Comunicati

PREVENIRE L’ABBANDONO SCOLASTICO DEGLI ADOLESCENTI DA PARTE DI TUTTE LE ISTITUZIONI

di GIUSEPPE RUSSI

Alcuni dati relativi alla frequenza della scuola media nella nostra città evidenziano le difficoltà che incontrano molti adolescenti, dai 10 ai 14 anni, a completare il ciclo delle scuole dell’obbligo. Difficoltà di diversa natura che parlano di una disaffezione crescente nei confronti della scuola e del mestiere di studente. Sicuramente tale situazione evidenzia una insufficiente valutazione della importanza delle esperienze e della formazione scolastica e nello stesso tempo del disagio vissuto dagli adolescenti. Tale disagio non diagnosticato e non curato in tempo, apre più facilmente le porte all’abbandono e alla mortalità scolastica, troppo spesso frettolosamente giustificati come conseguenze dell’insuccesso scolastico. MAURICE DEBESSE (1903-1998), uno dei padri del romanzo psicologico moderno, docente alla Sorbonne di Parigi, autore di “Come studiare gli adolescenti” e “L’adolescenza”, sosteneva: “l’adolescente è un dio dai mille volti che ha un responso per ognuno che lo interroghi”. Tale affermazione sottolinea la complessità di questa fase dell’età evolutiva e nel contempo le tante difficoltà e incognite che si possono incontrare nella gestione dei processi educativi a scuola e in famiglia. L’insuccesso scolastico è sicuramente, per tutte queste implicazioni, un processo articolato, complesso e progressivo, tanto da rendere sempre più difficile interventi educativi e didattici mirati da parte dei docenti. Ciò rafforza il convincimento che la terapia ottimale rimane la prevenzione, soprattutto nel corso della scuola media, quando si fanno più definiti i percorsi disciplinari e quando risulta più agevole cogliere interessi, capacità e vocazione allo studio. Inoltre, occorre sottolineare che una buona azione preventiva richiede un raccordo tra scuole (elementare-media –secondaria) sul piano pedagogico e didattico, alla luce di chiari percorsi formativi e curriculari, calibrati su bisogni e capacità di ciascun alunno. La scuola sa bene che in questa fase delicata dello sviluppo occorre attrezzarsi oltre le routinarie liturgie della didattica e intraprendere la strada di una PAIDEIA fortemente ancorata al vissuto degli adolescenti, modulando percorsi educativi che sappiano mettere a fuoco tutte le sfumature della loro interiorità, per leggerne i bisogni non espressi e dai quali occorrerà partire per costruire successivamente percorsi individualizzati di apprendimento e di formazione. Bisogna tener presente anche che l’insuccesso e la dispersione scolastica sono causati molto spesso da “condizionamenti esterni” i quali agirebbero sul preadolescente predeterminando condizioni favorevoli alla mortalità scolastica: il contesto culturale, la situazione economica della famiglia, il quartiere o la zona di residenza, il grado di istruzione dei familiari, il gruppo o il clan di appartenenza, i luoghi frequentati. Tali condizionamenti pongono l’adolescente in una vera e propria situazione di svantaggio che la scuola non può ignorare per contrastare e combattere vere e proprie forme di devianza oltre l’insuccesso e mortalità scolastica. Il coinvolgimento di minori (sempre più frequente) in azioni delinquenziali diventa una sorta di sfida aperta ad ogni forma di educazione, di accettazione di regole, di comportamenti civili, dentro e fuori della scuola. I minori che abbandonano la scuola possono diventare ”comoda riserva” per essere arruolati da parte della criminalità organizzata. Alzare i livelli di guardia da parte di tutte le istituzione e attivare iniziative, sempre più coinvolgenti e qualificate a livello sociale e culturale, può certamente aiutare a contrastare l’abbandono e l’insuccesso scolastico e indebolire i fenomeni di delinquenza e di sfida alla vita democratica e civile della nostra città.

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