La vittoria del NO deve diventare una spinta al cambiamento

Il 4 dicembre, grazie all’impegno di migliaia di cittadini, sarà una data da ricordare col sorriso. Sono stati mesi di lotta: banchetti, incontri, eventi, passaparola; eppure la fatica non si è sentita, coscienti del fatto che spettava a noi difendere la Costituzione. Grazie all’impegno di comitati, partigiani, magistrati, Fiom e Cgil, ma anche dei 5Stelle, presenti in ogni piazza e strada con un impegno che – comunque la si pensi – resterà il loro fiore all’occhiello (Marco Travaglio).
Il Presidente del Consiglio parlava di cambiamento e di futuro, ma non si è accorto che il futuro ha votato No, infatti, circa l’81% di giovani ha rispedito al mittente la riforma costituzionale. E’ un dato significativo che sottolinea come i più giovani sono stanchi di cambiamenti rivolti verso il peggio anziché il meglio, il loro No era voglioso di una riforma funzionale, di buon senso, condivisa e soprattutto mirata ad alcuni articoli.
San Severo va oltre il risultato nazionale, il No è arrivato a circa il 69%, con 17000 cittadini pur discostandosi sull’affluenza con il 59%. Un dato molto alto, dovuto anche alle numerose iniziative di entrambi gli schieramenti, che testimonia la grande voglia di partecipazione alla cosa pubblica. Questa idea di condivisione inevitabilmente si è scontrata con una riforma che diminuiva lo spazio d’incontro tra il cittadino e le istituzioni.
Osserviamo che il No ha vinto maggiormentein aree problematiche del nostro Paese, soprattutto al Sud, così come in provincia di Foggia e San Severo. Cittadini tartassati da tasse, delinquenza sfrenata, cattivi servizi, ancora una volta si sono sentiti messi da parte nell’agenda politica del governo, più interessato a cambiare “le regole del gioco” che il Paese. Le incapacità di affrontare le difficoltà della Nazione sono state ben mascherate grazie alla concentrazione mediatica incanalata sulla riforma costituzionale; siamo il secondo Paese europeo per quantità di leggi e l’80,4% di queste sono approvate una sola volta sia alla Camera che al Senato (dati Camera dei Deputati), eppure il problema sembrava essere fare leggi più velocemente invece che leggi fatte bene.
Renzi ha legato le sue dimissioni al tentativo di portare un “cambiamento” che è stato poi respinto da un gran numero di italiani, noi non glielo permettiamo perché pensiamo che le sue dimissioni debbano essere la conseguenza di manovre economiche mal fatte, riforme pasticciate, idee di energia a dir poco reazionarie. Il risultato netto della tornata referendaria è un messaggio chiaro alla classe dirigente di ogni livello istituzionale: i cittadini hanno smesso di farsi abbindolare dalle promesse, vogliono che i propri rappresentanti si occupino, a tempo pieno, dei loro problemi.
Attivisti del MoVimento 5 Stelle
San Severo, 6 dicembre 2016
Firmato: Antonio Franciosi, Luigi Lacci. Davide Palmisano.
