San Severo, come nell’Antigone: “Non c’è pace per i morti”

A San Severo, il cimitero è divenuto teatro di una profanazione costante, ricordando tragicamente il dramma espresso da Sofocle nell’ Antigone: “Non c’è pace per i morti”. Portafiori in rame, lettere incise sulle lapidi e qualsiasi altro oggetto dotato di un valore commerciale vengono sottratti nottetempo da individui in preda alla dipendenza da droghe, alla disperata ricerca di pochi euro per acquistare una dose. Negli ultimi mesi, il cimitero comunale di San Severo è stato ripetutamente preso di mira. Ogni nuovo furto non solo impoverisce materialmente il luogo di riposo eterno, ma viola simbolicamente il rispetto dovuto ai defunti e al loro ricordo. Ornamenti funebri, spesso in rame o bronzo, sono i bersagli principali dei ladri. Questi materiali, una volta venduti sul mercato nero, fruttano pochi spiccioli, ma sono sufficienti per alimentare il circuito della droga. Non è raro che vengano asportate persino lettere incise sulle lapidi, lasciando le famiglie non solo a lutto, ma anche umiliate per l’ulteriore profanazione del ricordo dei propri cari. Le vicende richiamano il destino narrato da Sofocle nell’Antigone. Nel dramma greco, la sepoltura è il simbolo dell’onore e della giustizia, ma Polinice, fratello della protagonista, ne viene ingiustamente privato per decreto del re Creonte. Il gesto di Antigone, che disobbedisce alla legge pur di restituire dignità al fratello, è una rivendicazione dell’eterno diritto al riposo dei morti. A San Severo, tuttavia, la violazione delle tombe non è la conseguenza di un decreto, ma il riflesso di una crisi sociale, morale ed economica che spinge i vivi a calpestare persino ciò che è sacro, per soddisfare necessità distruttive. Il furto di portafiori o lettere dalle lapidi è non solo un atto illecito, ma una metafora dell’abbandono e dell’ingiustizia, dove i defunti non trovano protezione nemmeno nel loro riposo. Le famiglie, ferite e indignate, hanno chiesto interventi urgenti per arginare questa piaga. L’amministrazione comunale sta valutando alcune soluzioni per porre un freno al problema, ma resta la necessità di una risposta ampia, capace di affrontare le radici profonde del problema: la dipendenza da droghe e l’isolamento sociale. Ciò che accade a San Severo non è un caso isolato, ma il segnale di una comunità che lotta contro le conseguenze di degrado e povertà. La letteratura e la memoria collettiva ci insegnano, come dice Ugo Foscolo ne I Sepolcri, che il legame tra vivi e morti è sacro e insostituibile: “Le tombe non son mute; ma avvolgono affetti, memorie, voci, dolori”. Restituire pace e dignità al cimitero significa ricostruire non solo il rispetto per i defunti, ma anche il senso di appartenenza a una comunità. È necessario, quindi, un impegno congiunto di cittadini e istituzioni, per porre fine a un fenomeno che ferisce San Severo e risvegliare, anche nei momenti più bui, un senso di giustizia e umanità.
