Le cose devono cambiare. Lo chiedono i sanseveresi, e Miglio non si sottrae alla voglia del cambiamento.
Le manifestazioni, i cortei, del 19 novembre 2105 (concluso in piazza Allegato) e quello del 9 marzo 2017 (concluso in piazza Municipio) passeranno alla storia. Così come sono stati consegnati alla storia, gli avvenimenti contenuti nel libro di Raffaele Iacovino: “23 marzo 1950: San Severo si ribella”. Ribellioni diverse, ma pur sempre ribellioni per respingere soprusi, oppressioni, diritti calpestati, libertà violata, atti criminali, vessazioni e tanto altro. La libera comunità sanseverese, quando vuole, come giovedì sera, sa guardare in faccia al suo “nemico”, non si gira dall’altra parte e scende in campo con in testa il Primo cittadino e la sua “meglio gioventù”. Insieme, a dare ed essere d’esempio, per rivendicare che si ha “la schiena dritta” e non farà vincere il “terrorismo criminale” che vuol minare la “felicità sociale” e la quotidianità, per collaborare con le istituzioni e le forze dell’ordine, che hanno il compito e la responsabilità di tutelare i cittadini. Senso di appartenenza che si riscopre nei momenti difficili. Il sindaco, Francesco Miglio, non aveva tante strade da percorrere, per far sì che lo Stato corresse al capezzale di una città, di un territorio, in cui il cancro del crimine stava per creare le metastasi. Il corpo sociale è sano e pronto a reagire. Ma occorre l’ausilio di farmaci come il Reparto anticrimine della Polizia, la CIO dell’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza che incrocia i dati del malaffare, così come tutti stanno facendo e che devono continuare a fare fino a quando sarà necessario, finché lasceranno le consegne ai nuovi colleghi che incrementeranno la forza effettiva organica del Commissariato e della Compagnia dei Carabinieri e della Finanza. Così come ha agito il Primo cittadino della “Città dei campanili”, della “Città d’Arte”, della “Città del vino e dell’olio”, in modo energico ma composto, interpretando con autorevolezza il ruolo istituzionale, giungendo a risultati (a quanto pare) che non erano scontati. Ora c’è da scrivere la storia e ripartire. Il sindaco, Francesco Miglio, traccia un primo bilancio. Il gesto provocatorio dello sciopero della fame di tutta la giunta: “Ho fatto quello che ho fatto, perché era mio dovere e avvertivo il malessere che serpeggiava tra la popolazione, la depressione della comunità. Ora, bisogna andare avanti, non dobbiamo fermarci. Giovedì scorso, abbiamo scritto una bella pagina di storia che non si vedeva da anni. Tra l’altro, son contento che tutto sia nato da un comitato spontaneo, dall’idea dei cittadini, con l’incondizionato appoggio dell’Amministrazione comunale, e del sostegno sincero degli altri sindaci: Foggia; San Paolo di Civitate; Apricena; San Marco in Lamis; San Giovanni Rotondo; Casalvecchio; Peschici; Lucera; Lesina; Poggio Imperiale; Rigano Garganico e la Provincia di Foggia. Abbiamo dato al ministro più elementi per soddisfare le nostre richieste. Abbiamo dimostrato che i cittadini credono nelle istituzioni”. Ora: pensiero e azione; concretezza e ripartenzadell’azione amministrativa: “Come Amministrazione comunale – continua Miglio – deve continuare la pressione a livello politico-istituzionale per il territorio e la città che aspettano una risposta concreta. Perché c’è molta aspettativa per una risposta concreta da parte dello Stato, del ministro Minniti. Mi sbilancio, ma i cittadini lo meritano e devono sapere che i segnali sono positivi e incoraggianti. Ma non dobbiamo fermarci alla speranza. Bisogna giocare tutti insieme la stessa partita, senza contrapposizioni, a prescindere dal proprio credo partitico”. Miglio alzerà l’asticella della “grande bellezza” e pensa di ripartire dalla cultura: “La leva culturale va sollevata ulteriormente, iniziando a rendere fruibile il teatro, le palestre, e tutti i contenitori culturali della città. In parallelo, l’educazione e la scuola come ho detto al sottosegretario alla P.I. Angela D’Onghia, che verrà a San Severo per una giornata dedicata alle legalità e sarà con alunni e studenti. Va promossa ogni cosa che facciamo. Ogni sanseverese deve promuovere sé stesso. Abbiamo arte, storia, prodotti eccellenti dell’enogastronomia e persone meravigliose”. Lo stesso modello educativo e di prevenzione, andrà trasferito anche per strada, colpendo chi gira in moto senza casco, chi non conferisce correttamente i rifiuti, che imbratta o provoca lesioni ai monumenti e agli arredi urbani, chi non raccoglie le deiezioni canine e chi dice di amare San Severo e poi la tradisce o la violenta. La storia, alla fine, la scrivono sempre gli uomini e le donne di quella comunità. Ai posteri, l’ardua sentenza.
Beniamino PASCALE