San severo: IL FANTASMA DI PIAZZA ALLEGATO

L’ectoplasma di AMLETO in Piazza ALLEGATO appare dopo che i rintocchi dell’orologio-torretta di Palazzo Celestini hanno scandito le due del mattino. Si fa avvicinare facilmente ed è disponibile a rispondere ad alcune legittime curiosità soprattutto per le giovani generazioni. “Lei è AMLETO CATALDI, l’autore del Monumento ai Caduti per la Patria?” <<Sì sono io e aggiungo di aver ottenuto numerose committenze pubbliche per la realizzazione di sculture a carattere monumentale soprattutto a Roma>>. “Ci può dire qualcosa di Lei, i Lettori sono curiosi”. <<Sono nato a Napoli il 2 novembre 1882 e morto a Roma il 31 agosto 1930. Ho studiato a Roma e ho frequentato artisti del calibro di UMBERTO BOCCIONI. A Roma mi è stato dedicato un LARGO A VILLA BORGHESE>>. “Quando fu inaugurato il suo monumento a San Severo?” <<Esattamente il 4 ottobre del 1923. Per l’inaugurazione a San Severo ci fu un raduno di “camicie nere”. Erano presenti EMILIO DE BONO, il triumviro della marcia su Roma, CARLO BONARDI, sottosegretario alla Guerra, GIUSEPPE CARADONNA, membro del Gran Consiglio del Fascismo. Aggiungo che all’interno del vostro cimitero nei pressi dell’ingresso principale c’è un’altra mia statua in bronzo: si tratta di una donna che rappresenta LA VITTORIA ALATA, un monumento che fu inaugurato il 4 novembre del 1922. A San Severo ho avuto l’onore di essere amico della famiglia FRACCACRETA alla quale ho decorato la tomba di famiglia. Devo riconoscere che nel vostro cimitero ci sono delle interessanti tombe monumentali di pregio>>. “Può spiegarci il Monumento ai Caduti, cosa rappresentano la figura di quella austera donna e di quel giovane soldato con spada e scudo e con il capo reclinato verso la donna?” <<Le due figure simboleggiano – secondo quando sostiene il filosofo PLUTARCO – il momento che precede la partenza per la battaglia di un giovane soldato di Sparta. Lei è una madre guerriera che sta sussurrando a suo figlio queste parole: “O torna vincitore dietro lo scudo, o torna sopra di esso”. Non c’erano alternative per un giovane allevato sin dall’adolescenza al combattimento e alla guerra dal matriarcato spartano, perché realizzavano quella che gli Spartani chiamavano “La Bella Morte”. Con quel monumento ho voluto anche evocare “L’ETHOS” di Sparta. Il soldato spartano l’ho rappresentato nudo poiché – secondo la loro cultura – i vestiti portavano batteri e se delle fibre finivano in una ferita la potevano infettare in modo letale. In questo modo avevano una possibilità maggiore di sopravvivere a ferite addominali>>. –“ADDIRITTURA…L’ETHOS DI SPARTA…LA BELLA MORTE”. <<Già. Come vede…c’è molta materia su cui riflettere per comprendere l’enorme macchina propagandistica al servizio della politica interventista della Grande Guerra. Si contarono oltre 650.000 morti, di cui 400.000 al fronte, 100.000 in prigionia e i restanti a causa di malattie contratte durante la guerra. Inoltre in 500.000 tornarono dal fronte mutilati, invalidi o gravemente feriti e oltre 40.000 con gravissime patologie psichiche dopo anni di trincea>>.
