OVER TRAINING – RIFLESSIONI DI CULTURA SPORTIVA

di VANNI PELUSO CASSESE
OVERTRAINING: è la sindrome da sovrallenamento. Non si può ignorare che esistono situazioni particolari, in corso del periodo allenante, durante il quale l’atleta può accusare tipi di disturbi diversi e che la sua prestazione sportiva ne possa risultare complessivamente compromessa. Spesso tale stato di involuzione del rendimento si identifica con la sindrome del sovrallenamento. Succede che l’atleta si senta particolarmente affaticato e non riesca a recuperare dopo un allenamento. Riposa poco e male. Perde appetito. Diminuisce di peso. Diventa ansioso e irritabile. Il gesto tecnico perde di correttezza. Il rapporto con i compagni e l’allenatore diventa teso. Quasi sempre il problema non è soltanto l’eccessivo carico di lavoro. Questo può essere una concausa di altri aspetti che vanno indagati. Infatti, attraverso attente ed appropriate indagini, potrebbero evidenziarsi: patologie infettive croniche, emopatie, intossicazioni, insufficienza epatica, incongruenze alimentari. A volte, invece, il problema trae origine da fattori psicologici che spesso sfuggono ad un esame superficiale. Parliamo di: perdita di stima in sè stessi, perdita di stima nell’allenatore, conflitti nella vita extrasportiva, delusioni affettive, mancata realizzazione personale. Infine, può essere un’errata programmazione dell’allenamento a provocare tali effetti. Molto spesso non è proprio il carico di lavoro, ma è la monotonia e l’uniformità dell’allenamento ad instaurare reazioni di stanchezza o di mancato adattamento. Gli aspetti clinici più palesi della sindrome da sovrallenamento si manifestano quasi sempre nella sfera psico-somatica per cui si hanno: alterazione del ritmo sonno–veglia, disturbi delle funzioni gastro–intestinali, disturbi delle funzioni cardiocircolatorie e della funzionalità degli organi emuntori e sessuali. Mentre i segni psicologici puri sono costituiti da: disturbi dell’attenzione, della concentrazione, ansietà, sintomatologie depressive, note di isterismo. Cosa è possibile fare allorché ci si trova a dover amministrare un quadro prestativo mortificato dalla sindrome da overtraining? Se la diagnosi del malessere è palese, allora sarà l’opera del medico o quella dello psicologo o ancora la rimodulata programmazione del carico di lavoro a riportare, nei tempi necessari, l’atleta verso le prestazioni a lui congeniali. Ove, invece, non è facile identificare la precisa causa, perché ognuno degli aspetti rilevati può non raggiungere la soglia di significatività da solo, allora l’intervento non può che essere generico e generale. Esso dovrà prevedere di eliminare tutte quelle situazioni causa di possibile disturbo. E, quindi, il carico di lavoro non dovrà essere spinto all’eccesso, le abitudini igieniche dovranno essere ricondotte entro i limiti di salvaguardia della salute, il clima psicologico dovrà essere improntato alla massima serenità. Non di rado adottare semplici stimoli motivazionali può rilevarsi utile al miglioramento del quadro clinico generale dell’atleta.
