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Mentre riaprono le scuole tanti i ragazzi, anche minorenni, hanno riempito le pagine di cronaca nera.

La cronaca “nera” è costellata ancora di notizie che hanno visto, e vedono, ragazzi (anche minorenni) come protagonisti in negativo: dallo spaccio al consumo di sostanze stupefacenti, alle rapine/furti; dagli atti vandalici contro il patrimonio pubblico e privato, alla violenza nelle mura domestiche come il ventenne che ha picchiato i nonni. “All’arrivo della Polizia, gli stessi avevano riferito che il loro nipote V., convivente da circa cinque anni, aveva picchiato la nonna, invalida e costretta a muoversi con il girello, tirandole i capelli e colpendola alla testa con pugni, il tutto per futili motivi; uscito di casa, aveva poi danneggiato lo specchietto dell’autovettura in uso al nonno, parcheggiata davanti all’abitazione –si legge nella nota della questura – Gli anziani avevano aggiunto che non si trattava del primo episodio, precisando che il nipote, spesso per denaro o per futili motivi, li aveva aggrediti con spintoni, pugni sulla testa e schiaffi, costringendoli più di una volta a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. Gli operatori intervenuti avevano constatato che anche tutte le porte interne ed i muri dell’abitazione risultavano danneggiati da atti vandalici”.A San Severo, da troppo tempo, mancano prevenzione e controllo: circolano scooter senza targa (o coperte da scimmiette); vengono rubate targhe “pulite” e usate su auto “sporche”; il mercato del “giovedì” è diventato il festival del borseggio, mentre il mercato di altra tipo di ‘merce bianca’ è sempre aperto tanto in periferia quanto al centro. Queste cose le vedono solo i cittadini? Esempi negativi, messaggi che incitano alla violenza, video game, gioco d’azzardo, guadagno facile, famiglie allo sbando, involuzione sociale, sostanze stupefacenti, eccessivo garantismo.“Che messaggio stiamo dando a questi ragazzi – ha dichiarato don Nico d’Amicis, direttore dell’Epicentro giovanile diocesano – se non quello che fa guardare in modo morboso al dio denaro. Quanti ragazzi, anche ‘perbene’, esaltano i personaggi di Gomorrae, sotto sotto, vorrebbero essere come loro; disprezzano le forze dell’ordine, se ne infischiano delle regole, cercano guadagni facili diventando preda del gioco d’azzardo e delle sue nefaste conseguenze. Sono cose che vediamo anche a scuola: furti; atti vandalici; scarso rispetto per chi ha un ruolo. Ci si basa più su regole ‘mafiose’ che sul rispetto della legalità. Tutto questo ti entra nel sangue e ti avvelena senza che tu neppure te ne accorga. Non giustifico la violenza e questi comportamenti dei ragazzi, ci mancherebbe, ma il messaggio del mondo degli adulti è negativo. Credo molto nel metodo ‘preventivo’ di don Bosco, dove il tempo e le energie da spendere dietro i ragazzi non sono quantificabili”. Per invertire il trend negativo globale, non è semplice: “Tutto inizia in famiglia e poi si estende alla società. Coni ragazzi, bisogna giocare un po’ come il gatto con il topo che, in questo caso, deve fidarsi del gatto-padre, in primis. Inoltre – conclude il sacerdote – se la CEI ha emanato il documento ‘Educare alla vita buona le vangelo’, vuol dire che c’è una deriva nella cultura occidentale. Battersi contro questa cultura è come trovarsi al posto di don Chisciotte che combatteva i mulini a vento. Per uscire dal vortice, bisogna iniziare dal singolo e dai piccoli ambienti. Certi segnali i giovani li danno molto tempo prima che il fatto accada. I genitori e gli educatori devono spendere tempo ed energie per seguire i ragazzi e farli riflettere: la sfida del cambiamento parte di qua. Altrimenti i ragazzi vivranno sempre nella loro fiction preferita”. Per Sara Mascolo, psicologa e neuropsichiatra infantile, presso la ASL-FG, il discorso è multisettoriale: “Certo – conferma la dottoressa – e si parte dal modello genitoriale sbagliato e distorto. Poi, stranamente, si tende a far diventare tutto patologico. Ma non è così! Manca il coordinamento delle istituzioni, il contenitore e, per questo, siamo tutti colpevoli. La scuola, tanto bistrattata, colma questi vuoti”. Le conclusioni di Sara Mascolo: “Lì dove la famiglia non arriva, per salvare i ragazzi, occorrono azioni educative e correttive, senza temerle e senza fare inutile dietrologia. Ci vogliono risposte di comunità più autorevoli e strutturate”.

Beniamino PASCALE

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