Narcotraffico nel foggiano: 24 arresti disposti dalla DDA
OPERAZIONE “COCKTAIL”: CARABINIERI E GUARDIA DI FINANZA STANNO DANDO ESECUZIONE A 24 MISURE CAUTELARI PER ASSOCIAZIONE FINALIZZATA AL TRAFFICO ILLECITO DI SOSTANZE STUPEFACENTI, ESTORSIONE, RICETTAZIONE E ARMI. IN CORSO ANCHE IL SEQUESTRO DI BENI PER UN VALORE DI OLTRE 5 MILIONI DI EURO.
Dalle prime luci dell’alba, personale del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Foggia nonché dello S.C.I.C.O. Roma e del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia EconomicoFinanziaria di Bari della Guardia di Finanza – supportati altresì da personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, da militari della Compagnia di Intervento Operativo del 8° Regimento Carabinieri Lazio, nonché dagli specialisti del Nucleo Cinofili CC di Modugno e del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri – sta dando esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 24 soggetti (di cui 22 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 1 sottoposto a interdittiva). Con tale provvedimento – emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta di questa Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia – sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamenti compiuti nella fase delle indagini preliminari che necessitano della successiva verifica processuale in sede di contraddittorio) nei confronti dei destinatari delle misure cautelari, indagati a vario titolo per una pluralità di delitti.
I soggetti attinti dal provvedimento sono prevalentemente di Cerignola, ma vi sono anche un albanese residente in quel comune, due di San Pietro Vernotico (BR) ed altri, tra cui un noto pregiudicato di Terlizzi (BA), indagati principalmente di associazione dedita al traffico e allo smercio di sostanze stupefacenti (cocaina, marjuana e hashish), detenzione e porto in luogo pubblico di armi da sparo, sia comuni che da guerra, anche clandestine, estorsione, ricettazione e tentato omicidio aggravato.
L’attività investigativa condotta dalla Compagnia dei Carabinieri di Cerignola – con la direzione e il coordinamento della D.D.A. di Bari, in collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia (che ha applicato all’indagine un suo magistrato) – ha tratto avvio dalle indagini precedentemente svolte nell’ambito di altro procedimento penale, che aveva portato, nel dicembre 2018, alla ben nota operazione antimafia denominata “Decima azione” contro le tre batterie della c.d. “Società foggiana”, svolta dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Foggia e della Squadra Mobile di Foggia.
L’odierno procedimento costituisce “una costola” di quell’indagine, nella parte in cui ha rivelato il ruolo egemone di soggetti cerignolani nel traffico di sostanze stupefacenti ed i collegamenti sia con la criminalità organizzata foggiana che con quella di altri contesti territoriali. Le investigazioni affidate ai Carabinieri di Cerignola si sono sviluppate con numerose attività tecniche, più di 50, tra intercettazioni telefoniche, telematiche e
ambientali, ma anche attraverso servizi di osservazione, controllo e pedinamento, sia diretta
– con servizi su strada da parte di personale operante in abiti borghesi – che attraverso l’ausilio di strumentazioni tecniche all’avanguardia, come videocamere e sistemi GPS.
In sintesi, la complessa attività investigativa diretta e coordinata da questa D.D.A. in collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia – secondo l’impostazione accusatoria
accolta dal G.I.P. (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) – avrebbe consentito di:
− documentare tre distinte, ma contigue associazioni dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti con base operativa e logistica a Cerignola ed in rapporti di affari tra loro;
− indagare per tentato omicidio uno dei presunti autori di una violentissima aggressione personale nei confronti di un soggetto cerignolano, a seguito di una lite scaturita per futili motivi di circolazione stradale. La vittima all’epoca riportò gravi ferite, ma non denunciò gli autori, a lui noti, probabilmente per il timore di ulteriori ritorsioni;
− arrestare un catturando attinto da fermo, perché indiziato di tentato omicidio ai danni di un cittadino ghanese, avvenuto nel 2017, a Policoro (MT), un’aggressione dettata da motivi di gelosia;
− far emergere un’attività estorsiva nei confronti di un commerciante di carburanti, non denunciata;
− accertare reati predatori in riferimento ai quali un appartenente all’Arma dei Carabinieri, oggi destinatario della misura cautelare della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, avrebbe rivelato notizie sullo stato delle indagini, ricevendo in cambio 1.500 Euro;
− sventare l’assalto a un caveau della società Loomis International AG, con sede in Svizzera, a Chiasso, dando luogo alle due operazioni denominate “Ocean eleven” e “Ocean Twelve”, che portarono poi alla cattura di tutti gli autori – 18 persone – del tentato furto aggravato.
I 18 soggetti furono attinti da mandato di arresto europeo, 5 dei quali furono arrestati in flagranza in Svizzera dalla polizia cantonale e 4 ad Abbiategrasso nella quasi flagranza.
Il clamoroso furto fu sventato proprio grazie alle informazioni che i Carabinieri avevano acquisito durante l’investigazione e che furono tempestivamente fornite alla Polizia Cantonale.
A riscontro delle indagini, i Carabinieri della Compagnia di Cerignola hanno:
− arrestato in flagranza di reato per spaccio 6 persone;
− sequestrato sostanze stupefacenti (hashish, cocaina e marijuana) per oltre 23 Kg.,
− sequestrato la somma contante di 1.200.000 Euro circa;
− sequestrato 3 pistole, di cui 2 clandestine, 3 fucili cal. 12 e circa duecento munizioni di vario tipo e calibro;
− recuperato 8 JEEP Renegade e 3 FIAT 500 X rubate a Melfi;
− rinvenuto, durante una perquisizione, in una cassaforte murata – nella disponibilità di uno dei soggetti indagati – una pistola e oltre 400.000 euro. L’indagato era stato, pertanto, arrestato in flagranza per la detenzione illegale dell’arma. I conseguenti accertamenti bancari hanno permesso di verificare la presenza sul suo conto corrente anche di ulteriori 700.000 euro di presunta provenienza illecita.
Le indagini si sono successivamente intersecate con altre investigazioni svolte dallo S.C.I.C.O. e dal G.I.C.O. Bari della Guardia di Finanza, che hanno consentito di acquisire rilevanti elementi di presunta colpevolezza nei confronti dei medesimi indagati. I citati Reparti – in ragione delle peculiari competenze specialistiche della Guardia di Finanza – sono stati, altresì, delegati a effettuare articolati accertamenti patrimoniali nei confronti di 7 soggetti oggi attinti da misura cautelare personale.
Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno proceduto ad acquisire – con riferimento al periodo oggetto d’indagine – copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo gli interi nuclei familiari dei soggetti investigati, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto, dunque, di circostanziati approfondimenti investigativi che avrebbero fatto emergere una ingiustificata sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni nella disponibilità degli indagati.
Quindi, il competente G.I.P. del Tribunale di Bari – condividendo la proposta avanzata dall’A.G. inquirente, basata sul compendio indiziario acquisito dalla Guardia di Finanza (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) – ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca c.d. “allargata”, nei confronti dei predetti indagati, avente per oggetto disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili, quote societarie e compendi aziendali, per un valore di oltre 5 milioni di euro.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.