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San Severo: 85 anni fa veniva inaugurato il Teatro Giuseppe Verdi

Oggi, 9 dicembre 2022, il Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” di San Severo compie 85 anni. Per celebrare questo importante anniversario il Comune di San Severo ha programmato la pubblicazione di un volume, curato dal prof. Emanuele d’Angelo, dedicato alla storia dei teatri pubblici di San Severo, con particolare riguardo ai documenti custoditi nell’Archivio Storico Comunale, parte integrante della Biblioteca Comunale “Alessandro Minuziano”.
“Nell’attesa dell’uscita di questa importante opera vogliamo ricordare brevemente – dichiarano il Sindaco Francesco Miglio e l’Assessore alla Cultura Celeste Iacovino – quello che ha rappresentato e rappresenta per la città il Teatro Comunale, meraviglioso contenitore culturale, espressione della storia di San Severo e dei suoi cittadini, per i quali, unitamente alla Biblioteca comunale e al suo prezioso patrimonio librario e documentario, costituisce con orgoglio il simbolo della propria Cultura, resistente nel tempo anche ai più diversi tentativi di offuscamento”.
«Ars lumen vitae. Il nuovo Teatro Comunale di San Severo» del prof. Emanuele d’Angelo: “La tradizione teatrale di San Severo scaturisce dalla cultura e dalla sensibilità dell’antica aristocrazia cittadina. Già ai primi anni del Seicento, infatti, sono attestate in città alcune sale di palazzo, messe a disposizione da colti signori, in cui ci si dedicava ai piaceri delle lettere e della musica, non di rado condividendoli con ospiti forestieri. Ma fu solo intorno alla metà del Settecento che nacque il primo teatro pubblico sanseverese, realizzato in una sala dell’antico Palazzo del Decurionato, nel cuore della città, e attivo fino ai primi anni dell’Ottocento.
Il 21 novembre 1819 fu inaugurato, invece, il Real Borbone, il primo teatro all’italiana di Capitanata e uno dei primissimi nel Mezzogiorno. Con una comoda platea e tre ordini di palchi, per oltre 430 posti complessivi, il Real Teatro rappresentò per la città il luogo culturale privilegiato per oltre un secolo, fino alla chiusura nel gennaio 1927.
Considerata l’inadeguatezza del vecchio teatro, divenuto insufficiente rispetto alla popolazione, già nel 1925 l’Amministrazione Comunale prese in considerazione l’opportunità di costruire un nuovo edificio per gli spettacoli, incaricando per la redazione del progetto l’ing. Ricci. Il suo progetto, approvato nel 1926, fu poi accantonato. Seguì, nel 1928, il progetto dell’ing. Recca, risultato talmente sgraziato da dover essere radicalmente rifatto dall’ing. Celozzi alla fine dello stesso anno. Celozzi seppe risolvere molti dei problemi legati alla costruzione del grande edificio sull’area trapezoidale del giardino dell’ex monastero di san Lorenzo, ma il suo progetto apparve esteticamente assai discutibile. Così nel 1929, avviato il cantiere e iniziato lo scavo per le fondazioni, si incaricò il celebre architetto e ingegnere Cesare Bazzani, accademico d’Italia, di ridisegnare i prospetti esterni del teatro rispettando quanto più possibile lo scheletro architettonico progettato da Celozzi. Bazzani, tuttavia, non si limitò a ridisegnare i prospetti, ma rifece, per quanto atteneva alla parte artistica, i disegni del vestibolo, dell’atrio, della sala ecc. «onde metterli in armonia con lo stile da lui prescelto per i prospetti». Per la verità, fin da subito fece anche presente «la necessità di varie modifiche organiche, per quanto di dettaglio, ne le planimetrie, ne l’organismo, già diligentemente predisposto», facendo correggere in corso d’opera le fondazioni, il tutto in funzione di una serie di modifiche, «consigliate da varie ragioni» che, nondimeno, si rivelarono presto tutt’altro che «di dettaglio»: l’area del palcoscenico e la zona riservata ai camerini e ai locali del retropalco furono interamente riviste, il sistema di copertura dell’edificio fu del tutto trasformato, l’avancorpo cogli ambienti di intrattenimento venne sostanzialmente rimodulato, la sala teatrale fu modificata strutturalmente sia nella partizione dei palchi sia nella definizione del quinto ordine, coll’arretramento delle colonne portanti e la sostituzione della grande cupola circolare all’angusta calotta irregolare immaginata da Celozzi, ottenendo maggiore visibilità, migliore acustica e, soprattutto, un’eccezionale dilatazione degli spazi, perfetto amplificatore della monumentale solennità dell’ambiente riformato dall’architetto. In aggiunta, Bazzani pretese e ottenne di seguire personalmente l’esecuzione dei suoi progetti, «elemento indispensabile per il migliore sviluppo e risultato di lavoro». Il geniale architetto romano divenne, in altre parole, il principale artefice dell’edificio teatrale, di cui curò ogni minimo dettaglio. Celozzi invece, benché autore dell’ingegnosa ossatura originale del teatro, si limitò a osservare le imposizioni di Bazzani e a dirigere il cantiere, intervenendo esclusivamente in questioni di ordine statico.
