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Lettera alla Gazzetta: “Una brutta esperienza per uno studente in gita scolastica”

Riceviamo e pubblichiamo

“Nello scorso mese di marzo mio figlio è andato in gita scolastica con la scuola in Grecia per 6 giorni. All’arrivo nella località di destinazione sono state assegnate le stanze agli alunni; ai ragazzi (senza alcuna autorizzazione) è stata data la possibilità di scambiarsi i posti letto e le stanze a seconda delle simpatie.

Mio figlio è stato uno di quelli che si è ritrovato in un’altra stanza con ragazzi che avevano portato da San Severo sostanze presumibilmente stupefacenti; lo stesso, non volendo condividere alcuna sostanza con queste persone, ha subito dichiarato di non gradire ai predetti “compagni”, tanto che successivamente ha avvertito gli insegnanti di quello che stava accadendo nella loro stanza d’albergo.

Gli insegnanti dopo qualche ora hanno effettuato accesso in camera sottraendo e buttando immediatamente la sostanza proibita, ma da quel momento è iniziata l’odissea per mio figlio; infatti i cosiddetti “compagni” di viaggio hanno cominciato a prendere le distanze da lui, avendo la certezza che lui fosse stato lo “spione”, hanno iniziato a guardarlo con fare minaccioso.

Mio figlio ha più volte chiesto agli insegnanti di essere spostato da quella camera,  e di essere tutelato da rappresaglie o vendette da parte dei due ragazzi; questi ultimi gli hanno  risposto di dover pazientare, e lui per non dare nell’occhio, continuava a conviverci come  se tra lui e quei ragazzi non fosse accaduto nulla.

Premetto che mio figlio in nessuno dei giorni di permanenza in Grecia ha mai dormito in compagnia di quei due ragazzi, anzi, senza che gli insegnanti se ne accorgessero, è stato ospitato in una stanza da alcune compagne di classe; la quarta sera è accaduto un episodio molto grave:  al rientro in hotel da un’uscita serale, verso la mezzanotte, mio figlio essendo tra gli ultimi a risalire con l’ascensore, rimaneva bloccato insieme ad una coppia di turisti per circa un’ora senza che alcun componente della scuola se ne accorgesse; dopo l’intervento di ripristino della funzionalità dei Vigili del Fuoco, mio figlio tentava di rientrare nella sua stanza assegnata bussando alla porta, ma solo dopo svariati tentativi la porta veniva aperta da un’ospite di sesso femminile. A quel punto uno dei due “compagni” che occupava in quel momento la stanza in dolce compagnia, inveiva contro mio figlio e da lì ne è nata una colluttazione, dalla quale ad averne la peggio è stato proprio mio figlio, il quale è stato picchiato con pugni in faccia riportando  diverse contusioni, occhi gonfi e perdita di sangue dal naso e da un ginocchio. L’aggressore dopo averlo massacrato, cercava di impedire a mio figlio di uscire dalla stanza per chiedere di essere soccorso, e solo gridando ad alta voce attirava l’attenzione di qualche insegnante e di altri alunni che soggiornavano nelle stanze adiacenti.

Mentre mio figlio usciva dalla stanza, veniva minacciato dal bullo che la storia non sarebbe finita lì in quel momento, e che gliel’avrebbe fatta pagare.

Al rientro a San Severo, accertatomi delle condizioni del ragazzo, l’ho accompagnato al locale Pronto Soccorso per farlo visitare e refertare.

In merito a quanto sopra, lamento la mancanza di controllo e di sorveglianza degli alunni da parte del docente accompagnatore, il quale avrebbe dovuto accertarsi soprattutto dopo un’uscita serale che ognuno fosse rientrato nella propria stanza, che ogni alunno avesse pernottato nella stanza assegnatagli; a causa di questa superficialità, mio figlio è rimasto chiuso in ascensore senza che nessuno se ne accorgesse.

Per quanto riguarda le presunte sostanze proibite, invece mi sento di affermare che le responsabilità gravano esclusivamente sulla famiglia, dove si forma una persona e  dove i nostri figli dovrebbero imparare ad avere rispetto per se stessi e per il prossimo.

A distanza di circa due settimane le ferite e le contusioni sono scomparse, dentro il suo animo invece, ancora oggi rimangono il crollo psicologico e la demotivazione nel riprendere la vita di tutti i giorni.”

Firmato un genitore

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