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QUEL 23 MARZO DI 75 ANNI FA

Un vecchio, ricurvo sotto il peso degli anni, imboccò via dei Quaranta, passò davanti all’ingresso della GALLERIA CASIGLIO e si soffermò a osservare il cortile. Lo osservò a lungo perché in quel cortile, 75 anni prima, era stato trattenuto in stato di arresto – insieme a numerose altre persone – per essere poi trasferito nel penitenziario di Lucera. Scuoteva la testa pensando a quei giorni, si chiedeva spesso se si poteva evitare che si scatenasse l’inferno in città. Un avvenimento che aveva marcato a fuoco la sua persona e quella di circa duecento concittadini tutti incarcerati con una accusa tanto grave e infamante, quanto ingiusta e totalmente falsa: <INSURREZIONE ARMATA CONTRO I POTERI DELLO STATO>. Roba da ergastolo. L’uomo dovette scontare due anni di carcere per poi essere assolto, insieme a tutti gli altri, con formula piena, dalla Corte d’Assise. Gli sembrava incredibile: due anni di detenzione nel pieno di uno Stato Democratico e Repubblicano. Uno sciopero generale degenerato in una rivolta a causa di provocazioni e atteggiamenti coercitivi, arroganti, di una polizia forgiata da un Ministro degli Interni come MARIO SCELBA che con il corpo della “Celere” svolgeva un ruolo primario nella repressione delle lotte bracciantili e operaie. La repressione scelbiana, dal 1947 al 1954, registrò 109 lavoratori uccisi nel corso di scontri con la polizia, un numero di vittime difficilmente giustificabile non solo dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello tecnico-professionale. Il vecchio superstite lasciando via dei Quaranta ripensava alle accuse incredibili del Pubblico Ministero, ma ripensava anche al loro straordinario difensore che fu LELIO BASSO, un avvocato e Senatore della Repubblica, figura storica del Socialismo Italiano. Ricordava perfettamente la memorabile arringa di BASSO conclusasi con le seguenti parole:… <<Questa sentenza voi pronuncerete in nome del popolo, e il popolo, in nome del quale parlate, il popolo di cui dovete essere gli interpreti, non è soltanto il popolo grasso che vuol conservare i suoi privilegi, ma è il vasto popolo che comprende tutti i cittadini, soprattutto la grande massa dell’umile gente che lavora, che soffre e che lotta per diventare non più oggetto ma soggetto di storia. Sia la vostra sentenza degna di questo popolo>>. È notizia di questi giorni che in previsione del 75º anniversario degli avvenimenti del marzo 1950 si è costituito un Comitato formato da “FONDAZIONE L. ALLEGATO”, CGIL, ACLI, ARCI DONNA, FOYER ’97-TEATRO e LIBERA, al fine di organizzare un Convegno sulle lotte contadine e bracciantili presso la Biblioteca Comunale, cui farà seguito un’altra serata per LA PROIEZIONE di un documentario sui ragazzi del sud accolti da famiglie del centro e nord Italia. Inoltre vi sarà al Teatro “Verdi” una TRASPOSIZIONE TEATRALE del processo tenutosi a carico dei duecento lavoratori tra cui quaranta donne circa, poi assolti con formula piena.

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