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PRESTO UNA DEGNA SEPOLTURA PER ILNOSTRO CANTASTORIE MATTEO SALVATORE

di DESIO CRISTALLI

Finalmente, a dieci anni dalla morte, è stata annunciata una bella e degna iniziativa per onorare le spoglie mortali dell’ARTISTA CANTASTORIE (come lo definisce la lapide funeraria-vedi foto a corredo, ndr) di Apricena MATTEO SALVATORE. E’ avvenuto nei giorni scorsi proprio nel vicino centro pedegarganico, nella “Casa Matteo Salvatore”, dove si è svolta una serata in memoria del più noto folk singer del nostro territorio. La proposta è partita dal CENTRO STUDI TRADIZIONI POPOLARI “TERRA DI CAPITANATA”, fatta propria dall’Amministrazione Comunale di Apricena, guidata dal Sindaco ANTONIO POTENZA, per bocca dell’Assessore alla Cultura ANNA MARIA TORELLI. Il piccolo loculo attuale che ospita il corpo del cantautore folk diverrà un degno monumento funebre, grazie anche alla generosa disponibilità di una importante ditta locale del settore lapideo. E così il caro MATTEO, tanto bistrattato in vita quanto amato dopo la morte (un classico italiano…pensiamo a TOTÒ!!!), potrà riposare in eterno in modo più degno agli occhi di chiunque visiterà il cimitero della ‘SUA’ Apricena.

Ma ecco, per quei pochi che non lo sanno, chi è stato questo grande musicista-cantastorie apricenese. Di Lui WIKIPEDIA scrive: “Compositore e cantante di musica popolare, oltre che interprete di canti tradizionali del Gargano, MATTEO SALVATORE trascorre l’infanzia nella povertà che affligge la terra natìa e l’Italia intera dopo la prima guerra mondiale, tanto che proprio infanzia e povertà diventano i temi maggiormente ricorrenti nei testi delle sue canzoni. Fin dagli anni ‘50 compone ed esegue ballate tipicamente pervase da un’aura di allegria e comicità, ed arricchite da aneddoti divertenti narrati attraverso un linguaggio caratterizzato da particolare irriverenza. Viene scoperto da CLAUDIO VILLA, che gli fa firmare un contratto per la sua stessa etichetta, la ‘Vis Radio’: debutta così nel 1955 con i primi tre 78 giri, pubblicati lo stesso giorno e contenenti sei brani registrati in un’unica sessione. Pur avendo vissuto una giovinezza di miseria e di analfabetismo, grazie all’affermarsi del talento musicale ed alla forza poetica delle sue parole riesce a trovare il proprio riscatto, suscitando l’apprezzamento del pubblico e la stima da parte di diversi intellettuali tra cui ITALO CALVINO, il quale afferma che “Le parole di MATTEO SALVATORE noi le dobbiamo ancora inventare”. Nel 1973 la sua carriera ha uno stop forzato: viene infatti arrestato con l’accusa di aver ammazzato la sua compagna, la cantante ADRIANA DORIANI, accusa da cui verrà assolto dopo cinque anni e la revisione del processo. Tra i suoi estimatori anche VINICIO CAPOSSELA che durante il concerto del Primo Maggio 2010 lo ha identificato come “il più grande cantore sullo sfruttamento”. In una sua recente canzone, “Italia minore”, EUGENIO BENNATO descrive in pochi versi il grande artista pugliese: «Grande poeta di povera gente, figlio diverso del sud dell’Italia, la tua canzone è un emigrante che va a cercare fortuna in Germania». Ma di SALVATORE sono stati e sono grandi estimatore, tra i tanti altri, tre BIG della musica popolare italiana, il foggiano doc RENZO ARBORE e i napoletani doc TERESA DE SIO e lo stesso EUGENIO BENNATO.

Chi scrive ha conosciuto bene MATTEO SALVATORE, come redattore della Redazione foggiana degli anni ’70 del quotidiano pugliese PUGLIA, diretto da MARIO GISMONDI, dove lo ospitava spesso con l’indimenticabile collega LUCA CICOLELLA. Ma l’ho conosciuto altrettanto bene come addetto stampa del Comune di San Severo, soprattutto nel corso della prima consiliatura a guida MICHELE SANTARELLI (seconda metà degli anni ’80), allorchè veniva a chiedere di patrocinare e sponsorizzare le sue produzioni discografiche. Un uomo umile e simpatico, provato dalla vita in tanti modi ma sempre sorridente e disposto alla battuta scherzosa ma mai volgare. Lo ricordiamo con tanto affetto anche per la lezione di vita che ha lasciato, divenendo per numerosi decenni il più autentico CANTORE della vita semplice e faticosa dei più umili della sua e nostra terra. Un merito sociale che non potrà mai togliergli nessuno, neppure i conterranei (e sono stati tanti!) che non l’hanno mai amato.

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