L’impianto scenotecnico del teatro fu realizzato da Mario Bornisacci, un’autentica autorità in materia. Le decorazioni furono eseguite, su disegni di Bazzani, dall’artista sanseverese Luigi Schingo. La grande cupola in ferro, pesante circa 19 tonnellate e del diametro di 20 metri, fu costruita dalla ditta D’Achille di Pescara. Sempre su disegni di Bazzani, inoltre, le prestigiose vetrerie Venini di Murano realizzarono  tutti i gruppi luminosi in cristallo, e soprattutto il gigantesco lampadario della sala, del peso di circa una tonnellata.
Nel 1935 Bazzani inviò gli ultimi disegni, quelli del ridotto dei palchi, e nel 1936 l’edificio, capace di 1600 spettatori, fu completato. Il nuovo teatro costò complessivamente 2.938.800 lire. Il 9 dicembre 1937 il nuovo Comunale fu solennemente inaugurato coll’«Andrea Chénier» di Umberto Giordano. Il musicista, impossibilitato per ragioni di salute a dirigere personalmente l’opera, scrisse il 4 dicembre al podestà, scusandosi di non poter intervenire all’evento essendo «nella assoluta impossibilità di assentarsi da Milano», ma dedicando memorabili parole al nuovo teatro: «Ciò mi addolora profondamente. Avrei con gioia ammirato l’opera del sapiente e geniale architetto Bazzani e sarei stato fiero di assistere fra i miei amati concittadini al mio Chénier, dato per inaugurazione del Teatro. Sono anche orgoglioso come pugliese che la mia S. Severo possa glorificarsi di possedere uno dei teatri più belli e moderni che vanti l’Italia».
La sera dell’inaugurazione erano presenti le autorità civili e militari, l’architetto Bazzani e gli altri artefici della costruzione del teatro. Aprirono il velario di velluto cremisi «due valletti in costume ed in parrucca». Il capolavoro di Giordano fu esaltato dall’interpretazione del grande soprano Rosetta Pampanini.
La programmazione del nuovo teatro fu da subito ricca e di qualità: furono allestiti numerosi spettacoli lirici e di prosa, operette, varietà e balletti che resero la moderna struttura teatrale sanseverese un imprescindibile punto di riferimento per l’intera Puglia e non solo. Dopo la breve interruzione causata dagli eventi bellici, il teatro riprese la regolare programmazione, offrendo un ampio ventaglio di spettacoli di ogni genere (con personalità artistiche di prim’ordine) e confermando la sua assoluta eccellenza in Capitanata. A garantire la continuità e la qualità degli spettacoli fu Alfredo Menelao, l’impresario cui l’Amministrazione Comunale, che scelse di non occuparsi direttamente della gestione artistica del teatro, si affidò fin dalla stagione lirica inaugurale del 1937, un professionista di provata esperienza che gestì la programmazione del teatro sanseverese quasi ininterrottamente fino alla sua prematura scomparsa nel 1947, portando sul palcoscenico della sala di Bazzani artisti lirici del calibro di Toti Dal Monte, Maria Pedrini, Margherita Carosio, Gino Bechi, Galliano Masini, Iva Pacetti, Ebe Ticozzi, Benvenuto Franci, Ugo Savarese ed altri.
