RIFLESSIONI DOPO L’ASSASSINIO DI UN NONNO

LETTERA AL DIRETTORE
di FRANCESCO ARMENTI
Caro Direttore,a “riflettori spenti” (o quasi) sul triste assassinio di ANTONIO CARAFA permettimi alcune considerazioni. Ho rifiutato durante i “giorni caldi” ogni invito a rilasciare dichiarazioni e commenti su di un fatto su cui speculare (dai politici, amministratori, moralisti e anche colleghi giornalisti) è fin troppo di moda. Dinanzi agli ennesimi fatti di sangue e di violenza che stanno barbaramente uccidendo la nostra comunità ho sentito salire dal profondo un grido del cuore che sa di un misto tra indignazione, denuncia, protesta e speranza. Quando una comunità non è più in grado di difendere i suoi “nonni”, di educare i bambini, di veicolare e dare risposte alla sacrosanta voglia dei giovani di vivere e di realizzarsi, di proteggere chi scommette la propria vita investendo in piccole o medie imprese lavorative, di dare un’alternativa ai padri e alle mamme che perdono il lavoro…dobbiamo avere il coraggio di fermarci e di riflettere se non vogliamo farci travolgere da questo vortice di DISUMANITÀ. L’assassinio di nonno ANTONIO, più che a discorsi e predicozzi di routine, deve stanarci dal nostro perbenismo e dalla nostra indifferenza, e costringerci a un esame di coscienza perché di questa morte e del malessere sociale di questa Città siamo tutti responsabili. Condivido con te le domande che mi stanno martellando la mente e il cuore e che mi provocano fino al punto di togliermi il sonno. -Gli anziani non dovrebbero restare soli ma tornare in famiglia, vivere con i figli e i nipoti. Che ricchezza pedagogica e umana sono i nonni per i bambini! Ma a noi pesano, sono ingombranti,ci impediscono di essere liberi, “puzzano”…Non avremo futuro degno di uomini senza il rispetto e la valorizzazione degli anziani. – Chi uccide, chi mette bombe, commette violenze, ruberie, prepotenze, furti, scippi…è degno figlio di una società modellata da noi adulti. Sentirsi “colpevoli” del degrado della nostra Città significa rivoluzionare il pensiero e le idee che generano la vita sociale, politica ed ecclesiale. Tutti dovremmo recuperare il senso dell’ascolto come fondamento dell’azione amministrativa ed educativa in genere. Politici, amministratori, educatori, insegnanti, professionisti, ministri della Chiesa, genitori rissosi, superbi,egoisti, interessati ai propri “orticelli” e incapaci di ascoltare la vita e la gente tolgono respiro all’esistenza e speranza ai giovani. La corruzione, l’omertà, l’indifferenza, l’incapacità educativa, l’incoerenza e la complicità diretta e indiretta, la miopia politico-amministrativa uccidono la vita quanto una mano assassina. – Sogno per questa Città, agonica e avvinghiata in un pericoloso torpore esistenziale,una vera rivoluzioneinnescata e condotta dai giovani. Sì, i giovani che nonostante le incapacità educative e la corruzione etica e morale di noi adulti continuano ad essere ricchi dentro di valori alti, credono all’onestà, sognano quell’Amore che trovano sempre meno a partire dalle loro case, hanno ideali forti e guardano la vita sentendosi cittadini del mondo. Quei giovani che vorrebbero che i nonni fossero a casa con loro ma che i genitori non glielo permettono, quei giovani che vanno in discoteca, al pub ma anche alla mensa dei poveri piuttosto che in oratorio o dovunque c’è bisogno di una mano. Mi accorgo che il mio grido del cuore non è, per fortuna, l’unico, è anche il loro. Il segreto allora è quello di “DIVENTARE GIOVANI” NEL CUORE E NELLA MENTE. Che significa? PAOLO VI, formatore di uomini e donne di grande valore, diceva che per salvare il mondo bisogna amarlo. Allora, ragazzi, vogliamo fare questa rivoluzione? Iniziamo a vederci, confrontarci e discutere per passare all’azione.