PER L’ASSALTO GIÀ SUBITO DALLA CAPITANATA UN SI ANCORA PIÙ FORTE CONTRO LE TRIVELLE

La mobilitazione per il SI contro le trivelle, evidenzia il WWF Foggia, ha per la Capitanata il valore inderogabile di un territorio e del relativo mare che ha vissuto direttamente l’assalto delle multinazionali del petrolio.
I problemi, ricorda il WWF, iniziarono nel 2010 con l’autorizzazione alla società irlandese Petrolcetic di effettuare ricerche petrolifere nei fondali del mare compreso tra la costa del Gargano e le isole Tremiti. I cittadini e i politici locali di ogni colore si mobilitarono subito in quanto già la fase iniziale della ricerca petrolifera, eseguita attraverso ricognizioni sismiche con la generazione di onde sonore secondo la tecnica “Air–Gun”, è estremamente pericolosa per la fauna marina, potendo determinare diminuzioni del pescato tra il 45% e il 70% in un raggio di circa settanta chilometri.
La mobilitazione costrinse il ministro dell’Ambiente a rivedere la valutazione ambientale favorevole ottenuta dalla Petroceltic ma nel 2011 la stessa società si ripresentò con una nuova autorizzazione per effettuare indagini a una profondità di 140 metri su un’area di 730 chilometri quadrati a circa 26 chilometri dalle isole Tremiti.
Dopo il concerto del 30 giugno 2011 nelle Isole Tremiti di Lucio Dalla dal messaggio “Il mare più bello è blu. No alle trivellazioni nell’Adriatico”, le ricerche petrolifere nei fondali del mare antistante alle isole diventarono ufficialmente un’emergenza nazionale.
Per fermare questa folle corsa si portarono avanti anche atti concreti di natura legale.
Ad ottobre del 2012, infatti, il TAR Lazio dice NO alle trivelle nel mare delle Tremiti accogliendo il ricorso proposto dal WWF Italia ed altre associazioni ambientaliste, sostenute dalle Regioni Puglia e Molise e dalla Provincia di Foggia con memorie adesive, contro il Ministero dell’Ambiente nei confronti della Petroceltic.
In considerazione degli enormi interessi in gioco era comunque prevedibile che l’industria petrolifera non avrebbe comunque rinunciato a questi assurdi progetti. Lo ha dimostrato l’ultimo tentativo della Petroceltic risalente all’inizio di questo anno. Fortunatamente anche questa volta la mobilitazione generale ha costretto la stessa società a rinunciare a nuove ricerche di petrolio a largo delle isole Tremiti autorizzate dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi.
Per il WWF la vittoria del SI al referendum del 17 aprile costituirebbe una fondamentale barriera per bloccare l’assurda idea di mettere in pericolo il meraviglioso mare della Capitanata e delle Tremiti. Rimangono, infatti, immutati gli effetti dannosi sull’eco sistema marino della tecnica dell’Air Gun e i rischi di un incidente petrolifero in un mare chiuso e piccolo come il nostro mare.
A questo proposito il WWF evidenzia che ben 42 piattaforme (il 47,7%) delle 88 piattaforme localizzate nella fascia off-limits delle 12 miglia non hanno mai passato la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Il Governo ha stralciato il Piano delle aree impedendo lo svolgimento della Valutazione Ambientale Strategica e ISPRA (l’Istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente) collabora con il Ministero dell’Ambiente e nel contempo è consulente di ENI, il maggiore player del settore.
Il WWF rileva inoltre che l’età media delle piattaforme offshore entro le 12 miglia è di 35 anni e che ben il 48% delle piattaforme supera i 40 anni di attività. Di queste 8 (tutte dell’ENI) sono classificate come “non operanti” e ben 31 (il 35% del totale delle 88 piattaforme) sono classificate come “non eroganti”. Il WWF chiede al Ministero dello Sviluppo Economico perché, in accordo con il Ministero dell’Ambiente, non sia stato chiesto alle aziende estrattive di procedere allo smantellamento e al ripristino dei luoghi per le 8 piattaforme “non operative”. Inoltre chiede come mai non sia stata condotta un’indagine accurata sulle piattaforme “non eroganti” per stabilire se in molte di queste non si nascondano in realtà strutture che devono essere smantellate?
