RIFIUTARE VECCHI PARADIGMI E LOGICHE POLITICHE ANTIQUATE PER SCOMMETTERE SU GIOVANI DI TALENTO E UNA CLASSE POLITICA CON UNA VISION INTERNAZIONALE
LETTERA ALLA GAZZETTA—prof. CARLO U. de GIROLAMO
Egregio Direttore, dopo aver letto in queste settimane i diversi contributi scritti a vario titolo sul tema dell’Amministrazione Comunale ad un anno dal suo insediamento, ho pensato di intervenire sulla vicenda con un’analisi ad ampio raggio che, partendo dalla situazione che sta vivendo la nostra città, si allarghi fino a comprendere la condizione attuale dell’intero Mezzogiorno. Chi le scrive è un giovane sanseverese alla soglia dei trent’anni, giurista internazionalista, docente all’Università di Bologna, e all’Università di Udine da alcuni anni impegnato nello studio delle dinamiche politiche e legislative che conducono alla partecipazione degli enti territoriali ai processi decisionali internazionali e sovranazionali dell’Unione Europea.
Ho colto con molto interesse l’avvio dell’INCHIESTA condotta dalla Sua testata e capace poi di innescare un dibattito allargato all’opinione pubblica, così che si possano sentire diverse voci (ANCHE FUORI DAL “CORO”) che invitino ad una riflessione non necessariamente d’impronta squisitamente politica. Un modo molto utile per ‘ACCENDERE I RIFLETTORI’ SULLA NOSTRA CITTÀ, che a detta di molti sembra aver cambiato fisionomia negli ultimi anni. Leggendo i vari interventi, ho maturato una certezza: malgrado tutti gli sforzi che i nostri amministratori possano mettere in campo, un dato emerge chiaramente. Cioè che dal punto di vista politico, in questo frangente, LA CITTÀ SI MOSTRA DIVISA E LACERATA DA DIATRIBE INTERNE ED ESTERNE ALL’AMMINISTRAZIONE E ALLE COALIZIONI POLITICHE. Questo non può che impedire di assumere una posizione forte e chiara, su tematiche d’interesse generale, nelle sedi istituzionali preposte a fare da collettore delle istanze locali. In un momento delicato come questo, in cui il Meridione tutto viene ad essere interessato da profonda crisi economica ed occupazionale come si denota dall’ultimo rapporto SVIMEZ, credo non ci possa permettere di continuare a ritenersi in CAMPAGNA ELETTORALE, soppesando e rilanciando di volta in volta argomentazioni PRO E CONTRO L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE, al solo fine di contare (quasi fossimo dinanzi al pallottoliere) successi ed insuccessi da sbandierare alla bisogna, per osannare o criticare a seconda dei casi. Da un lato, occorre una chiamata a quel senso di responsabilità (per i cittadini) e al tempo stesso sobrietà istituzionale (per gli amministratori) capace di poter costituire la chiave di volta per un RILANCIO DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA. Dall’altro lato, invece, una maggiore presa di coscienza che la rappresentanza politica – per quanto principio cardine delle moderne democrazie – può essere ben poca cosa se non ‘supportata’ adeguatamente da un’opinione pubblica che si assuma il rischio di contare fattivamente al rilancio della propria terra. Nelle moderne democrazie partecipative, la società civile deve poter a giusto titolo interessarsi alla COSA PUBBLICA e alla sua gestione, i membri di una comunità locale possono e devono far valere le proprie ragioni nelle sedi adeguate e non invece ‘TURARSI IL NASO’ nel segreto dell’urna al momento delle elezioni amministrative. Siamo tutti noi cittadini a dover costituire quel sostrato, quella base, fatta di fiducia, che serva ai nostri rappresentanti locali per una più serena ed oculata gestione della macchina amministrativa. E’ infatti partendo dall’aiuto di ogni cittadino di buona volontà che si possono porre le basi per quel riscatto politico-amministrativo che la città sembra comunque chiedere a gran voce, per il tramite di MOLTE ILLUSTRI PERSONALITÀ, anche dalle colonne del Suo giornale. Ci troviamo in un momento storico interessato da SCARSA LEGITTIMAZIONE degli organi politici: ne è un esempio il forte ASTENSIONISMO alle ultime elezioni regionali. Per lungo tempo, le istituzioni regionali hanno raccolto la fiducia dell’elettorato, spesso anche in contrapposizione con le istituzioni nazionali. Lo spazio della politica regionale è stato interpretato come un’opportunità per realizzare la riforma della politica sul territorio e rinnovare il rapporto tra questa e i cittadini. In particolare questo è avvenuto o è stato percepito come possibile, durante la congiuntura degli anni Novanta con la riforma federale dello Stato e la devoluzione di risorse e responsabilità alle regioni.
