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Riflessioni sportive: L’IMPORTANZA DEL RISCALDAMENTO

di VANNI PELUSO CASSESE

 C’è una parte di lavoro prevista dall’attività sportiva alla quale, molto spesso, non riserviamo la giusta attenzione. E’ la fase detta di riscaldamento. Con essa cerchiamo di portare gli atleti al giusto livello di condizione fisiologica, tecnica e psichica talché possano affrontare adeguatamente un lavoro d’impegno elevato. Parliamo di quell’arco di tempo, che precede la gara o la seduta d’allenamento, durante il quale l’atleta esegue, spesso con il crisma della ritualità, un lavoro di modesta entità. L’effetto organico prevalente del riscaldamento è l’innalzamento della temperatura corporea di 1-2 gradi e l’aumento dei battiti cardiaci. Tali modificazioni determinano l’instaurarsi delle condizioni favorevoli a poter sopportare un impegno psicofisico rilevante. Vediamole, dunque. Aumentata vasodilatazione, che consente un maggior apporto di ossigeno e di elementi energetici, ma anche una più facile eliminazione delle scorie metaboliche. Maggiore attivazione delle reazioni chimiche deputate alla trasformazione dei substrati energetici in energia di pronto utilizzo. Diminuzione dell’attrito a livello articolare, derivante dalla minore viscosità del liquido sinoviale, e perciò favorente movimenti meno dispendiosi. Aumentata sensibilità dei ricettori nervosi e maggiore velocità di trasmissione degli impulsi. Ora, mentre il riscaldamento proposto all’inizio di un allenamento, può consentire, comunque, di approcciare le successive esercitazioni con un piccolo margine ancora di sicurezza derivante da un’ulteriore possibile gradualità d’impegno, un riscaldamento precedente la gara, invece, deve consentire all’atleta e, quindi, al giocatore di poter esprimere, già dalla prima azione di gioco, tutto il potenziale di cui è dotato. Un riscaldamento di scarsa intensità, condotto a ritmo uniforme e prolungato non determina un aumento della temperatura corporea fino ai 38-39° richiesti. E’, invece, un carico di medio periodo, circa 20’, e d’intensità progressiva, che raggiunga per un breve tempo quella massimale, che garantisce l’innalzamento della temperatura corporea di 1-2°. Pertanto l’intensità svolge un ruolo maggiore della durata. Il riscaldamento di atleti evoluti è bene non sia guidato per l’intero periodo dall’allenatore. Infatti, esso è tanto più producente quanto più è affidato alla personale amministrazione dell’atleta. Il quale con la sua diretta esperienza farà entrare nella routine del suo riscaldamento quelle esecuzioni che sono anche personali indicatori del conseguimento di un’ottimale condizione per iniziare la gara. Quasi tutti gli atleti d’alto livello dividono il riscaldamento pre-gara in tre fasi. Quella di attivazione fisiologica generale. Quella dell’esecuzione di esercizi di allungamento muscolare, di mobilità articolare e di ricerca della giusta concentrazione. E, infine, quella di ricerca e rifinitura della tecnica in uno con l’attivazione psicofisica idonea a iniziare la gara. I molteplici studi sugli effetti esercitati dal riscaldamento sulla prestazione sportiva non sono ancora in grado di indicare una routine scientificamente dedotta. Tali studi, evidentemente, presentano ancora deficienze di approccio o d’interpretazione del problema. Quindi, si può ben dire che, nella fase del riscaldamento pre-gara, l’amministrazione in parte personale condotta dall’atleta esperto, è ancora da ritenersi quella sicuramente affidabile.

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