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“L’ANZIANO RIVIVE E FA RIVIVERE”

Divenire anziani per vari aspetti può incutere dei timori, come la paura di essere abbandonati, soprattutto poi se anche ammalati e non autosufficienti.

Oggi però, fortunatamente, si può contare sull’aiuto di strutture valide ed adeguate in cui l’anziano non possa risultare parcheggiato in solitaria sede, ma possa considerarsi “UN ANZIANO CHE RIVIVE E FA RIVIVERE“, come sostiene Don PeppinoCIAVARELLA che da sempre mostra cura e dedizione verso chi ne ha bisogno.

Ed è nella sua nuova struttura che gentilmente mi ha accolta; un ambiente molto luminoso e confortevole, sorto nel vecchio e disabitato CONVENTO DEI FRATI MINORI, a Torremaggiore.

La nuova Casa di Accoglienza è  stata inaugurata Domenica 28 Aprile.

Precisamente questa è la quinta struttura, nata per rispondere alla crescente richiesta di accogliere un maggior numero di anziani. L’abbiamo chiamata ‘SACROCUORE‘, per valorizzare l’effettiva denominazione del Convento che invece è conosciuto come ‘di San Matteo’, ma così si chiama la Chiesa adiacente“, ha puntualizzato don Peppino.

“CHI GESTISCE LA STRUTTURA?”.

L’Associazione onlus ‘Madre della Carità’, di cui sono il Presidente“.

“COSA SI PROPONE IL ‘SACRO CUORE’ E COSA ASSICURA?.

L’accoglienza e la cura degli anziani che abbiano superato i 65 anni di età, così come previsto dalla legge. Qui gli anziani non vengono parcheggiati; cerchiamo in tutti i modi di assicurare loro tutte le attività motorie e psichiche, affinché possano non solo mantenersi attivi, ma ci proponiamo anche di innalzare il tono del loro umore morale, affinché non si abbattano, schiacciati dal peso dell’età. Ed infatti vengono programmate uscite di svago, dove poter ristabilire un equilibrio interiore ed affrontare al meglio le  giornate. Garantiamo l’assistenza sia dal punto di vista sociale che sanitario“.

“CHI LAVORA NELLA NUOVA CASA DI ACCOGLIENZA?”.

In questa nuova struttura lavorano diverse figure professionali, tutte importanti, dagli educatori agli assistenti sociali; dagli infermieri generici agli operatori OSS ed ai medici di base. Un’intera rete di professionisti dediti alla cura dei nostri ospiti“.

Ed ecco che ad un tratto appare Marta, una giovane infermiera che con entusiasmo racconta la propria esperienza: “Il lavoro a contatto con gli anziani regala emozioni che risultanodifficili da descrivere, come quei segni di ringraziamento che ogni giorno riceviamo noi del personale a curarli. A volte una carezza, un abbraccio od anche un semplice sorriso…piccoli gesti che riempiono l’anima di una gioia grande ed indescrivibile e soprattutto chi ama questo mestiere può capire bene”.

Ma voglio chiedere ancora a don Peppino: “LA VECCHIAIA FA PAURA… COME BISOGNEREBBE AFFRONTARLA AL MEGLIO?”.

È vero che essa fa paura ed a chiunque, ma rimane pur sempre una parte rilevante delle persone perché è in essa che si riscopre il VALORE DELLA VITA, ossia di ciò che si è realizzato durante l’esistenza ed anche l’importanza della propria esperienza di vita, del proprio vissuto e di ciò che si lascia. L’anziano è una vera risorsa che RIVIVE E FARIVIVERE, coinvolgendo e trasmettendo a chi lo affianca, il dono degli insegnamenti che la vita gli ha elargito“, sostiene don Peppino, mentre dalle sue parole trapela ciò che volevo sentirmi dire e forse anche un po’ tutti…

Che una Casa di Accoglienza sia un luogo dove al VALORE DELLA VITA, possa affiancarsi e rivivere IL VALORE DELLA FAMIGLIA.

È questo che alla fine si cerca in una struttura e Don Peppino, supportato da validi collaboratori, lancia un sorriso ben conscio di quell’appello agognato fin dal primo momento e che lui persegue da sempre.

QUELLO DI UNA GRANDE FAMIGLIA.

 Elisabetta Ciavarella

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