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NOTE STORICHE SUL “CENTRO STUDI SANSEVERESI”. Primo centro di studi sulla storia locale

La prima associazione culturale ad interessarsi di storia locale fu il “Centro Studi Sanseveresi”, associazione che nacque, negli anni Sessanta, ad opera di alcuni studiosi vicini alla Biblioteca Comunale “A. Minuziano”, diretta all’epoca dal compianto avv. Umberto Pilla, una figura che ha dato un grande contributo alla valorizzazione del nostro territorio, concentrando le sue energie e la sua attenzione sulla documentazione riguardante le origini della nostra città. Tra gli assidui frequentatori della Biblioteca vi erano autentiche persone “innamorate” delle cose storiche cittadine, tra cui il preside Antonio Casiglio, valente studioso e scrittore, il prof. Angelo Russi, Vittorio Russi, topografo della nostra realtà locale, che divenne Ispettore onorario della Soprintendenza di Bari. Il periodo di più intensa attività del “Centro Studi Sanseveresi” si raggiunse con il fattivo contributo di soci quali Antonio Masselli, Roberto Pasquandrea, Armando Gravina per le sue ricerche sul Fortore e Serracapriola e Attilio Littera e Ciro Pistillo per il vernacolo sanseverese. Intorno al “Centro Studi Sanseveresi” era nato un vero e proprio “cenacolo di cultura” che raccoglieva amanti della storia e delle tradizioni locali. Le attività e le ricerche promosse dal Centro venivano poi raccolte, documentate e pubblicizzate nel “Notiziario Archeologico” che aveva come Direttore il prof. Antonio Casiglio. Le attività del CSS erano supportate dalla Soprintendenza dei Beni Culturali, che portò a lusinghieri risultati circa il recupero e la salvaguardia del nostro patrimonio storico-archeologico (necropoli di Casone). Tutta la fase di catalogazione dei reperti archeologici è stata ampiamente documentata in una preziosa pubblicazione dal C.R.S.E.C FG/26 di San Severo intitolata: “Il Museo di San Severo – Catalogo ragionato dei reperti archeologici”. A tal proposito è opportuno segnalare la valenza storica di questo catalogo; infatti a p. 5 del volume leggiamo: “L’opera di ricognizione, documentazione, salvataggio fu svolta esclusivamente da benemeriti concittadini V. Russi, R. Pasquandrea, A. Masselli, F. Buono, A. Gravina, in un raggio d’azione molto vasto, dal Fortore a Vieste, dalla Foresta Umbra alla parte pedegarganica e al subappennino dauno. Anni proficui ai fini delle ricerche storico-archeologiche furono gli anni 1969-1971, allorché un frenetico recupero di reperti fu eseguito in coincidenza con la costruzione dell’autostrada A14 presso la necropoli Casone (IV-III secolo a.C.). L’evidente importanza scientifica del materiale archeologico acquisito portò l’Amministrazione Comunale a richiedere ed ottenere il riconoscimento del Ministero della Pubblica Istruzione, nel 1972, dell’Antiquarium quale deposito autorizzato. In questi stressi anni 1969-1971 si costituì il Museo Archeologico di San Severo che trovò degna sistemazione nei locali dell’ex Convento in Piazza San Francesco per interessamento dell’allora Direttore del Museo e Biblioteca, Benito Mundi. Recentemente il Museo Archeologico (che ora si chiama MAT Museo Alto Tavoliere) è stato ristrutturato ed i reperti sono stati collocati in apposite vetrine di esposizione al pubblico. Tutto questo è stato reso possibile grazie ai fondi europei POR e al prezioso lavoro compiuto dalla dr.ssa Elena Antonacci, attuale Direttore e dal suo valente staff. Tra i reperti conservati degno di nota è il Frammento di ceramica Attico-Italiota raffigurante un “Giocatore di Kottabos” (apparso di recente sulla stampa curata per l’inaugurazione del MAT), che fu rinvenuto in località Casone e donato alla città di S. Severo, da Antonio Masselli. Ritornando al “Centro Studi Sanseveresi” esso era nato con l’intento di essere un soggetto “apolitico” e teneva unito un gruppo di persone che avevano una finalità ben precisa: tramandare alle generazioni future le conoscenze storiche di San Severo. Quindi era l’amore per la Città e per la Cultura, il collante che faceva di questo gruppo di studiosi di storia locale un corpo solo e un’anima sola. Non esistevano velleità e ambizioni politiche, tanto che il Centro non elesse mai un Consiglio Direttivo. Il “Centro Studi Sanseveresi” inizia la sua agonia che lo porterà alla sua “morte” quando subentrarono interessi di natura politica. Tale fattore, ha inevitabilmente determinato lo sfaldamento del gruppo coeso e del Centro Studi Sanseveresi…non si seppe più nulla. Era morto per sempre.

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