SAN SEVERO: Anteprima del secondo lavoro discografico de “A Candine de Farallette’”

Sabato 15 nel suggestivo set del chiostro dei Celestini in Piazza Municipio Il gruppo musicale “A Candine de Farallette’”
ha presentato un’anteprima del secondo lavoro discografico : ”Secondo noi”.
Sei canzoni, non una di più, che hanno lasciato il numeroso pubblico accorso, con la voglia di ascoltare qualcosa di più.
I brani presentati sono
stati: “Nu sogne ind’a realtà” un canto d’amore interpretato da Caterina Mazzeo, dal testo delicato sospeso tra sogno e realtà”… porgimi quella mano, non startene lì fermo chè questa stella deve brillare”. Musica dal ritmo lieve, con un inciso aereo e brioso. “Gemma Turmaline” è probabilmente uno dei brani che coniuga meglio gusto musicale e testo. Il Salento e il tavoliere, la Puglia con i punti cardinali invertiti, un inno al barocco, un omaggio alla dedizione di una donna trasferitasi dalla sua amata terra per un altro amore . Un brano apprezzabile sia nel delicato testo poetico che nell’impetuoso arrangiamento musicale, con il basso di Marco Rubino che ha introdotto una tensione emotiva e sostenuta dalla vibrante trama percussiva di Domenico Teto alla batteria.
E’ seguita l’esecuzione di “Janneme n’zonne mò “ una canzone che trasuda la nostalgia, giocata sui ricordi di un giovane innamorato che ritrova nel sogno la sua vecchia fiamma. Il pubblico ha apprezzato particolarmente le parti corali con le voci di Bruno Pacentra e Caterina Mazzeo che arricchivano il canto di William Avezzano.
È seguito un altro brano con intro spagnoleggiante “Mbà Mechele” cantato dal leader del gruppo e autore di testi e musiche della Candine, Willi Avezzano. Il canto è rivolto a San Michele per invocarlo ad una maggiore giustizia, affinchè protegga i più deboli, anche quelli che sbagliano… “ fate come i monti, inchinatevi anche voi al mare”. Musicalmente evidenzia la profonda assimilazione degli stilemi della migliore tradizione popolare, con alternanza di incisi che ne fanno un brano originale; pregevole l’assolo di fisarmonica e il sostegno ritmico del tamburello di Bruno Pacentra.
Ma uno dei momenti più apprezzati della serata è stato l’intervento di altri due artisti sanseveresi: Matteo Marolla e Alessandra Pennacchia che hanno interpretato il brano più conosciuto del gruppo: “Scitete Sanzevire” anche grazie al successo del suo video sul web e soprattutto al passaggio al TG1 . Il canto è un collage di quadretti della nostra realtà, un affresco con i suoi ritmi di vita quotidiana ma anche un grido disperato al risveglio e all’impegno per non abbandonare i figli della nostra terra che si stanno perdendo.
Ha chiuso la serata il brano “Rivoluzione” che esprime la rabbia per gli sprechi, l’insolenza del potere e l’invito a dare forza e spazio alla poesia, a rivalutare sapori e valori veri e semplici: fiori e canzoni; limoni e ciliegie; insomma una rivoluzione culturale. Gli assoli di Riccardo Rubino che ha alternato chitarra elettrica e acustica, hanno impreziosito questo e le altre esecuzioni del gruppo
A fine serata per il pubblico cd autografati dai musicisti e dall’autore.
Completano il disco: “Diteve mò a canosce” è una denuncia contro le forme di razzismo declinata con echi ritmici tribali;
il più mediterraneo, ma non meno amaro, Felice a metà , una delicata storia dedicata a chi non potendo vedere la luce ed i colori percepisce, con la sua sensibilità, il mondo con gli altri sensi ;
Una sambetta sullo sfondo di un’estate nostalgica e magica che ha lasciato un dolce ricordo e qualche rimpianto in Tutte e duje ind’a stessa maglije;
Non regalava lo sguardo a nessuno “zi’ Luigge” con la tesa del suo cappello calata; un anziano vissuto tra i briganti e i segreti delle montagne dell’Aspromonte; rassegnato a morire con il suo destino segnato. Insomma, secondo noi, un disco da ascoltare con attenzione per cogliere tutte le sfumature e gli originali arrangiamenti.
Un lavoro ardito, frutto di una scommessa testarda e ambiziosa: far rivivere la tradizione pur con la voglia di rimettere in discussione alcuni paradigmi della nostra cultura meridionale, raccontata con un dialetto non propriamente musicale.
Infine un omaggio al grande Paz, con una citazione “ Amore è tutte quille ca ce po’ tradì ancore” ,del nostro visionario e grande innovatore del fumetto e della comunicazione alternativa. Un brano impegnativo nel testo e originale nel sound.
Gianni Mazzeo
Angelo Gianni
