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QUASI 100 ANNI PER IL CLAN PERNA: CONDANNATI DALLA CORTE D’APPELLO DI BARI

La Polizia di Stato ha dato esecuzione all’ordine per la carcerazione nei confronti di 7 persone, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari, ritenute colpevoli, a vario titolo, per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione di sostanza stupefacente, per il reato di cessione di sostanza stupefacente e per il reato di detenzione illegale di armi e munizionamento, con l’aggravante del metodo mafioso.

La sentenza è il risultato di una complessa attività d’indagine svolta dal Team investigativo deputato ad indagare sui fenomeni criminali dell’area garganica, composto da personale del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Foggia e di Bari e coordinato dalla DDA presso la Procura della Repubblica di Bari.

Le indagini venivano avviate nel 2018 a seguito di gravi fatti di sangue occorsi sul versante viestano, in cui si registrarono 3 omicidi e 3 tentati omicidi perpetrati con chiare modalità mafiose e che consentivano di accertare la sussistenza di una consorteria criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti di diverse tipologie, facente capo a PERNA Girolamo.

Le indagini culminarono nell’operazione “Agosto di Fuoco” che portò all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 7 persone intranee al clan “PERNA”. Ai 7 soggetti veniva contestato il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l’aggravante della disponibilità di numerose armi da sparo, nonché di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni specifiche dell’associazione di tipo mafioso.

Tali condotte criminose venivano poste in essere al fine di agevolare la più vasta compagine criminale facente capo a PERNA Girolamo, nell’ambito della violenta guerra di mafia intercorsa con la fazione contrapposta facente capo a RADUANO Marco, per il controllo egemonico del territorio viestano e l’assunzione del monopolio nella gestione e nel commercio degli stupefacenti.

Peraltro, durante le attività investigative fu registrata la volontà di imminenti rappresaglie nei confronti di esponenti della fazione avversa. Pertanto, al fine di impedire l’esecuzione del programma criminoso ed evitare un ulteriore omicidio nella città di Vieste, veniva richiesto ed ottenuto dalla DDA di Bari l’emissione di un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di due soggetti, ritenuti al vertice dell’associazione, cui seguiva l’esecuzione dell’ordinanza della misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, a carico di 5 soggetti della medesima compagine criminale.

L’attività investigativa, inoltre, proseguiva anche dopo l’esecuzione dei provvedimenti cautelari, consentendo agli investigatori di addivenire all’individuazione del fornitore della sostanza stupefacente del tipo cocaina in favore del gruppo criminale, soggetto ritenuto vicino al “clan dei montanari”, anch’egli tratto in arresto.

Nello specifico, la sentenza di condanna ha stabilito per i diversi soggetti:

– reclusione di anni 8 oltre all’applicazione della Misura di sicurezza dell’espulsione dello straniero dallo Stato;

– reclusione di anni 20 anni oltre all’applicazione della Misura di sicurezza della libertà vigilata per anni 4;

– reclusione di anni 10 anni e mesi 8 oltre all’applicazione della Misura di sicurezza della libertà vigilata per anni 4;

– reclusione di anni 20 anni oltre all’applicazione della Misura di sicurezza della libertà vigilata per anni 4;

– reclusione di anni 15, mesi 1 e giorni 10 oltre al pagamento della pena pecuniaria di 56.666,00 euro, derivante dal cumulo delle pene;

– reclusione di anni 12, mesi 7 e giorni 10 oltre che all’applicazione della Misura di sicurezza della libertà vigilata per anni 4, derivante dal cumulo delle pene;   

– reclusione di anni 10, mesi 8 e alla multa di 6.000,00 euro, derivante dal cumulo delle pene.

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