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QUANDO LO SPORT E’ SPETTACOLO…EMOZIONE!

di VANNI PELUSO CASSESE

Allorché quest’articolo sarà pubblicato il Basket di vertice, quello di serie A, avrà già scritto con gara 7 tra Sassari e Reggio Emilia la parola fine alla stagione sportiva, avendo determinato tra le due la squadra Campione d’Italia. Ma, in questo momento in cui scrivo, sono fermo alla rappresentazione del penultimo atto, ritenendomi quanto mai fortunato di esserne stato spettatore. Vorrei partecipare, sopra ogni cosa, le straordinarie emozioni che le vicende di gioco hanno suscitato in gara 6 di finale dei play off. Già, i play off. La formula con cui si conclude il campionato assegnando il titolo di Campione d’Italia. Una formula da non pochi vituperata, comunque da molti mal accettata. Una formula che alla sua introduzione sopportò un’infinità di critiche. Invero, veniva demolita la sacralità dell’ordine di classifica al termine del girone di ritorno. Quell’ordine che ancor’ oggi il mondo del Calcio riconosce come unica e sola procedura abilitata a notificare quale sia la squadra vincente il campionato. Sembrava un insulto il voler plagiare gli States in un percorso valutato non adeguato alla mentalità italiana e che, invece, si è rivelato un sistema tanto felice per esaltare il basket spettacolo. Siamo quasi tutti sedotti da questa serie di 7 partite, ormai meglio chiamarle eventi (uno ogni due giorni), dove a prescindere dalla posizione occupata nella classifica di regular season, solo chi ne vince 4 si può fregiare dello scudetto tricolore. I play off sono una sorta di appendice al campionato in cui si confrontano le più forti, che così regolano tra loro soltanto i conti finali per stabilire chi è la migliore. Gara 6 tra Sassari e Reggio Emilia ha offerto ben più di quanto possa esprimere una semplice partita. E’ stato un varietà, un recital, uno show, una rappresentazione che oltre tutto ha goduto di un finale che ha visto rimossi sia i crismi del dramma del team sconfitto, sia gli atteggiamenti tronfi della squadra vincente. Al termine un partecipe reciproco rispetto tra i giocatori delle due squadre desiderosi solo di riconoscere ognuno all’altro il valore della rappresentazione messa in scena. Tutti consci d’aver offerto uno spettacolo d’altissimo livello. D’aver dato vita ad un’interpretazione tecnica, tattica, atletica, professionale, emozionale e passionale tale da incantare la platea. E come sarebbe potuto essere diversamente se la storia della gara racconta di un risultato in perfetta parità al termine dei tempi regolamentari (78-78). E poi, nuovamente di parità a conclusione del tempo supplementare (90-90). E di parità assoluta ancora al termine di un ulteriore tempo supplementare (98-98). Solo a conclusione del terzo supplementare, dopo che il punteggio si era mantenuto altalenante per tutta la gara, mandando su e giù ora l’una ora l’altra squadra, Sassari è riuscita a presentarsi con qualche punto in più di Reggio Emilia all’appuntamento con i secondi che il cronometro scandiva per sancire la fine dell’incontro. Ma oltre la pura narrazione del susseguirsi del punteggio, un’altra cronaca va raccontata. E’ quella che ci dice dell’impegno profuso dai protagonisti che nulla hanno lesinato dal punto di vista fisico e mentale. Degli stratosferici duelli tra giocatori dotati di pregevoli abilità tecnico-atletiche. Delle schermaglie tra atleti di normale altezza ed altri che svettano anche al di sopra dei 2 metri e 10. Delle evoluzioni incredibili: veri e propri voli con una levità quasi non riconducibile alle possibilità dell’uomo e traiettorie di tiro ai limiti dei dettami balistici. E poi accelerazioni prodigiose, suspence per le scelte di tiro, tuffi sul parquet per impossessarsi di una palla vagante, schiacciate e stoppate a 4 metri d’altezza. Ogni atleta ha dato tutto, comandando al cuore ed alla mente, anche quando i muscoli avevano oramai esaurito le riserve energetiche. Il play emiliano negli ultimi secondi del primo supplementare ha avuto tra le mani la palla dello scudetto per un facile tiro da sotto canestro, ma, dopo averne realizzati di incredibili, proprio quello il più facile lo ha fallito. Quell’imprecisione è stata sicuramente l’effetto di un’energia muscolare ormai latitante, se pur sollecitata a gran voce dalla mente. Tifo Sassari per una sicura mia affinità con la filosofia di gioco del suo coach, ma anche perché la mente mi riporta ad una partita, giocata sul campo sardo, io coach della Cestistica San Severo, e vinta alla grande. Ma nutro molta simpatia per la squadra di Reggio Emilia perché formata in gran parte da giocatori italiani e molto bravi. E’ possibile che gara 7 possa riservare emozioni ancora più forti? Forse.

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