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LE ULTIME ORE DI GESÙ La Passione di Cristo raccontata da uno scrittore ateo

di MARIO BOCOLA

Non è un libro sulla vita di Gesù (come ce ne sono tanti) e in particolare sulle ultime ore che precedettero la sua morte come noi cristiani siamo abituati a leggerlo, ma è un libro più intimo, più profondo, più angoscioso, visto da un giornalista non credente, qual è Corrado Augias, ormai non più nuovo al vasto pubblico alle indagini sul come e sul perché dei fatti storicamente narrati e ormai canonici perché riportati  dai quattro Evangeli. Da qualche anno si sta dedicando a inchieste, viaggi e ricostruzioni sul pianeta Gesù. “Le ultime diciotto ore di Gesù” è una fiction, come spiega Augias stesso, intendendo il termine nel suo significato etimologico (dal latino fingere: figurarsi, immaginare, supporre, ipotizzare) estendendolo un po’: sognare, “perché qualunque storia è almeno in parte una bugia – o un sogno”. Tutti sappiamo che la storia di Gesù è storia rivelata solo in parte, è storia di chi ama e vuole essere scoperto, lasciando sufficienti segni per credere e altrettanti per respingerlo. L’intelletto non può arrivare a sciogliere ogni dubbio, come non ci si può innamorare con la sola forza della ragione. Le luci e le ombre possono però essere usate per figurarsi una scena, per tentare di descriverla e raccontarla. Si può usare il realismo crudo del Caravaggio nella “Morte della Vergine” oppure la maestosità dei sontuosi mosaici bizantini: stessi personaggi, stesse scene, ma rappresentazioni diverse, racconti diversi. Il racconto, la fiction, il sogno di Augias è interessante e ben costruito. La credibilità è lasciata al giudizio del lettore e probabilmente non è più di tanto un obiettivo dell’opera. C’è comunque molta ricerca, rigore, studio, attenzione, amore per i dettagli. Chi conosce l’autore non può aver dubbi al riguardo. Le sue fonti spaziano dai Vangeli canonici a quelli apocrifi, dai rotoli di Qumràn alle storie di Flavio Giuseppe e la narrazione rimanda ogni tanto a qualche importante riferimento filosofico-letterario (Dostoevskij, Bulgakov, Seneca, Epicuro, Lucrezio). Augias cerca di ricostruire quella manciata di ore che trascorrono dall’arresto nel Gètsemani alla morte sulla croce, passando attraverso due processi (religioso e politico) e la flagellazione. Letto da una prospettiva unicamente storica e umana, la storia di Gesù è anche un caso giudiziario con molti lati oscuri. Non sono chiare le accuse, le prove, i testimoni. L’intensa, complessa, controversa ed enigmatica personalità dell’imputato obbliga a spostare l’attenzione sugli altri personaggi: innanzi tutto Ponzio Pilato e i gran sacerdoti, ma anche il tetrarca Erode Antipa con la sua corte corrotta, il fariseo Nicodemo, il traditore Giuda Iscariota. Su di loro si cercano testimonianze, citazioni, aneddoti, riscontri. I personaggi di fantasia (il leale centurione Kyrillos, l’ambiguo consigliere Nikephoros) servono per portarci dentro la storia, farcela vivere in 3D, oppure (lo scrittore Lucilio) per trasferirci le probabili personali inquietudini dello stesso Augias. Giuseppe e Maria, totalmente umanizzati e privati di ogni connotazione mistica, danno vita e colore a una libera interpretazione dell’ambiente domestico nel quale Gesù è nato e cresciuto. Nonostante l’imminente festività della Pasqua ebraica, il clima entro il quale si avverano le antiche profezie è fosco, intorbidito dalla decapitazione di Giovanni il Battista. Fioriscono i complotti, i tranelli, i tradimenti, i sotterfugi, i calcoli opportunistici, le debolezze, le vigliaccherie. Tutto contribuisce a rendere plastico il concetto che proprio per l’eterna inadeguatezza umana Gesù salì sulla croce. Un uomo si trova suo malgrado al centro di queste trame malsane: il procuratore romano Ponzio Pilato che, dando credito al giudizio di Filone d’Alessandria, Augias rappresenta come un malmostoso, collerico, ulceroso e grezzo militare, infastidito dall’ennesima grana che gli tocca risolvere in quella lontana, infida e riottosa provincia dell’Impero.

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