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SAN SEVERO: NOI FUJNTES NEL SANGUE

Ad una settimana dalla festa patronale in occasione della premiazione Palio Batterie 2013, premiato un gruppo di fujentes dal segno particolare

Passata è la “tempesta” di fuochi, s’intende e a conclusione di quella che è e sarà sempre una grande festa patronale, i nostri editori (organizzatori anche delle spettacolari batterie in P.zza Carmine),

 

hanno deciso di premiare sabato scorso, in occasione della cerimonia conclusiva del Palio delle batterie, anche un gruppo di ragazzi e ragazze, tutti rigorosamente devoti e quindi fujentes, che come ogni anno, hanno partecipato alla folle corsa facendosi riconoscere con un simbolo davvero singolare pur se anacronistico rispetto al contesto). Sono i Banana Fujentes, con tanto di profilo di Facebook, al secolo Giuseppe Barisano, Francesco Hizam, Marco Fanelli, Leonardo Russo, Matteo Pistillo, Nicola Fanelli, Luigi Pistillo, Adriano Cardillo, Tommaso Bertocco, Gianmarco Nargiso Croce, Savino di malta, Daniela potenza, Paola Nocera, Lucia Potenza, Lavinia Coletto, Fiammetta Pirro, Francesca Biavasco, Antonella Romani, e Vincenzo Stoico, leader del gruppo scatenato, riconoscibile per le vie del fuoco con una banana gonfiabile, come tratto distintivo e soprattutto mezzo(che non passa inosservato)per non perdersi di vista nella folla. Non è che non ci siano altri fujenti degni d’essere menzionati, però a questi ragazzi come gruppo è stata riconosciuta l’originalità, il sapersi reinventare che in una grande tradizione come questa, con creatività e un po’ di brio. Madrina della cerimonia, la dott.ssa Carolina Leone, collaboratrice della Rubrica Legale della Gazzetta, che ha consegnato la targa dedicata ai Banana fujente, oltre gli applausi del pubblico. Gli organizzatori hanno fortemente voluto inserire questo premio nella cerimonia conclusiva della festa patronale, per evidenziare non solo la personalità e l’unione di questo gruppo, ma soprattutto come una tradizione, tramandata per secoli, possa essere vissuta dai ragazzi e dalle ragazze come un pretesto per essere amici, per trovare un modo sano di divertirsi, di riconoscersi in un costume popolare, pur se sotto vesti e mentalità moderne, di sentirsi appartenere a qualcuno e a qualcosa, nonostante il crollo della stabilità sociale. Ed è anche questo che fa grande e particolare la nostra festa, il fatto che sono in tanti, soprattutto giovani a ritrovarsi ogni anno nelle stesse strade, sotto le infuocate batterie, con le stesse magliette con la stampa della Madonna e i buchi sulla schiena, assumendo un atteggiamento solidale, fraterno come se a correre fosse una persona sola.  Le tradizioni della nostra cultura popolare stanno alla base del nostro vivere, ci permettono di identificarsi con simboli, valori, immagini in cui riconoscersi e ritrovarsi. Checchè ne dicano quelli che, credendosi emancipati, la fuggono perché una festa kitch, di paese!!!!



ELISABETTA LEONE

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