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NASCITA E TRAMONTO DEL LIBRO. Strumento per lo studio, la ricerca e la cultura

Di Mario Bocola

Il libro vanta una storia millenaria: già i popoli primitivi, attraverso i graffiti e le iscrizioni murali, hanno scandito il cammino della storia dell’uomo, perché il libro è lo strumento di studio, di indagine, di analisi, di approfondimento per eccellenza. La scrittura, invece ne è la depositaria di un percorso lungo il sentiero della storia. Rotoli di pergamena, calamai, inchiostro, penne d’oca, penne a sfera sono stati gli oggetti che hanno accompagnato la storia del libro, dalla Bibbia di Gutenberg, rilegata a strati di pelle di pecora e primo libro poi ad essere stampato ai libri moderni confezionati dalle stamperie e tipografie. A tal proposito è indispensabile annoverare due importanti stampatori del Cinquecento: Aldo Manuzio e Alessandro Minuziano, nato a San Severo, ma perfezionatosi a Milano. Alcuni anni fa Gian Arturio Ferrari sulla storia del libro ci ha scritto un volume, di agile lettura ripercorrendo lungo il filo della storia e della memoria, l’alfa e l’omega del più importante strumento di trasmissione deI sapere e della conoscenza. Il millenario cammino del libro su carta è finito attorno al 2007, poco prima della crisi economica. Ferrari possiede la cultura e insieme l’esperienza diretta per descrivere bene la forza e la debolezza attuale dell’oggetto libro. Anzi, è proprio questa congiunzione ad aver fatto, oltre al carattere, la sua forza di manager editoriale. Nel volume, che appartiene a una collana di alta divulgazione, Ferrari spiega come funziona il mercato del libro, dove non è la domanda a orientare il tutto, bensì l’offerta: i libri prima di essere scritti, stampati e immessi sul mercato non esistono come merce necessaria. Il realismo di Ferrari è nella parte centrale del testo totale: più realista del Re. Fa capire, a noi amanti del libro, la sua natura ambigua, proteiforme, e insieme la sua debolezza merceologica. Un bel bagno di realtà. Ma se il 2007 segna la fine del volume cartaceo (che tuttavia non scomparirà), cosa sarà dopo? Ferrari ci ricorda che l’ebook non è come la stampa una tecnologia specifica del libro, bensì un’applicazione. Si separerà l’editoria di conoscenza da quella d’intrattenimento? Il bisogno di sapere dalla lettura come piacere? Cala il sipario, ma il libro resta, ci dice Ferrari, almeno come dono. Dobbiamo essere grati a Gian Arturo Ferrari per averci offerto uno spaccato storico e antropologico del libro, di quel “misterioso” oggetto che, ha attraversato intere generazioni e che ora con l’avvento della tecnologia vive un periodo di penosa agonia. Ben venga l’ebook. Il libro multimediale, ma quello cartaceo non deve e non può scomparire. È affascinante sentire il fruscio della pagina sfogliata che offre tutta quella sensazione e quel sapore che l’ebook non potrà mai dare.

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