Ma il voto delle regionali del 2015, unito a quello del 2014, mostra come queste aspettative siano però venute meno: l’elettore si allontana dalla politica soprattutto in occasione delle elezioni regionali perché non ha più fiducia nella possibilità di cambiamento che le regioni incarnavano in passato. Le regioni, infatti, non vengono percepite più come il luogo della BUONA POLITICA contrapposta a una politica nazionale lontana dai cittadini. Al contrario, esse sembrano concentrare, a livello locale, tutti i mali della politica nazionale. Da giurista e politologo regionale, non posso non sottovalutare questi dati, ancor più se letti sul viso delle persone a me più care, sul viso dei miei concittadini, stanchi di vedere un intero territorio sempre più impoverito, spesso abbandonato al suo destino, mentre le spinte centripete provenienti da altre realtà regionali semplicemente hanno finito per dirottare risorse e fondi su altri ‘LIDI’ o, peggio, restituirle al mittente per incapacità di saperle gestire al meglio. Ed è proprio partendo da qui che la politica, credo, deve poter recuperare quel senso greco del termine, inteso come maggiore condivisione dell’interesse generale tra la comunità, per poter essere nuovamente attrattiva per gli elettori e dunque suggellare quel contratto sociale tra Stato e società civile di cui già parlavano filosofi del calibro di Thomas Hobbes. Fatto ciò, tocca a noi cittadini rispettare quel tacito patto e poter lanciare quel messaggio, ma soprattutto quel fervore capace di riavvicinare quanti si sentano delusi (molte volte a causa anche di facili “PROCESSI MEDIATICI”) o preferiscano disinteressarsi alla cosa pubblica. Anche solo per poter dire, un giorno, di aver contribuito a tentare di cambiare lo status quo. L’immobilismo od il disinteresse non genera certo best practices: al contrario invece, solo i percorsi amministrativi e politici ampiamente condivisi sono capaci d’innescare innovazione di processi e di tendenze tanto nel breve, quanto nel lungo periodo. Ed è soprattutto dalla visione di lungo periodo che bisogna partire: certo un ‘pit-stop’ per fare i primi bilanci è doveroso (come dimostra questa INCHIESTA) ma la vera meta da dover sottoporre alla lente d’ingrandimento è il percorso che di qui innanzi si vuole intraprendere. Una piccola osservazione mi preme infatti farla subito: non ho letto (o forse mi sarà sfuggito) in nessuno dei precedenti commenti, alcuna parola spesa su quelle proposte concrete avanzate per un rilancio della nostra città. E soprattutto, nessuna parola su come pensare di ri-attrarre in città tutti quei giovani sanseveresi che per un motivo o per un altro hanno scelto di formarsi (e successivamente vivere) al di fuori di essa, arrivando anche a compiere esperienze di studio e lavoro all’estero, o distinguersi per meriti nei vari atenei. Il sottoscritto da diversi anni si occupa della formazione di “giovani menti” e da studioso del diritto e delle politiche sociali, ha affrontato diverse questioni inerenti le politiche giovanili. Cito solo un esempio: per i corridoi della Scuola di Scienze Politiche di Forlì (sede decentrata dell’Università di Bologna) in cui ho l’onore e l’onere di espletare oggi quella che definisco essere una ‘mission’, siamo passati in TANTI DA SAN SEVERO e ognuno di noi si è particolarmente distinto per i suoi piccoli successi personali e lavorativi. Ancora oggi, all’inizio di ogni anno accademico incontro studenti della mia città che scelgono di abbracciare studi politici internazionalistici col desiderio un giorno, di mettere a frutto nella propria terra (e chissà, anche nella propria città) quanto appreso durante gli anni a venire. Ed è proprio a loro che voglio dedicare questo mio intervento, perché possa essere io il primo a “rompere il ghiaccio” e ne possano seguire altri di contributi, scritti da giovani sanseveresi. A loro mi rivolgo soprattutto, a quanti, miei coetanei o anche meno, nutrono sogni e speranze, a quanti non si arrendono, a quanti cercano quotidianamente di TENERE ALTO IL NOME DELLA