI SAN SEVERO, CHE OSPITIAMO VOLENTIERI PERCHÈ METTE A FUOCO ALCUNE IMPORTANTI PROBLEMATICHE DI PALAZZO CELESTINI, CHE RITENIAMO MERITINO L’ATTENZIONE SOPRATTUTTO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE. ECCO IL CONTENUTO DELLA LETTERA:

“Pregiatissimo Direttore, quando qualche settimana fa mi è stato proposto di candidarmi nella lista UIL-FPL per la rappresentanza nella RSU del Comune di San Severo, nell’immediato il mio riflesso

 

è stato lo stesso (negativo) di altre volte: – da una parte per la sfiducia nei confronti dei sindacati in genere, che troppo spesso si sono preoccupati di difendere rendite di posizione, caratterizzandosi come conservatori dell’esistente, piuttosto che per la conquista di ‘nuovi diritti di libertà nel lavoro’ (per questo motivo nel 1999 ho anche raccolto le firme per il referendum radicale che mirava ad eliminare la possibilità della trattenuta automatica della quota associativa su stipendi e pensioni, in quanto ritenevo – e ritengo ancora – che qualsiasi scelta di adesione ad un’associazione debba rinnovarsi periodicamente, così da conservare la sua forza propulsiva e allo stesso tempo condizionante); – dall’altra per la percezione dell’inutilità di una rappresentanza locale che mi è parsa spesso (almeno dall’esterno) lontana dalle reali esigenze dei Colleghi dipendenti.

Oggi però la Pubblica Amministrazione sta vivendo un periodo di notevole cambiamento, che rischia di avere risvolti prevalentemente negativi per il personale: da una parte le retribuzioni ferme ormai da troppi anni, in uno alla consistente riduzione del salario accessorio e al sostanziale blocco del turnover, dall’altra (forse anche in misura maggiore) IL PEGGIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA LAVORATIVA, DETERMINATO IN NOTEVOLE MISURA DALL’ASSENZA DI UN’ADEGUATA GESTIONE E CONSIDERAZIONE DELLE RISORSE UMANE, CON IL CONSEGUENTE E PALPABILE MALESSERE DIFFUSO A TUTTI I LIVELLI ORGANIZZATIVI.

Per questo ho deciso di essere della partita e sto cercando di dare il mio contributo di impegno e di proposta, che posso riassumere nel tentativo di definire per il COMUNE DI SAN SEVERO, attraverso una fase di ascolto e di coinvolgimento dei colleghi, uno “Statuto del benessere individuale e organizzativo”: l’espressione STATUTO non è casuale, in quanto penso alla definizione di NUOVI DIRITTI, non necessariamente di tipo “economico”, quanto piuttosto capaci di incidere sulla qualità dell’attività lavorativa, sulla gratificazione e sulla valorizzazione delle capacità di ciascuno, a partire da alcuni elementi chiave che a me sembrano, in particolare nel contesto attuale, assolutamente bistrattati: – il diritto in tempi ragionevoli e certi ad un’ORGANIZZAZIONE STABILE DELL’ENTE; – il diritto alla determinazione in tempi ragionevoli e certi (qui la legge e la contrattazione collettiva sono già di per sè chiare) del FONDO PER IL SALARIO ACCESSORIO.

Bada bene, caro Direttore, non si tratta (almeno non in questo caso) della rivendicazione di “incrementi” o di “adeguamenti” salariali; la riflessione che c’è alla base è che L’INCERTEZZA ORGANIZZATIVA che dura ormai da diversi mesi, la mancanza di chiarezza nel “CHI FA CHE COSA”, la difficoltà a dare fiducia a chi pur vorrebbe dare il meglio di sè (cosa che però è improbabile che avvenga in un quadro in cui si vuole calcolare/controllare a priori esiti, vantaggi, opportunità), l’ASSENZA DI UN SERIO MONITORAGGIO E DI UNA ADEGUATA VALUTAZIONE DELL’ATTIVITÀ INDIVIDUALE E COLLETTIVA, costituiscono elementi che non solo non contribuiscono al miglioramento della qualità dei servizi ai Cittadini e alla produttività dell’ente nel suo insieme, ma sono anche fattori di ‘MALESSERE’ che peggiorano enormemente la qualità della vita lavorativa di ciascuno di noi.

Non so quanto potrò impegnarmi in termini di tempo in questa nuova avventura, ma so bene che trascurare questa opportunità che i Colleghi mi hanno dato (e che con l’occasione ringrazio) sarebbe un errore imperdonabile, perchè nel mondo contemporaneo e, soprattutto, nel prossimo futuro, credo che, ahimè, sarà necessario riscoprire la necessità e l’utilità di soluzioni condivise, non più solo individuali, pur con tutti i limiti e le difficoltà insite nei processi di discussione e di condivisione, spesso già note e già sperimentate da ciascuno di noi, quelle difficoltà che spesso hanno portato ciascuno a preoccuparsi solo del proprio PARTICULARE, ritenendo in qualche modo “inutile” o “costoso” spendersi affinchè la soluzione del proprio problema individuale potesse scaturire all’interno di un percorso condiviso e, in ultima analisi, “COMUNE””.

FABIO MUCILLI

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