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San Severo, la città che si specchia nel voto

“Ogni città riceve la sua forma dal deserto che la circonda, come una parola dal silenzio che la precede”, scriveva così Italo Calvino ne le città invisibili. C’è, infatti, un silenzio particolare, prima del voto. È il momento in cui le parole si spengono e resta soltanto la sostanza delle scelte. San Severo vive questo silenzio con la consapevolezza di chi sa di essere, ancora una volta, un banco di prova. Le elezioni regionali non sono solo un appuntamento politico: sono lo specchio in cui la città si guarda per capire se esiste ancora un equilibrio, o se quel filo sottile che tiene insieme amministrazione, rappresentanza e cittadinanza si sta logorando. Negli ultimi anni San Severo è stata un vero e proprio laboratorio politico e terreno di tensioni civiche. La frammentazione, l’alternanza di alleanze instabili e le divisioni dentro e fuori i partiti hanno trasformato la città in una piccola metafora del Sud: un luogo dove la speranza di rinnovamento si scontra costantemente con la dura realtà. Ora, con le prossime elezioni regionali, si gioca una sfida più ampia: chi saprà portare il nome della città ai tavoli regionali e trasformare la rappresentanza in ascolto, la promessa in impegno concreto. Non è un caso che la crescente sfiducia nella politica, che si traduce nell’aumento dell’astensionismo, segua una stagione segnata da una “crisi di rappresentanza” percepita come una sorta di maledizione, capace di posarsi sulla città come una pioggia sottile che, goccia dopo goccia, bagna la speranza e ammanta le strade di malinconia. Intanto, come si sente spesso in certe occasioni “ the show must go on, lo spettacolo deve continuare” e quindi tra volti nuovi (per una poltrona alla regione, ma vecchie conoscenze della politica) e invece chi fa politica da sempre e cerca di mantenere il seggio di via Capruzzi, la città inizia ad essere tappezzata di manifesti: C’è Enzo Quaranta per il PD che ha iniziato da mesi a interagire con i potenziali elettori, l’assessore regionale uscente Raffaele Piemontese per il PD che punta ad un nuovo “all-time high” ( massimo storico) in tema di preferenze. L’ex sindaco Francesco Miglio che con la lista Decaro si affaccia per la prima volta nella competizione regionale, l’uscente consigliere regionale di Forza Italia Paolo Dell’Erba che punta alla riconferma. Mentre voci non confermate danno per certa la discesa nell’agone elettorale dell’ex candidato sindaco Angelo Masucci per i 5 Stelle. In corsa per un seggio alla regione anche l’ex assessore comunale del PD Mariella Romano. E Grazia Casale, neoeletta consigliere comunale, che si candida con Fratelli D’Italia. “L’impegno politico è il modo con cui l’uomo si difende dal nulla”, così scriveva il filosofo Albert Camus pensando all’uomo di fronte all’assurdo; ma per una comunità come San Severo, quel pensiero resta attuale. Difendersi dal nulla significa non lasciare che la rassegnazione vinca sulla partecipazione. Significa restituire al voto il suo valore di gesto collettivo e non di riflesso privato. Ecco perché queste elezioni sono più di un semplice test politico: rappresentano un test di fiducia. Fiducia nei candidati, certo, ma soprattutto nella capacità della politica di tornare a essere un ponte – non un recinto.  Forse, per San Severo, il tempo dell’idea è proprio questo: riscoprire il senso del “noi”. Rimettere insieme ciò che anni di diffidenza e personalismi hanno frantumato. Non basterà un risultato elettorale a cambiare la rotta, ma da qui passa la misura del coraggio collettivo – quello che distingue chi si limita a subire la storia da chi tenta, almeno, di scriverne un frammento. In fondo, le elezioni non sono mai solo numeri. Sono il racconto di una città che decide se restare ferma o muoversi. E San Severo, in questo racconto, ha ancora pagine da scrivere.

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