CITTÀ DA CUI PROVENGONO. Allora mi auguro che le politiche cittadine ed anche del nuovo governo regionale sposino la piena volontà di ripartire dai giovani, dai loro bisogni, e perché no, dai loro sogni, per restituire dignità ma soprattutto l’orgoglio di far parte di una comunità e di una nazione intera. Penso che ognuno di noi a questo punto, debba poter contribuire nel proprio piccolo a migliorare l’efficienza istituzionale, dovendo farlo partendo dalle proprie capacità e dalle proprie certezze. In politica ci affanniamo tutti a trovare il CAPRO ESPIATORIO specie quando le cose sembrano non funzionare a dovere; sarebbe più utile invece mobilitarsi e smuovere le coscienze, accettare il confronto e la sfida di fare squadra comune affidandosi anche alla preziosa collaborazione di quelli che comunemente sono chiamati ‘tecnici’. La politica, le sue istituzioni, la burocrazia, sono concetti spesso difficili da declinare, comprendenti logiche che comunemente esulano da una conoscenza manualistica ed è per questo che avvicinarsi alle stesse richiede preparazione, spirito critico per coglierne a volte le contraddizioni, ma soprattutto profonda umiltà nel non avere la pretesa di essere dalla parte di coloro che si definiscono ‘GIUSTI’, ma dalla parte di chi le istituzioni può migliorarle col proprio contributo. Prima della pausa estiva, abbiamo assistito al rinnovo del Consiglio regionale, per il quale auspico una nuova fase, una fase per così dire “Costituente” – come credo sarà certamente – in cui si pongano le basi per riavvicinare i giovani (e non solo) alla politica, anche attraverso programmi di valorizzazione delle conoscenze dell’Ente regione e delle sue peculiarità, che ai più sfugge, nonostante abbia rappresentato e rappresenti tuttora la sede naturale di mediazione decisionale tra il centro e la comunità dei cittadini. Mi vengono in mente tematiche a me care come le politiche europee, che chiameranno la Regione a svolgere un ruolo attivo e partecipativo nella definizione delle stesse. Quest’ultime oggi rappresentano un imprescindibile approdo per poter armonizzare non solo la legislazione nazionale, ma anche quella regionale capace di poter innovare ed aprire nuove opportunità alla comunità nel suo complesso, grazie ai Fondi e programmi comunitari. Rendere queste azioni conoscibili, comunicabili con un linguaggio semplice ed allo stesso tempo diretto ed efficace, penso debba essere l’obiettivo futuro. In particolare, cogliendo quella domanda di innovazione che i giovani e meno giovani chiedono a gran voce alla politica, credo sia necessario dover prevedere nuove forme di comunicazione e confronto, che includano non solo gli addetti ai lavori o gli stakeholders, ma anche parte della società civile portatrice di idee e dell’esperienza quotidiana, che come spesso viene rilevato sembra sempre più allontanarsi dai circuiti di decisione politica. Naturalmente molte di queste azioni possono anche passare per una valorizzazione di quei TALENTI, che a volte si dimentica di avere come prima osservavo. Perché allora – e qui molto umilmente mi rivolgo al Sig. Sindaco, avv. Francesco Miglio, e ai membri della massima assise cittadina – non provare a sperimentare azioni concrete che coinvolgano direttamente quanti si sentano pronti a “METTERSI IN GIOCO” per il bene della propria città, apportando quel contributo proattivo necessario al rilancio della macchina amministrativa? Perché non istituire dei tavoli di concertazione, sul modello francese, tra COMUNI DEL CIRCONDARIO che partendo da iniziative di informazione, studio e ricerca a supporto del procedimento amministrativo arrivino ad instaurare relazioni più strette e durature con la Regione (iniziative di carattere legislativo o regolamentare relative a problematiche locali), al fine di provare a porre le basi per la nascita di un modello partecipativo che chiami in causa anche più realtà territoriali? Un ‘laboratorio di sussidiarietá’ insomma, in cui ad esempio il COMUNE DI SAN SEVERO possa essere capofila dei Comuni dell’area garganica