Sport

L’AUMENTO DEGLI INFORTUNI NELLA PRATICA SPORTIVA

RIFLESSIONI DI CULTURA SPORTIVA

 La richiesta di prestazioni massimali nell’attività competitiva d’alto livello. L’eccessiva frequenza degli impegni agonistici. L’estrema specializzazione nella pratica sportiva. L’aumentata concorrenza ai livelli più alti di prestazione. Sono questi tutti elementi che comportano un elevato incremento delle patologie legate al sovraccarico funzionale e complicano la vita a chi deve programmare l’allenamento. Il lavoro dell’allenatore, e dell’equipe di specialisti che fiancheggia il suo operato, deve essere in grado di saper rispondere all’alta componente di rischio di infortuni che l’attività agonistica oggi comporta. In special modo, poi, in quella d’alto livello. Le proposte allenanti dovranno essere caratterizzate dall’assenza di esercitazioni monotone che tendono a far perdere concentrazione all’atleta, poi, dalla cura della qualità esecutiva delle esercitazioni più a rischio, ed infine dall’adeguata scelta degli stimoli allenanti. Si potranno così limitare i danni ed allungare la carriera sportiva degli atleti. Il principio, con particolare riguardo nei confronti di atleti predisposti a infortuni o esposti continuamente a traumi, del prevenire attraverso l’allenamento, in questi casi deve essere esaltato. La prevenzione impone all’allenatore di porre attenzione alla necessità di ricercare sempre uno sviluppo equilibrato della muscolatura. A sviluppare un alto grado di elasticità muscolare e di mobilità articolare. Ad eliminare i punti deboli nella catena cinetica muscolare. A far assumere all’atleta posture corrette. A proporre molti e variati esercizi per sensibilizzare e irrobustire piedi e caviglie. Infine, a lasciare spazi adeguati al recupero e alla rigenerazione neuromuscolare e fisiologica. Dopo un infortunio non bisogna avere eccessiva fretta nel recupero dell’atleta. La guarigione di una lesione osteo-articolare-tendinea è solo la prima fase del recupero. E’ molto importante ciò che bisogna fare tra la guarigione e la ripresa dell’attività. Chiaramente non è rapportabile il recupero dell’infortunio di un atleta con quello, ad esempio, di un impiegato. Un atleta, ove possibile, non trascorrerà mai un periodo di assoluta inattività. Bisogna, invece, ch’egli mantenga in efficienza quei distretti muscolari non coinvolti nell’infortunio. Per cui un lavoro differenziato diventa opportuno. Compito dell’allenatore, quindi, sarà quello di riuscire a collegare il periodo della cura-terapia alla fase di ripresa dell’allenamento. Difatti l’inattività muscolare completa o parziale porta al disallenamento. Bisogna programmare un lavoro che tenda a far riacquisire all’infortunato la giusta sincronizzazione delle fibre muscolari e l’equilibrio sinergico contrazione-decontrazione. Successivamente l’atleta dovrà essere messo in condizione di recuperare l’efficienza tecnica arricchendo le proposte allenanti con esercizi di sensibilizzazione e propriocettività che favoriscono la riacquisizione di padronanza del gesto tecnico. Insomma, recuperare da un infortunio, talché non persistano retaggi di diminuita motilità, è cosa da affidare a seri professionisti.

 

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