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QUALE PROGETTO PER UNA CITTÀ?

di N. MICHELE CAMPANOZZI – giornalista scrittore e curatore della terza pagina culturale de “La Gazzetta di San Severo”

Da decenni si è presenti in questa realtà, che in alcuni suoi aspetti si è anche evoluta nel corso del tempo, ma in molti altri non solo non è rimasta almeno com’era, ma addirittura è andata visibilmente regredendo sul piano umano, culturale e morale verso stadi mai registrati prima. Tutto sembra cambiato, ma a suo modo, con molte cose che si presentano fortemente mutate in negativo e in peggio.

Ci sono voluti due fattori per far emergere ed evidenziare meglio questo paradosso: lo sviluppo prepotente della criminalità e la non ancora soluzione di questa lunga e gravissima crisi economica. Basta girarsi un po’ attorno e notare quante incertezze albergano nel cuore di tanta gente, quanti esercizi commerciali, grazie al pagamento di pizzi e a una esorbitante tassazione, sono costretti a chiudere i battenti, quanto poco avvenire si prospetta nella mente di tante persone, soprattutto di quelle più giovani. Non è assolutamente questa la realtà che spesso abbiamo sognato e per il cui miglioramento molti di noi si sono battuti e spesi nel passato.

Già negli anni ’70 del secolo scorso parlavo e scrivevo di “fuga di cervelli” (in questi ultimi tempi anche questi ultimi si stanno spegnendo!), qualche decennio dopo si  proponeva uno scatto di orgoglio con la formulazione di una Libera Università Dauna, insieme a mille altre iniziative esposte in un mio articolo proprio su La Gazzetta di San Severo due anni or sono. Reazioni? Il silenzio totale!

Cosa sia cambiato in questo anno francamente, tranne qualche lodevole attività promossa dal MAT, non riesco a scorgerne un granché. La cultura che sarebbe dovuta essere al centro del lavoro amministrativo è debordata in una nicchia lasciata alla  vita e promozione dei soliti pochi e noti. Per il resto dall’esterno rilevo solo  il vuoto di una progettualità complessiva, coinvolgente e inclusiva, tale da segnare un traccia solida e restituire così un po’ di volto a quell’antica nobiltà pensante perduta e oscurata dalla non-nobiltà predominante in molti dei comportamenti presenti. La faticosa gestione del quotidiano, pur necessaria,   costituisce certamente un dovere ed è anche un bene, ma il vero progetto per una “Città moderna, civile  e diversa” dov’è?

Al corpo si pensa e anche bene (basti contare il pullulare di tanti bar e pizzerie), ma alla mente e allo spirito? Quanti sono quelli che leggono e discutono? Cosa  si è fatto e si fa per favorire la maturazione in questa direzione, fornendo strumenti e aiuti concreti?  Riflessione e memoria sembrano essere in perenne, comoda  e ipnotica vacanza!

A questo punto cosa aggiungere di più? Ci vorrebbero una vera rivoluzione culturale e etica oltre che la presenza e discesa in trincea  delle anime migliori. Ma dov’è la voce di queste ultime? E la politica cosa ha fatto e cosa fa  per scovarle, valorizzarle e poi saperle imporre  come punti di riferimento per quelli che hanno voglia di essere “uomini” e tenere alto l’onore di questa Città? La pratica della “damnatio memoriae”, della “conventio ad excludendum” e del “nemo propheta in patria” è fin troppo diffusa per non produrre che effetti letali.

La risposta, dunque, per questa situazione non compete a me darla, è già scritta nei fatti e non vedo spiragli perché chi di dovere possa fare qualcosa per rivoltare il tutto. Questa, purtroppo, è la realtà, che non si sarebbe mai voluta vedere.

Che Dio  protegga tutti dal peggio, dalla insicurezza, dalla desertificazione umana di questa terra, compreso nel non permettere di far cadere  tanti poveri anziani nelle molteplici buche disseminate un po’ ovunque!

Un suggerimento mi permetto di dare al Sindaco Avv. Miglio, tranne che non lo abbia già  messo in atto: poiché è oggettivamente impossibilitato a esercitare tante funzioni per i suoi molteplici impegni politici, in una dialettica di divisione dei compiti perché non lasciare la delega della Cultura nelle mani di qualche persona seria e che abbia  idee valide in testa per ripensare e ridisegnare coordinando il futuro di questa Città, naturalmente sostenendo l’eventuale sforzo con il fornire la disponibilità di adeguate risorse finanziarie, che non dovrebbero servire soltanto per sovvenzionare sagre o quant’altro effimero di simile, ma soprattutto per creare e consentire di lasciare un qualcosa di culturalmente e educativamente duraturo nel tempo? Sarebbe un bello, importante e significativo segnale di speranza che si donerebbe  in eredità a questa comunità!

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