RICORDI SANSEVERESI IL BALLO SENZA SBALLO

di ENZO VERRENGIA
Una volta l’estasi indicava uno stato d’animo elevato, non una droga per sballare in discoteca. Perché si ballava nelle case, il sabato pomeriggio. E l’estasi avveniva nel ricevere l’invito. Quella delle feste in salotto è una stagione finita anche a San Severo. Ma i suoi effetti si vedono ancora oggi. Molte coppie sposate devono il loro legame a quei balli teneri e innocenti.
La festa incominciava prima dell’ora fatidica. Per le ragazze, con sedute dal parrucchiere. Per i ragazzi, con l’acquisto di un abito nuovo, corredato di orribili pantaloni a zampa di elefante.
All’ingresso dell’appartamento dove si teneva la festa, c’erano le sentinelle: i genitori. L’accesso alla sala prevedeva rigidamente omaggi ai padroni di casa, i quali effettuavano una scannerizzazione di TUTTI i maschi in arrivo. I fattori tenuti in maggior conto erano la pulizia, l’eleganza, il taglio di capelli, l’appartenenza familiare. Per lo più, si trattava di figli di conoscenti, con i quali da giovani si erano condivise altre feste in casa.
Bisognava calibrare l’orario di arrivo. Mai troppo presto, mai troppo tardi. Quindi posizionarsi sulla parete migliore per partire all’attacco quando sarebbero iniziate le danze. I più capaci si accaparravano il giradischi, da dove imporre il giusto alternarsi di “lenti” e “veloci”. Nei salotti dei più ricchi c’erano già gli impianti stereo. In alternativa, andavano bene anche i MANGIADISCHI (vedi foto). I brani erano quelli in cima alle classifiche di vendita dei 45 giri. E contenevano tutti i sogni di ragazzi semplici. Stringersi sulle note di una canzone in voga faceva sentire protagonisti di un sentimento non ordinario, bensì patinato, cinematografico.
L’elemento più pericoloso del ballo in casa era il SIMPATICO che imponeva di GIOCARE ALLA SPAZZOLA. Questa doveva passare a turno fra i ragazzi, che ricevendola avevano l’obbligo di lasciare la dama e fare lo stesso con un’altra coppia di danzatori. Chi aveva la spazzola in mano alla fine del disco pagava PEGNO. Una pratica ora annoverabile fra quelle del BULLISMO.
Di quelle feste rimangono coppie felicemente sposate, certo. Ma anche matrimoni naufragati nel disfacimento sociale venuto dopo. Allorché il DIVORZIO, voluto per sanare situazioni di sofferenza familiare, divenne una versione per adulti adulterati del gioco della spazzola, in cui chi resta solo alla fine paga pegno: alimenti, solitudine, emarginazione.