Scomparso Alfredo Menelao, fu il suo referente, l’impresario sanseverese Cesare Giancola, ad assumere la responsabilità della gestione del teatro comunale, organizzando fino al 1973 una innumerevole serie di spettacoli di ogni genere e ospitando artisti di prim’ordine, tra cui Peppino e Titina De Filippo, Carlo Dapporto, Walter Chiari e Sandra Mondaini per la commedia, Paola Borboni, Salvo Randone, Aroldo Tieri e Arnoldo Foà per la prosa, Erminio Macario, Fanfulla e Nino Taranto per l’avanspettacolo, Domenico Modugno, Gino Paoli, Gianni Morandi e Rita Pavone per la musica leggera.
Nel dicembre del 1973, per volontà del sindaco Raffaele Iacovino, finì l’età degli impresari, perché da questa data l’amministrazione comunale riprese a gestire direttamente la programmazione del teatro. Finì anche l’uso poco ortodosso e indiscriminato della monumentale struttura, impiegata spesso per attività a dir poco improprie (non ultime le partite di pugilato, i banchetti di nozze e le feste degli studenti) e coll’avancorpo divenuto sede di associazioni giovanili e non, un utilizzo incauto che non aveva mancato di danneggiare profondamente l’edificio e rovinarne gli arredi. Due anni dopo, coll’approvazione di un nuovo regolamento, terminava il lungo iter burocratico di questa radicale riforma gestionale. Il regolamento, tra l’altro, stabiliva la nuova denominazione del teatro, ufficialmente dedicato a Giuseppe Verdi.
Nel 1987, dopo cinquant’anni di vita trascorsi senza alcun intervento di manutenzione straordinaria dell’edificio, il teatro è stato chiuso per irrimandabili radicali restauri degli interni e delle coperture. Completati i restauri, il teatro, rimesso completamente a nuovo, riapre nel 1991 con un allestimento del Rigoletto di Verdi. Nel 2002, invece, si effettua il restauro dei prospetti esterni, mai stati, fino ad allora, oggetto di manutenzione.”
Nel 2016 il Teatro Comunale “G. Verdi” è oggetto di un provvedimento amministrativo prefettizio che ne impedisce la fruizione, in quanto dal 1998 la struttura risulta sprovvista delle autorizzazioni previste dalla legge. Nel 2017, grazie all’amministrazione del sindaco Francesco Miglio, sono stati realizzati i lavori di adeguamento necessari per la messa in sicurezza e il rispetto delle norme antincendio per conseguire finalmente la certificazione definitiva di agibilità, ottenuta il 15 novembre. Per circa vent’anni gli amministratori comunali avevano proceduto con agibilità provvisorie, a volte di spettacolo in spettacolo, senza affrontare con decisione le numerose e delicate problematiche inerenti alla sicurezza. L’Amministrazione Miglio ha invece deciso di tracciare una linea retta, con lavori che hanno comportato un notevole impegno economico, nella piena convinzione che la cultura della legalità passa anche dal rispetto delle norme di adeguamento previste per gli edifici pubblici.
Il palcoscenico del “Verdi” negli ultimi anni ha ospitato attori noti a livello nazionale e internazionale di ogni genere teatrale, cantanti e protagonisti del mondo dello spettacolo molto apprezzati dal pubblico, registrando il tutto esaurito. Tra i nomi che hanno brillato sui più recenti cartelloni del “Verdi”: Tullio Solenghi, Massimo D’Apporto, Leo Gullotta, Alessandro Prezioni, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Silvio Orlando, Andrea Giordana, Geppy Gleijeses, Rocco Papaleo, Ambra Angiolini, Daniele Pecci, Serena Autieri, Maurizio Micheli, Francesco Pannofino, Emilio Solfrizzi, Antonio Stornaiolo, Massimo Ghini, Lello Arena, Angela Finocchiaro, Biagio Izzo, Carlo Buccirosso, Lorella Cuccarini, Giampiero Ingrassia, Giancarlo Giannini, Giuliana De Sio, Gianna Fratta, Giovanni Allevi, Enrico Brignano, Paola Minaccioni, Anna Foglietta, Simona Marchini, Teresa Mannino, Nicolas Vaporidis, Ettore Bassi, Alessandro Siani, Antonio Catania, Gioavnni Esposito, Enzo De Caro, Massimo Lopez, Tosca d’Aquino, Massimiliano Gallo, Christian De Sica, Maurizio Battista, Claudio Baglioni, Mogol, Simone Cristicchi, Vittorio Sgarbi ecc.”.

San Severo, 8 dicembre 2022

IL PORTAVOCE del SINDACO
Avv. Dario de Letteriis

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