Longevità: i dati Eurostat riferiti all’anno 2022 certificano che gli italiani sono i più longevi d’Europa.

In Italia nel 2100 saremo 8,8 milioni di abitanti in meno, ma vivremo più a lungo.
Il calo demografico nel Belpaese è un dato di fatto e se ne sta discutendo anche a livello governativo, per cercare di invertire la tendenza anche con incentivi di tipo economico. Ma se in Italia nel 2100 ci sarano 8,8 milioni di individui in meno, la “consolazione” è che si vivrà più a lungo. Per gli uomini l’aspettativa di vita media alla nascita, raggiungerà quasi i 90 anni e per le donne supererà i 93. Il dato della longevità, può essere una buona notizia o meno, a seconda da quale punto di vista la si analizza. Lo spiega il medico sanseverese Stefano Villani, specialista in Cardiologia e Medicina dello Sport, Dirigente Medico ASL n° 2-Abruzzo: “Questi dati molto confortanti per i cittadini italiani, pongono però una questione seria, sulla quale occorre riflettere: se da un lato la vita media si allunga, dall’altro cresce la necessità di preservare uno stato di buona salute il più a lungo possibile, al fine d’invecchiare in autonomia e benessere. Ecco perché, oggi più che mai, è fondamentale concentrarsi sulla prevenzione delle malattie cronico-degenerative, quali l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, l’obesità, l’ipercolesterolemia; quelle cardio-vascolari (infarto, ictus); le malattie respiratorie (asma, bronchite); quelle epatiche e renali; i tumori, che sono le principali cause di morti premature e disabilità. Il grande cardio-chirurgo Christiaan Barnard, primo a praticare il trapianto cardiaco nel 1967, affermò che: Se si fosse occupato prima di prevenzione, invece di salvare la vita a 150 persone avrebbe potuto salvare 150 milioni di vite. È necessario, pertanto, individuare e modificare i fattori di rischio di tali malattie, con particolare riferimento a fumo, sedentarietà, alimentazione scorretta, abuso di alcool e sostanze stupefacenti”. Villani entra nel merito, indicando i chiari fattori di rischio: “Il fumo secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è una vera e propria tossicodipendenza ed è la principale causa di morte: in Italia è responsabile di circa 85.000 decessi l’anno. La sedentarietà, dopo il fumo, rappresenta il più importante fattore di rischio di malattie cardio-vascolari. Secondo uno studio pubblicato il 15 luglio 2022 su Jama Cardiology, stare seduti oltre 8 ore al giorno aumenta le probabilità di morte e di eventi cardiovascolari del 20%. A tal proposito i dati Istat del 5 maggio 2022, mettono in evidenza che quasi il 34% della popolazione con più di tre anni non pratica alcuna attività fisica. Infatti il nostro Paese rientra nella ‘top 20’ delle nazioni più pigre al mondo, attestandosi al 4° posto in Europa”. Le statistiche e le raccomandazioni del dottor Villani: “Per combattere la sedentarietà, l’OMS raccomanda almeno 150 minuti di attività fisica settimanale d’intensità moderata (cammino, bici in piano, ecc.) o almeno 75 minuti di attività fisica d’intensità vigorosa (jogging, ecc.). Tale attività è possibile concentrarla anche nel fine settimana, per chi ne avesse necessità”. C’è sempre da considerare il rapporto costi/benefici: “L’OMS e l’Ocse nel rapporto pubblicato il 18 febbraio 2023 dichiarano che non fare sport fa male sia alla salute che al Sistema Sanitario Nazionale, in quanto l’inattività fisica costerà all’Italia 1,3 miliardi di Euro nei prossimi 30 anni in spese sanitarie”. Ma non c’è solo l’attività motoria. “Infatti – ha ripreso lo specialista – un altro aspetto importante da considerare è il regime dietetico. Ci alimentiamo in modo sempre più scorretto, non tenendo conto del nostro fabbisogno calorico e mangiando cibi salati, ricchi di grassi saturi e zuccheri raffinati, che sono molto calorici e favoriscono l’obesità, il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia. Le sane abitudini alimentari dei nostri nonni stanno lasciando il posto a regimi alimentari più errati: ad esempio, un numero sempre maggiore di giovani tende a saltare la colazione, che invece è fondamentale per una sana alimentazione, aumentando viceversa i fuori pasto, che rappresentano una notevole fonte di calorie nascoste. Bevande zuccherate, liquori, aperitivi, salatini, stuzzichini, caramelle, cioccolatini ormai rappresentano per molte persone alimenti quotidiani, che determinano un notevole aumento dell’introito energetico, specie se assunti più volte nell’arco della giornata. Niente bevande. L’acqua è l’unico liquido di cui ha bisogno il nostro corpo ed è necessario berla frequentemente, prima ancora di arrivare ad avere sete”. Le conclusioni di Stefano Villani: “Porre attenzione ai fattori di rischio delle malattie cronico-degenerative è una priorità assoluta. Nel 2050 la fascia di età comprendente il maggior numero di soggetti sarà quella tra i 60 e gli 85 anni: il futuro non è solo dei giovani ma anche degli anziani e bisogna lavorare assiduamente per migliorarne la qualità”.
Beniamino PASCALE