e dei monti dauni, anche per valutare le nuove possibilità offerte dalla legislazione nazionale in tema di UNIONI DI COMUNI. Senza pensare che data l’imminente attuazione della legge DELRIO, occorre legiferare in fretta a livello regionale il riordino istituzionale e questo chiamerà in causa le vecchie province che diverranno AREE VASTE, interessando ovviamente le comunità di cittadini pregresse. Ed ancora il problema criminalità ed illegalità dilagante in città: oltre che su azioni politiche rilevanti per arginare il fenomeno, credo sia necessario poter contare anche su iniziative di sensibilizzazione, che intervengano più sulla PREVENZIONE che non sul contrasto diretto. Iniziative che coinvolgano un numero sempre crescente di cittadini e di realtà nazionali e locali finalizzate a sensibilizzare in particolare le giovani generazioni, sui temi della LEGALITÀ e CORRESPONSABILITÀ, a partire dall’analisi delle forme, spesso subdole e difficilmente individuabili, che la criminalità e le infiltrazioni presentano sul nostro territorio. (‘Coltiviamo la legalità’ ad esempio è stato un progetto che ha coinvolto diverse amministrazioni comunali e la Regione Emilia-Romagna). In merito poi al rilancio dell’economia e al contrasto della disoccupazione, riporto il caso di alcuni Comuni del Friuli Venezia Giulia che hanno istituito sportelli informativi sui fondi e programmi dell’UE rivolti ai privati ed alle imprese, (soprattutto su POR-FESR, PSR, FSE) al fine di indirizzare l’utenza a conoscere le opportunità che l’Unione europea mette a disposizione di quanti vogliano intraprendere un’attività imprenditoriale o internazionalizzare la produzione. La progettazione europea rappresenta oggi un trampolino di lancio ed àncora di salvezza per le casse comunali su cui contare per un miglioramento dell’intero territorio. Altro tema d’interesse generale è quello di favorire la mobilità dei giovani all’estero, anche per compiere esperienze di lavoro o tirocini retribuiti: in tal senso ho seguito personalmente le fasi evolutive del progetto ‘Mobilitas’ portato avanti dall’amministrazione comunale di Forlì in collaborazione con l’Università di Bologna e i risultati ottenuti hanno certamente superato le aspettative. Pensare di replicare questi modelli, è possibile: per fortuna l’armonizzazione legislativa e la comparazione giuridica consentono di studiare le best practices di altre realtà locali virtuose, per poterne replicare dunque le modalità organizzative. Ci tengo a sottolineare che quelli appena elencati, vogliono essere solo suggerimenti suffragati dall’esperienza diretta di un giovane ricercatore di diritto comparato, che non hanno alcuna presunzione se non quella di poter essere possibili case study d’ausilio al ripensamento di modalità gestionali ed organizzative della macchina burocratica. Ma vogliono essere anche occasione di stimolo per l’opinione pubblica, affinché non sia costituita da semplici spettatori delle vicende cittadine, ma da elettori attenti e coscienti, capaci di unire le proprie forze per il bene comune. Come già detto la vera sfida sta nelle nostre mani, in quelle di OGNI CITTADINO DI SAN SEVERO e,volendo allargare questa mia riflessione, nelle mani di ogni cittadino del Sud in generale: perché non si resti in bilico tra errori del passato e quel doveroso bisogno di riscatto. Solo così si riuscirà a sconfiggere il lento declino capace di alimentare quel progressivo processo di ‘desertificazione’ economico, sociale, industriale dell’intero Mezzogiorno. Perché tra gli ombrelloni roventi del Gargano e del Salento, tra le pagode intrecciate con le fronde di palma della Sicilia, tra le bellezze della Costa ionica, solo per citarne alcune, si nascondono ragioni, speranze e sogni. Sogni di giovani, di meno giovani che tra un tuffo in mare ed una sigaretta in spiaggia, sembrano guardare al futuro con occhi diversi dal passato. Abbiamo letto che la politica e i politici sono spesso additati come NEMICI NUMERO UNO: io credo non siano i soli da definire responsabili per quanto sta