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LA PAROLA ‘FEMMINICIDIO’ ESISTE SOLO DAL 2001

Lo so, è triste essere spesso costretti a commentare l’incommentabile. Ma bisogna farlo: ALESSANDRO PERISSINOTTO, docente e scrittore di numerosi romanzi, in una intervista di qualche anno fa sosteneva di aver provato ad installare su un vecchio computer un’altrettanta vecchia versione di Word e poi aveva digitato la parola “femminicidio”. Per quel software, “femminicidio” era un termine che non esisteva – aggiunge PERISSINOTTO -. La colpa non era certo di un informatico distratto ma la realtà è che la parola “femminicidio” è entrata a far parte del vocabolario della lingua italiana solo dal 2001. È quello che si chiama un neologismo. Un fenomeno, il femminicidio, che non ha giustificazione possibile, ma una spiegazione sì, ce l’ha, e smettiamola di girarci attorno – continua PERISSINOTTO -, la spiegazione è in una (spesso) inconsapevole quanto (sempre) incrollabile convinzione: LE DONNE NON SONO SOVRANE BENSÌ “APPARTENGONO”. Non sono padrone delle loro vite, del loro sentimento, del desiderio, perché esistono in quanto funzioni della vita altrui e dell’altrui sentimento e desiderio. È un’aberrazione che dura da duemila anni, e che fino a pochi decenni orsono trovava riscontro anche nel Codice Penale: vi ricordate IL DELITTO D’ONORE? La vergognosa legittimazione che va sotto il nome di delitto d’onore è stata abolita soltanto nel 1981, appena 43 anni fa. Ci sono voluti tantissimi anni per capire che, nel novanta per cento dei casi, l’assassinio di una donna non è uguale a quello di un uomo. Un uomo può essere ucciso perché è troppo ricco o troppo povero, perché è un delinquente o perché è troppo onesto, perché vuole il potere o perché lo intralcia. Una donna, nella stragrande maggioranza delle occasioni, viene uccisa PERCHÉ DONNA. E non è una differenza da poco: l’uomo viene ucciso per ciò che fa, la donna viene ammazzata per ciò che è o, al limite, per ciò che si rifiuta di essere. La scrittrice e giornalista LIDIA RAVERA, che ha interpretato presso il Comune di Montalto di Castro un monologo sulla violenza contro le donne dal titolo “Io te l’avevo detto”, così conclude la sua perfomance dove parla delle lotte per l’emancipazione femminile: «NOI SOFFRIAMO DI UNA RIVOLUZIONE INTERROTTA: ABBIAMO CAMBIATO LE DONNE MA NON ABBIAMO CAMBIATO GLI UOMINI.»

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