LA SALUTE NON DEVE ESSERE UN PRIVILEGIO

È sacrosanta la battaglia portata avanti dal Partito Democratico in difesa del SNS (Servizio Nazionale Sanitario), pilastro della nostra democrazia e motore di benessere sociale. Invece, stiamo concretizzando il più crudele dei paradossi: un Paese che abbandona i meno abbienti. Nel 2023 si stima che 4,5 milioni di cittadini abbiano rinunciato alle cure, colpendo le fasce sociali più bisognose a cui lo Stato dovrebbe garantire cure gratuite.
Il diritto alla tutela della salute è il più importante non solo perché è l’unico che i Padri Costituenti hanno definito «fondamentale», ma perché la nostra salute ci consente di esercitare gli altri diritti sociali e civili.
Il diritto alla salute è anche il più fragile perché a differenza di altri diritti come il lavoro o l’istruzione, nessuno può esercitarlo in autonomia: servono strutture, tecnologie e professionisti qualificati in grado di erogare la migliore assistenza basata sulle migliori conoscenze scientifiche che solo l’efficienza del Servizio Nazionale Sanitario può consentire.
Secondo quanto disposto dalla manovra 2025 del governo Meloni, il Fondo Sanitario Nazionale dal 2027 scenderà sotto la soglia del 6 % del PIL (secondo alcuni esperti), per poi precipitare al 5,7 % negli anni successivi. C’è il rischio concreto di pregiudicare seriamente il SSN, il quale è stato finora uno strumento di coesione sociale e un motore per lo sviluppo economico del Paese.
Per il Partito Democratico è fondamentale preservare e rilanciare un SSN basato su princìpi di universalismo, uguaglianza ed equità, pertanto è indispensabile un rifinanziamento progressivo della sanità pubblica, almeno al 7 % del PIL , accompagnato da coraggiose riforme di sistema.
Dove reperire le risorse? Basterebbe ridurre l’evasione fiscale, tassare gli extra-profitti delle multinazionali, e ricavare un fondo dall’aumento del prezzo dei prodotti che danneggiano la salute (sigarette, alcol, gioco d’azzardo …).
Se non si agisce in fretta, il disastro sanitario economico e sociale è dietro l’angolo. Medici e infermieri demotivati abbandoneranno sempre più il SSN, lasciando scoperti reparti ospedalieri e pazienti senza medico di famiglia. L’accesso alle costose innovazioni farmacologiche sarà un privilegio per pochi. Sempre più persone saranno costrette a pagare di tasca propria, sino a rinunciare alle cure.
Il SSN è un investimento sulle persone e sul futuro del Paese che necessita di consistenti risorse e coraggiose riforme, ma ancor prima richiede una visione. Dobbiamo chiederci: quale Sanità vogliamo lasciare alle future generazioni ? Perché, senza una rapida inversione di rotta e senza riforme in grado di ammodernare il SSN, noi tutti assisteremo impotenti al suo declino, con buona pace dell’articolo 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti……..”.
Antonio Giuseppe Bubba
