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SAN SEVERO – IDENTITA’ E RISPETTO PER LA PROPRIA TERRA IN UNA CITTA’ COMPLICATA

Il rapporto con la propria terra d’origine è spesso spinoso, carico di contraddizioni, tra il naturale affetto per i propri cari, amici, ricordi, strade di quartiere che ci hanno visto bambini, e il bisogno di crescere, di cambiare, di staccarsi per trovare sé stessi, attraverso le possibilità offerte altrove di lavoro e di sviluppo personale.
Senz’altro una realtà difficile come la Capitanata, nelle ultime fila come qualità della vita in Italia, e una cittadina come San Severo aumentano ancor più questo disagio, stando alle condizioni sociali e di vissuto sempre più problematiche.
Eppure nonostante tutti i conflitti e i distacchi, rimane in tanti o forse in tutti il bisogno di un approdo, psicologico, storico, spirituale, la necessità di un punto di riferimento, di quella Madre Terra a cui rifarci per ritrovare sé stessi, il proprio carattere, la propria forza, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Fondamentali per il legame con le proprie radici i ricordi, il vissuto, le amicizie, gli affetti, ma anche le tradizioni, punti cardini di ogni comunità e popolo. Tra le principali senz’altro le religiose, quel culto popolare che a San Severo si raccoglie soprattutto intorno alla Festa del Soccorso e ai tre Patroni della cittadina, insieme alle liturgie e ai riti di festa e incontro che in quei giorni avvengono.
Un secondo punto cardine nell’identità popolare è senz’altro la lingua locale, il dialetto, tanto disprezzato da alcuni e decantato da altri, che al di là di pareri e pregiudizi rappresenta un fondamentale elemento identitario, da custodire e tramandare come linguaggio unico, specifico, della nostra terra, della nostra storia, del nostro animo.
Un terzo elemento in cui riconoscersi e ritrovarsi è senz’altro la tradizione culinaria, le ricette tipiche sanseveresi, tra cui ricordiamo tra le altre il semplice pane e pomodoro, “l’acqua sala”, il pancotto, la bruschetta, i torcinelli, gli ottimi vini ed oli e l’insuperabile zuppetta.
Accanto a queste prime tradizioni quelle di arte e mestieri, la trasmissione di saperi storici che insieme alla civiltà contadina ed artigiana appare oggi in disuso, ma che è sempre pronta ad essere rilanciata.
Si aggiungono così le rappresentazioni e le opere artistiche, a cura degli artisti locali, che in modo impareggiabile per sensibilità ed appartenenza cantano nei diversi linguaggi la propria terra. E così pittori, narratori, fotografi, musicisti, autori di poesie e di tutte le opere nei diversi linguaggi finiranno nel tempo per sedimentare e costituire con le loro creazioni un prezioso repertorio d’arte e identità, capace di sostenere il senso di appartenenza, il ricordo, la memoria come l’attualità e di confluire, nel migliore auspicio, in quel grande caleidoscopio di storia, memoria e bellezza che è la tradizione.
In definitiva non si può amare e rispettare la propria terra se non se ne colgono gli elementi positivi, ed in questo un ruolo fondamentale hanno le famiglie, le scuole, le associazioni e tutti gli enti ed organizzazioni preposti alla formazione della persona – a favorire una positiva costruzione del paesaggio individuale.
Viviamo in una società dove la realtà è filtrata dai mass media, tv, cinema, giornali, web, e dove lo sguardo è spinto verso modelli ed orizzonti sempre più lontani, portando a non considerare la propria realtà e la propria terra, e finendo così con l’indebolire le proprie radici e, come alberi, indebolire sé stessi.
L’auspicio quindi è che tra tutte le difficoltà e le iniquità che una città difficile come San Severo impone, insieme all’intera provincia, si abbia sempre la forza di distinguere cosa è sano e cosa va rifiutato, schierandosi per la propria terra, schierandosi per sé stessi, evitando di voltarle le spalle con fare qualunquista e di buttare via, come si dice, il bambino con l’acqua sporca – consapevoli che il valore riconosciuto alla propria città influirà inevitabilmente sul senso di identità e sul rapporto con sé stessi e con gli altri.
Nazario Tartaglione

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