accadendo in generale nell’intero Mezzogiorno. I politici si sa, prima osannati per evidenti ragioni elettorali, poi messi alla gogna quando ormai è troppo tardi. Una mezza verità questa: il Sud non è solo il regno della mediocrità o del malaffare diffuso, come vogliono farci credere. Abbiamo ottimi amministratori e dirigenti e funzionari eccellenti. La verità è che per anni la rappresentanza politica del Sud non è stata altro che autoreferenziale, alimentando fenomeni di LOCALISMO ‘SFRENATO’, di sindacalismo geografico e non certo di affermazione di un riscatto regionale ancorché nazionale. Anziché combattere il CLIENTELISMO, facendo sì che nuove leve di giovani potessero affacciarsi alla finestra della politica, della buona politica, fatta di scelte, di programmazione, di lotta agli sprechi, di azione e non certo inazione amministrativa, migliorando così la caratura morale e professionale dei nostri rappresentanti, si è lasciato che “TUTTO CAMBIASSE PER NON CAMBIARE NULLA”. Una fiction spesso e volentieri di STAMPO ELETTORALE. E poi si legge di questo o di quel partito che si illude di poter gestire e contenere i fenomeni politici del Sud, a seconda delle circostanze, facendone caricatura o sfruttandoli, viceversa, a proprio uso e consumo per un possibile vantaggio nei sondaggi elettorali. La verità è che tra un tuffo in mare, tra il silenzio delle fresche pinete, forse siamo davvero tutti noi a dover pensare come liberare la società meridionale da inutili zavorre a lungo e per troppo tempo sopportate come un destino ineluttabile. I destini, specie quelli politici, possono essere invertiti. Ma per farlo occorre orgoglio, occorrono scelte, responsabilità e voglia di cambiamento, voglia di rischiare, voglia di mettersi in gioco a qualsiasi livello. Occorre compiere scelte lungimiranti capaci di invertire i trend finora seguiti, per restituire quella DIGNITÀ PERDUTA all’intero tacco e scarpone d’Italia. Ma occorre anche che la voce del cambiamento reale, nel Mezzogiorno, sia interpretata da nuovi protagonisti, che rifiutino vecchi paradigmi e logiche perverse. Occorre una classe politica meridionale capace di dire ai cittadini LA VERITÀ e non quello che molti di essi, troppo spesso, vogliono sentirsi dire. Una classe politica che parli italiano e inglese, anche con accento meridionale, ma che abbia una visione e orizzonti internazionali, che abbia uno spirito ‘glocal’ (globale e locale al tempo stesso), che si assuma il rischio di scommettere sui propri giovani talentuosi, pronti ad arrivare al fotofinish per tentare di sovvertire le sorti della propria terra. E non è difficile trovarli, ce ne sono a centinaia di meridionali pronti a riprendersi il proprio Sud, con passione, orgoglio e determinazione. Se la classe politica e dirigente vorrà scommettere sui propri giovani di talento, salverà se stessa, altrimenti non resteranno che dune di sabbia rovente, spazzolate da un vento caldo capace di bruciare qualsiasi seme di speranza, di crescita e riscatto di quella parte più viva e verace della nostra cara Italia: che per dirla con le parole di un grande cantautore italiano, “di terra bella e uguale non ce n’è”. Quest’ultimo discorso vale anche per la nostra città, che possa ‘SVEGLIARSI’ dopo la pausa estiva con un chiaro obiettivo all’orizzonte. E’ necessario che tutte le forze politiche riprendano pacatamente il dialogo, che si realizzi un’integrazione al modello di governance dell’ente, e magari anche attraverso un nuovo servizio legislativo d’ausilio al Consiglio e alla Giunta si possano studiare ed approfondire quelle best practices di altre realtà comunali virtuose. Così – per restare in tema estivo – da poter prendere serenamente il largo, anziché continuare a navigare ‘a vista’ in acque poco sicure per tutti. Che il finire dell’estate porti consiglio, che la voglia di riscatto pervada nel profondo ogni ‘figlio del Sud’ in queste afose e assolate giornate di agosto.
prof. CARLO U. de GIROLAMO
Ph.D. in diritto pubblico comparato e dell’Unione
Europea – Università degli Studi di Udine