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MÉZË U’MURËJENE E LE FOSSE GRANARIE DI SAN SEVERO

di MICHELE MONACO

Il prof. GIUSEPPE CARLONE, docente di storia del territorio presso il Politecnico di Bari, in un articolo apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” dello scorso anno, elencava tutte le città ricche di grano che furono oggetto di attenzione e meraviglia da parte di GIUSEPPE UNGARETTI in occasione del suo viaggio in Puglia nel 1934. Il Poeta fu letteralmente stupito dalle cosiddetti “VIE DEL GRANO” di Foggia e Provincia. L’orgoglio della Capitanata erano Foggia, Cerignola, Lucera e SAN SEVERO. Purtroppo, sostiene il prof. CARLONE, solo Cerignola mantiene – oggi –  alta la bandiera della “Civiltà Agricola” poiché nel suo Piano Regolatore ha conservato integre le sue fosse nel “quartiere di San Rocco”. Per la città di San Severo la completa scomparsa della civiltà agricola porterà l’indimenticato Preside-Scrittore NINO CASIGLIO ad una amara conclusione che sintetizzerà con queste parole: <<CIÒ CHE DOVEVA ESSERE CONSERVATO LO ABBIAMO PERDUTO, CIÒ CHE DOVEVAMO PERDERE LO ABBIAMO CONSERVATO>>. Ma non tutto è perduto. Un anno fa la “ZANNOTTI-FRACCACRETA” e il IV CIRCOLO S. BENEDETTO con 300 alunni hanno visitato, nell’arco di un mese, i luoghi delle fosse granarie ormai scomparse come quelle di Piazza Carmine, largo Sanità, via F. D’Alfonso, C.so Gramsci e via A. Minuziano. Quando si sono soffermati nella storica sede di LARGO SANITA’ ((vedi foto)) alle scolaresche è stato spiegato perché quel luogo fosse meglio conosciuto come <<MÉZË U’MURËJENË>>. Un toponimo dialettale che incuriosiva tutti: docenti e alunni. Trattandosi di dialetto sanseverese, la fonte dove attingere era quella del dizionario dei Padri del dialetto: LITTERA e PISTILLO. E nel dizionario c’è scritto quanto segue: <<Largo Sanità era un chiuseto di proprietà di ODORISIO MORGANO. Di qui l’espressione <<mézë u’murëjenë>>. Di MORGANO ne parla anche lo storico IRMICI in un manoscritto del 1600. Non sappiamo se nel prossimo anno scolastico – per l’emergenza sanitaria – sarà possibile praticare le visite guidate e con quali modalità. Però, in questo caso, la didattica a distanza non può che cedere il passo alla didattica in presenza. Le uscite didattiche hanno come obiettivo itinerari di natura culturale, storica e religiosa come i personaggi della toponomastica, le chiese, le edicole votive, le botteghe artigianali, librerie, ecc, Diffondere nei ragazzi la convinzione che la città va curata conservando anche la memoria dei luoghi e delle personalità storiche. Si spera di combattere, così, il gravissimo fenomeno di ESTRANEITA’ di tanti adolescenti, suscitando in essi il senso di APPARTENENZA ad una comunità. Oggi più che mai c’è bisogno di questo. Sia nella didattica a distanza ma soprattutto in quella in presenza. Sul campo.

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