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LE OCHE STARNAZZANTI

Non è certo di poco conto, di questi giorni, l’insofferenza diffusa per l’attuale monstrum governante, il suo apparato, la setta, per quel che di kafkiano, di minaccioso c’è nell’ombra del partito che lo sorregge, una profonda diffidenza motivata dalla sua visione paranoica di annessione ideologica nella sua pretenziosa, “fascistizzata” veste di sovrano collettivo, per le angosciose analogie di questo impiastro democratico, pervertito e giacobino, con altre esperienze totalizzanti. Una fazione megalomane, a cui tutti chiedono confusamente qualche cosa senza saper bene che cosa, e brutale, per il deliberato assassinio della democrazia rappresentativa, dello Stato liberale protetto, ed il permanere di un retaggio di una subcultura comunista, agghindata da una modaiola veste radical-chic apparentemente anche dialogante. Un untuoso monstrum comunitaristico, una palude in cui, tra l’altro, si riversano pericolosamente umori confusamente illiberali diluiti in una sorta di irenismo d’accatto, che, con tutti i suoi aspetti regressivi, finisce per essere terreno di coltura ideale per il fondamentalismo, quello islamico per intenderci, l’irriducibile nemico dell’Europa. Già nel 1683 gli eserciti islamici del sultano SOLIMANO IL MAGNIFICO erano alle porte di Vienna, con l’intenzione di conquistare anche il territorio austriaco e dilagare così nell’intera Europa, benché la loro marcia trionfale avesse avuto una battuta di arresto a Lepanto un secolo prima, nel 1571. E fu allora una coalizione di Stati cristiani ad opporsi alla ulteriore avanzata degli eserciti ottomani, ciò che ebbe a costituire un motivo di profonda prostrazione per tutta la comunità islamica, da cui sarebbe iniziata un’epoca di umiliazioni e sconfitte. Ma tutto questo ha generato anche un senso di colpa all’interno delle società europee, e più ancora in quella nostrana, una sorta di malattia dello spirito che si può chiamare “il desiderio di essere perdonati”! Un dissennato principio per cui la civiltà europea deve riconoscersi colpevole di tutto ciò che aveva fatto nei secoli passati: colonialismo, imperialismo, conquiste ed anche opere di civilizzazione, ciò che implicitamente comporta anche il dovere di espiarli, il che costituisce un’arma formidabile per eventuali rivincite islamiche, che adesso rinfacciano anche le antiche crociate, una nuova categoria di insulto. Una sorta di masochismo, quindi, accolto da parte di una tremebonda classe politica, il monstrum renziano governante del nostro Paese, utilizzato dagli islamici per entrare, ma questa volta pacificamente, nel territorio europeo facendo valere una specie di diritto di rivalsa. Certo, le grandi masse islamiche non giungono con l’intenzione di colonizzare l’Europa, ma non v’è dubbio che in mezzo a loro ci siano sempre più estese minoranze attive che non nascondono di nutrire il sogno della rinascita dell’impero islamico nel continente europeo. Ma il peggio è che, a fronte di tutto questo -l’instaurazione di un regime di raffinata tecnologia di dominio con la sua isteria totalitaria, la sua palese inettitudine, abbinata a mala fede, ad attuare efficaci politiche di reale contrasto all’invasione islamica, la proposizione di ridicole ed insignificanti riforme istituzionali e non, il tutto condito da dilagante parassitismo e malaffare- le proteste, pur presenti in vasti schieramenti politici, si svolgono in uno scenario da tragedia shakespeariana o dostoevskiana, un humus disperatamente vigliacco! Solo ora, infatti, sembra ci si accorga che l’abbinamento della legge elettorale con la riforma senatoriale, unito ad altre nefandezze come quelle innanzi tratteggiate, sia solo il prologo di qualcosa di molto peggiore che, ancora parzialmente nascosto, sta di fronte a noi, in mezzo al nostro cammino: il 1991 non è la fine di un secolo! Ma si starnazza soltanto, proprio come le oche a guardia del Campidoglio, dove avevamo creduto di trovare dei giganti e sovente abbiamo trovato nani, dove avevamo sperato di raccogliere l’insegnamento di maestri venerandi e spesso abbiamo trovato solamente dei lacchè! Ma tutto questo rimarrà tuttavia, ancora una volta, un “allucinato” discorso in parte frainteso, in parte deriso, in parte inascoltato!

FRANCESCO GIANNUBILO

 

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