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Lo sfascio della sanità

Con il decretosull’appropriatezza prescrittiva che il governo sta per varare, di fatto si tagliano 208 prestazioni sanitarie che saranno inevitabilmente a totale carico dei cittadini. Questi ulteriori tagli si aggiungono agli altri 30 miliardi che i cittadini pagano già di tasca propria per ottenere servizi (tickets sui farmaci, su esami clinico-strumentali, fisiokinesiterapia, odontoiatria.).
Appare ormai chiaro che si sta per consegnare nelle mani dei privati, gran parte della Sanità; e quindi, cosa ancora più grave, rendere i servizi accessibili solo a chi può permetterselo, lasciando al loro destino i meno abbienti.
In tema di appropriatezza, non si è contrari a prescindere, anzi, è giusto cercare di risolvere il problema delle prescrizioni improprie; si ritiene invece fortemente sbagliata l’impostazione che il decreto vuole dare alla soluzione, riconducendo tutto ad un profilo meramente economico, dove l’appropriatezza è usata più come un paravento ad un vero e prorio taglio di servizi imposto ai cittadini e ai medici.
Stabilire per legge che una risonanza è prescrivibile a carico della Stato solo quando è appropriata è una cosa ovvia, ma diventa un taglio della prestazione nel momento in cui tu, Governo, stabilisci cosa è appropriato e cosa no, e ti sostituisci di fatto all’atto medico, trasformando la medicina in un tortuoso percorso burocratico- amministrativo rendendo di fatto inaccessibile la prestazione, con l’aggravante che a risponderne economicamente sarà il paziente e il medico.
Questa è follia vera.
Si prenda atto una volta per sempre che il servizio sanitario nazionale così come era stato concepito ha perduto in questi ultimi anni le sue caratteristiche fondanti e cioè l’unitarietà,l’equità,la solidarietà.
Oggi la regionalizzazione ha trasformato il servizio sanitario in un puzzle di 21 sistemi differenti di erogazioni delle cure generando delle profonde disparità di trattamento a secondo della regione che si prende in esame,non è più equo perchè l’accesso alle cure e ai servizi è fortemente limitato dalla compartecipazione economica del cittadino-paziente limitando di fatto l’accesso di alcuni servizi solo a chi ha maggiore disponibilità economiche,non è più solidale perchè le fascie deboli non vengono più tutelate.
Si prenda atto una volta per sempre che manca da tempo un progetto politico di riorganizzazione e di sostenibilità, non solo economica, del SSN,manca da tempo un progetto di riattribuzione di un ruolo ai medici all’altezza di un percorso formativo senza eguale, per durata e complessità, e di un lavoro sempre più gravoso e rischioso che oggi tiene in piedi la sanità pubblica.
Occorre cambiare registro”.

San Severo 29/09/2015

dott Francesco Florio
medico di medicina generale

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