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San Severo: anziana signora “spogliata” e abbandonata – condannata una quarantenne.

È terminata, quantomeno nei giudizi di merito, unatriste vicenda processuale che ha coinvolto una novantenne di San Severo, vittima delle ingannevoli attenzioni di una sua lontana parente.

La vicenda risaleal 2011, quando, secondo il capo di imputazione,una sanseverese, all’epoca quarantenne, abusando della condizione di debolezza e vulnerabilità di una sua anziana parente, vedovae lontana dai suoi prossimi congiunti, residenti in Friuli Venezia Giulia, riusciva a “spogliarla” di tutti i suoi beni.

In pochi mesi,la donna, facendo credere alla sprovveduta pensionata, senza figli, di considerarla come una mamma, le sottraeva 40.000 euro e, promettendole una costante ed amorevole assistenza fino agli ultimi giorni della sua vita, riusciva persino a farsi donare un appartamento ubicato in una centralissima zona di San Severo.

Dopo aver depredato i beni della povera anziana, la quarantenne“svaniva” dalla sua vita, senza tener fede alle artefatte promesse; solo così l’anziana si rendeva conto di essere stata ingannata.

L’ingenua vedova, a mezzo dell’Avv. Fedora LUMINOSO, oltre a impugnare l’atto di donazione, sporgeva querela, a seguito della quale, la donna veniva rinviata a giudizio con l’accusa di circonvenzione di persone incapaci.

Nel processo penale, cominciato nel 2014, la novantenne, difesa dall’Avv. Michele FINOCCHIETTI, si costituiva parte civile.

Venuta a mancare l’anziana signora poco dopo l’inizio del giudizio di primo grado, l’azione civile era proseguita dal suo unico erede.

A seguito di una articolata istruttoria dibattimentale, durante la quale siesaminavano gli amici della vittima, il funzionario di banca che gestiva i suoi conti, il medico che l’aveva avuta in cura, il notaio che aveva redatto la donazione e uno psichiatra, il Tribunale di Foggia, seppur con formula dubitativa, assolveva la quarantenne dal reato ascrittole.

L’Avv. FINOCCHIETTI e il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bari, quest’ultimo su istanza del penalista, proponevano appello.

Martedì scorso, 10 dicembre 2019, la seconda sezione penale della Corte di Appello di Bari, accogliendo le ragioni del Procuratore Generale e della parte civile, pur dichiarando l’intervenuta prescrizione del reato, previa riqualificazione del fatto in truffa aggravata, ha condannato la donnaal risarcimento dei danni.

Il decorso del tempo, dunque, ha salvato l’allora quarantenne dalla pena detentiva, ma non dal risarcimento.

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